Red Krokodil: nelle pieghe del dolore attraverso la musica
C’è una nicchia del cinema indipendente italiano che merita la nostra attenzione, così come la meritano i compositori ad essa legati. Red Krokodil di Domiziano Cristopharo è un film del 2014 che racconta i devastanti effetti della droga krokodil (la desomorfina), diffusissima in Russia, così chiamata per i terribili danni che causa ai tessuti, su un uomo, chiuso nella sua disperazione, disperso nell’incubo di una città post-nucleare: la distruzione del suo corpo progredisce insieme a quella della città.
Red Krokodil: una colonna sonora che va a incarnarsi nella disperazione e nella solitudine
A fare da contraltare al disturbante decadimento c’è la colonna sonora, composta e orchestrata da Alexander Cimini, dalla decennale esperienza in particolare nel cinema indipendente (anche come regista), in cui la formazione classica, da pianista, va a fondersi con una ricerca sperimentale. Per la colonna sonora di Red Krokodil ha vinto due medaglie ai Global Music Awards 2014, nonché il premio come migliore colonna sonora al Moondance International Film Festival, in Colorado, e ai Jerry Goldsmith Awards del 2015, in Spagna.
La musica d’apertura, “C_age”, composta da Cimini per l’omonima video-art, è destinata a diventare un leitmotiv per le scene di visioni e allucinazioni, in cui i suoni, preminentemente elettronici e dal tessuto dissonante, vengono distillati e resi quasi eterei, ma oscuri.
Ben presto scopriamo però la vera inclinazione della colonna sonora di Red Krokodil. Il compositore ha raccontato di aver immaginato una sorta di olocausto interiore auto-inflitto, disperazione e solitudine, veicolati attraverso il violino di Roberto Noferini e il violoncello di Sebastiano Severi, strumenti protagonisti. La musica cattura ed esprime la tragedia del protagonista, piuttosto che rincorrere il disgusto dei danni causati dalla droga. L’orchestrazione cantabile del Main Theme è calda e densa, pronta a trascinare lo spettatore nelle pieghe della disperazione del tragico disagio, in cui il violoncello esprime la solitudine che il protagonista prova anche in questo nuovo mondo in rovina.
“Alone”, “My Wonded Body”, “My Little Green Crocodile” continuano a costruire delle malinconiche liriche, mentre “Endless Roads” (dalla colonna sonora del lungometraggio M.A.R.C.O. dello stesso Cimini) e “My Mind” si rispostano verso i sogni, mescolando minimalismo a emotività, in un ciclico dolore. “Reflection In The Water” raggiunge un primo culmine della scrittura musicale, poi incarnato perfettamente ed empaticamente da “The Window”, che fa risplendere la musica con una luce di redenzione, accarezzata anche dal pianoforte.
Red Krokodil non è di certo un film per tutti, ma la colonna sonora, invece, sa esprimersi universalmente, trasportandoci in un luogo in cui la disperazione e la lacerazione sono le uniche cose che restano, metafora di un dolore che qualcuno vive davvero, sulla propria pelle.