La notte di San Lorenzo: recensione del film dei Fratelli Taviani

La notte di San Lorenzo è un'opera da vedere e sentire perché è un perfetto canto di dolore e speranza, di morte e vita, di memorie e ricordi.

Una finestra aperta, una voce femminile che racconta una storia, inizia così La notte di San Lorenzo (1982) dei Fratelli Taviani, film che è un’estensione e un’espansione di un loro cortometraggio, San Miniato Luglio ’44 (1954). La notte di San Lorenzo, uno dei lavori più intimi dei due cineasti di San Martino, è ambientato nel 1944, nella loro terra toscana, attraversata dalla paura delle ultime fasi della “guerra di liberazione”, con i nazisti sullo sfondo, lo scontro tra fratelli partigiani-fascisti, e il racconto vivo di una popolazione indifesa vittima di un massacro e in marcia verso la libertà.

La notte di San Lorenzo - Cinematographe.itLa notte di San Lorenzo: da uno sguardo alle parole

Stanotte è la notte di San Lorenzo, amore mio…e devono cadere le stelle. Da noi qui in Toscana si dice che ogni stella che cade esaudisce un desiderio. […] Sai qual è il mio desiderio stanotte? Di riuscire a trovare le parole per raccontare a te di un’altra notte di San Lorenzo di tant’anni fa..

Quella voce è il canto di oggi (il dieci agosto) della bambina di ieri, la piccola Cecilia, una dei tanti partecipanti alla camminata, capeggiata da Galvano, un fiero contadino di San Martino – che ha deciso di non seguire i tedeschi che avevano invitato la popolazione a chiudersi nella cattedrale -, per i campi per fuggire alla ricerca degli anglo-americani in arrivo. Una voce che percorre tutto il film e fa da cantilena come nelle filastrocche dei bambini alla Storia, alla Guerra, alla Vita e alla Morte. La notte di San Lorenzo si costruisce attraverso la memoria di Cecilia, sovrapponendo elementi realistici e favolistici, e diventa un affresco rigoroso, quasi geometrico, della guerra civile, una guerra totale in cui gente dello stesso paese si scontra a causa di idee diverse.

Era una bambina Cecilia, aveva sei anni e viveva ogni cosa come un gioco, era un gioco camminare per le strade della campagna e nascondersi per le bombe, era un gioco restare immobili nel verde per non farsi vedere. Cecilia non comprende tutto ciò che le sta accadendo, non capisce fino in fondo la rabbia, la paura di quel gruppo di persone perché lei è spinta e sospinta da quell’onda umana: sente il rumore delle bombe e si tappa le orecchie, vive la gioia di quando le vengono dati degli orecchini da custodire dalla signora Margherita, chiede un dono ai soldati americani e gioca con un preservativo come se fosse un palloncino.

La notte di San Lorenzo che fa parte, assieme a Kaos e a Good Morning Babilionia, della trilogia della memoria e della ricostruzione storica per intendere meglio anche il presente, diventa dunque una favola utile a far addormentare il figlio della Cecilia ormai adulta ma lo è in tutti i sensi: la storia è raccontata da una bambina, filtrata dai suoi occhi, dalle sue parole, dalle filastrocche per esorcizzare la morte attendendo il passaggio della “cicogna tedesca”.

La notte di San Lorenzo - Cinematographe.itLa notte di San Lorenzo: ritornare a vivere è un dovere

Lavarsi in fretta, essere incinta, perdere la verginità, non avere più ostie e usare al loro posto le molliche di pane; è tutto più complicato quando si ha a che fare con la guerra. I giorni, la vita, il desiderio, l’amore sono forze che esistono, vivono anche quando temi per la tua stessa esistenza ma inevitabilmente la “normalità” è piegata e formata dalla guerra. Mentre per Cecilia la vita va avanti tra un salto e l’altro, gli uomini e le donne che hanno seguito Galvano iniziano a sperare di nuovo, sentono aria di libertà e di vita, nonostante ancora non lo stiano vivendo a pieno, solo l’idea di poter ricominciare a mangiare, ad amare, a riabbracciarsi come un tempo dà loro una nuova forza. Si muore ancora nei campi, piagati da paure, attimi di orrore e di violenza – da ambo le parti -, uccisi da fratelli, cugini, giovani, si muore nella cattedrale, la prima a esplodere, solo pochi ne escono vivi ma distrutti nel corpo e nello spirito. Proprio grazie e per lo sguardo di Cecilia lo scontro nel grano tra i fuggitivi e i tedeschi diventa un’omerica battaglia all’ultimo sangue in cui si trafigge l’avversario, si ferisce a morte il nemico, si fredda chi per la legge della storia ti è nemico.

I Fratelli Taviani dimostrano che si deve sopravvivere anche se il mondo intorno crolla, ci si deve sposare – all’inizio del film c’è un matrimonio -, si deve sognare – una delle giovani dice che prima della fine dell’estate avrà perso la verginità -, si deve amare – poetico e struggente il rapporto tra Galvano e Margherita -, si deve perché è un dovere verso se stessi e verso l’essere umano.

La notte di San Lorenzo - Cinematographe.itI Fratelli Taviani scrivono un inno di speranza

I Fratelli Taviani, maestri del cinema civile, sempre fedeli a se stessi, alla loro (po)etica, riescono, attraverso un film corale grazie a quell’istinto per il rischio e per la libertà ideologica, stilistica e narrativa a essere cantastorie, a raccontare il passato per analizzare il presente, non facendo un banale copia e incolla ma una profonda disamina in vista del futuro, non a caso scelgono come narratrice una donna che all’epoca dei fatti era una bambina.

Il film è un’opera da vedere e sentire perché è un perfetto canto di dolore e speranza, di morte e vita, di memorie e ricordi. Il film diventa un inno di speranza che si annida nelle gocce di pioggia, nel corpo di Cecilia che apre la bocca verso il cielo, nelle stelle viste dalla narratrice ormai adulta e per citare il titolo di un libro di Rosa Luxemburg, rivoluzionaria e teorica del socialismo polacca naturalizzata tedesca, Dappertutto è la felicità. Lettere di gioia e barricate.

Regia - 4
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 4
Recitazione - 4.5
Sonoro - 4
Emozione - 4.5

4.2