Stranger Things – Stagione 3: recensione della serie tv Netflix

Recensione della terza stagione di Stranger Things. Ad Hawkins il divertimento è garantito con un cast indovinato e un'atmosfera ricalibrata e corretta.

L’attesa è stata piuttosto elevata nei confronti della terza stagione di Stranger Things, serie tv che si è guadagnata la nomea di fenomeno culturale in pochi anni. Dopo aver fronteggiato senza sosta la dimensione del Sottosopra, i ragazzi di Hawkins e Undici (Millie Bobbie Brown) sono pronti a godersi una lunga estate che si preannuncia spensierata. Nonostante le promettenti premesse che possono rinsavire lo spirito del gruppo, la tempesta irrompe sulla quiete in modo deciso e netto riproponendo un ritmo indiavolato che aveva caratterizzato al meglio la prima sorprendente stagione.

Stranger Things: la minaccia è più insidiosa che mai nella terza stagione

stranger things stagione tre recensione cinematographe.it

Il Sottosopra decide di risvegliarsi. Rappresenta un pericolo mortale che deve mettere a repentaglio gli equilibri della città di Hawkins, con il suo incedere sinistro e un modus operandi davvero inquietante. Il punto di forza della serie diviene centrale anche questa volta: l’energia che va sprigionando il Sottosopra attua una serie di stravolgimenti che rendono la narrazione incalzante e mai tediosa. Will Byers (Noah Schnapp) avverte nuovamente la presenza del Mind Flayer, creatura capace di manipolare senza difficoltà la mente di una persona fino a disgregarla completamente. La vittima designata è Billy (Dacre Montgomery), il fratello di Max (Sadie Sink), che scatenerà l’ira delle creature del Sottosopra formando un intero esercito di Flayed, persone possedute e controllate come l’agghiacciante caso di Will nelle stagioni precedenti di Stranger Things. La trama riesce ad essere molto più elaborata dei precedenti capitoli, aggiungendo anche degli intermezzi espositivi riguardanti la derivazione dei poteri che Undici e i mostri possiedono.

Immancabile il nemico più abusato nella storia del cinema e delle serie tv: i Russi sono alla base degli esperimenti condotti per sfidare le leggi della fisica e dello spazio-tempo. Lo sfondo della Guerra Fredda diviene un’impalcatura ideale per approfondire le origini dell’elemento sovrannaturale di questa serie tv, conducendoci in una ragnatela di intrighi e mosse strategiche mai rivelate fino ad ora.

Maggiore focus sul gruppo di ragazzi nella terza stagione

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La terza stagione si concentra di più sui giovani protagonisti e sulla loro evoluzione fisica e caratteriale. Il passaggio dall’adolescenza all’età adulta incombe su di loro: vengono sviscerate le dinamiche all’interno della quale i ragazzi si interrogano su una fase della vita ricca di interrogativi. I primi amori vengono messi maggiormente in primo piano, un elemento di trama deciso a scomporre le radici del gruppo con conseguenze distruttive. Le coppie composte da Mike (Finn Wolfhard) e Undici assieme a Lucas (Caleb McLaughlin) e Max (Sadie Sink) vanno a scontrarsi con la forte intesa che tiene unito il gruppo di ragazzi.

La solidità dei rapporti si sgretola a vista d’occhio e la vulnerabilità gioca un ruolo fondamentale per una crescita emotiva degna di essere rappresentata su schermo. I ragazzi dovranno mettersi alla prova contro il Sottosopra e le creature che ne derivano, ma anche di fronte ad un passaggio importante della loro formazione. La completa maturità si può raggiungere con una forza di volontà ferrea e un rinnovato riconoscimento dei propri difetti e dei propri limiti. I Duffer Brothers, gli showrunner e sceneggiatori di punta della serie, recuperano terreno con una delineazione convincente dei profili caratteriali messi in evidenza, concedendo il giusto spazio a tutti i personaggi che popolano la 8 puntate della terza stagione.

Stranger Things: atmosfere e location brillano di luce propria nella terza stagione

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Uno dei più grandi pregi della terza stagione della serie evento Netflix è certamente la patina applicata per riassestare le fondamenta della linea narrativa principale. La città di Hawkins ritorna a splendere sposandosi con il lungo periodo estivo, alle porte del 4 Luglio; il cambio netto della fascia temporale durante la quale si svolgono gli eventi contribuisce a rendere la città un personaggio vero e proprio, non relegandosi a mero sfondo senz’anima come nella stagione precedente. Ruoli come quelli di Jonathan Byers (Charlie Heaton) e Steve Harrington (Joe Keery) vengono rilanciati con forza proprio grazie al tipo di ambientazione proposta, ritornando ad essere padroni della scena in molte occasioni.

I due filoni narrativi, quello della minaccia Russa e la rinascita delle metastasi del Sottosopra, intervengono per aggiungere delle sezioni improntate sull’orrore visivo e sull’effetto truculento. Il risultato non solo convince sotto il profilo tecnico, richiamando il cinema di John Carpenter da La Cosa a Essi Vivono, ma raggiunge un nuovo standard qualitativo in termini di gestione della tensione e implementazione di effetti speciali ottimamente definiti. I Duffer Brothers hanno fatto tesoro dei problemi che caratterizzavano l’incostante seconda stagione per riempire lo schermo di confronti decisivi e scontri al cardiopalma.

Regia - 4.5
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 4.5
Recitazione - 4
Sonoro - 4.5
Emozione - 4

4.3