Requiem for a Dream: temi e stile di Aronofsky
Velocità. Frammenti. Voci distorte. Particolari. Corpi. Visioni ed occhi. Ancora frammenti. Mani.
Disturbante e disturbato, Requiem for a Dream è insieme illusione, dimensione ed orrore. Storie di dipendenze, storie di dolore, storie di ricerca, tutte legate dall’ossessione e dalla privazione, dalla conquista del breve piacere materiale al vuoto di una vita incapace di sostenere e far sopravvivere l’uomo. Che siano pasticche, che siano droghe, che sia del cibo o che sia semplice sesso, l’assuefazione è analizzata, sezionata, capita e spiegata. Di certo però non condivisa: l’occhio è critico, nichilista, e la fine, tragica come solo tragicamente poteva essere, è il punto di non ritorno per i personaggi e per lo spettatore.
Requiem for a Dream – Aronofsky 15 anni dopo
Harry (Jared Leto) non è certo il figlio perfetto. E’ un tossico, drogato, ladro di televisori che si buca per diletto, passa il tempo con l’amico Tyrone (Marlon Wayans) ed ama la bella Marion (Jennifer Connely). Lui, l’amico, grande fuori, ma alla costante ricerca di quell’amore e quell’approvazione materna che nessun altra donna potrà mai colmare. Lei, la fidanzata, bellissima e viziata, è la figlia di papà dalla vita senza freni in dirittura di arrivo, fiore strappato troppo presto dal terreno e piantato in un giro torbido di cocaina e carnalità. Mentre i due giovani vivono la passione che li lega non solo l’uno all’altra, ma anche a stupefacenti a caro prezzo, la grassa e anziana madre di Harry, la signora Sara Goldfarb (Ellen Burstyn) aspetta davanti alla tv il suo grande giorno, il suo debutto, il momento in cui i riflettori si rivolgeranno verso di lei, magra, bella e fasciata nel suo vecchio vestito rosso.
Seconda regia per Darren Aronosfky che pone già in quest’opera lo stampo stilistico che accompagnerà tutta la sua intera produzione artistica. Gamma di dipendenze e feroci istinti di degradazione portano Requiem for a Dream a farsi faro che illumina e ci illumina sulle conseguenze dei nostri desideri e dei nostri piccoli e scabrosi vizi segreti. In un tempo scandito per stagioni, a cominciare dall’estate rigogliosa che porta rinascita, amore puro e promesse di futuri successi fino alla caduta in un inverno gelido per il corpo e per l’animo, Jared Leto è etereo, giovanissimo, un tipico sbandato come tanti che non sa resistere, dominato da una forza disgregatrice e cieca che si fa volontà troppo potente da superare. Il richiamo all’ago, all’abbandono dell’estasi temporanea è troppo acuto, troppo sofferente, un grido che parte dallo stomaco e lacera dentro. Non da meno è il comportamento di Jennifer Connely, dissipata e fattasi oggetto per degli oggetti, felice di ottenere così la sua dose bianca, felice così almeno per un momento. Ad intervalli strazianti, tra il disagio dei due ragazzi che si scaglia con immagini di pupille dilatate e apparizioni di violenza o presunta pace, sprazzi di irrazionalità intervengono nel tutto, sogni di vani desideri costellano la solitudine di Ellen Burstyn, portata ad assumere semi-coscientemente delle amichevoli pillole per bloccare la fame che punteggeranno la strada della sua rovina mentale e fisica.
Senza compassione o compressione, senza voler porre giustificazioni né discolpare i personaggi in alcun modo, Aronosfky permea di ossessioni il suo film irrequieto, dove la calma e la tranquillità si pensano trovate attraverso menzogneri mezzi, con la frenesia di una pillola colorata, con l’illusione di poter rincorrere un successo, un bisogno o semplicemente un vestito rosso. Tra riprese al rallentatore ed altre gettate senza lasciare tregua direttamente contro lo sguardo di chi è intendo ad osservare, mistificazioni e surreali manifestazioni di una mente oramai compromessa, Requiem for a Dream è vivere l’esistenza di un consumatore di dipendenze e risentire le cause delle sue scelte sulla tua pelle. Un gioco assurdo perché assolutamente e in modo terrificante umano e reale. Requiem for a dream è disturbato e disturbante. E’ velocità. Frammenti. Voci distorte. Particolari. Corpi. Visioni ed occhi. Ancora frammenti. Mani.