Odio l’estate: recensione del film con Aldo, Giovanni e Giacomo

Aldo, Giovanni e Giacomo finalmente sono tornati e lo fanno con la commedia agrodolce Odio l'estate, tra omaggi e risate.

Quando si subisce un trauma tanto grande, due sono le uniche strade percorribili: la prima, quella più distruttiva, che vede il rinunciare alla possibilità di poter risanare quella ferita troppo grande, cercando di nascondere i pezzi di un risuonante fallimento nei meandri più sconosciuti di noi stessi. La seconda, rischiosa, ma ben più audace, determinata seppur non lasciandosi abbindolare dalle illusioni, mette nuovamente in moto una voglia di riuscita che, forse, mancava da tempo, facendo dell’ultima occasione per risanarsi anche la più tenera e commovente.

È quanto accaduto a un trio e al loro percorso cinematografico, a un terzetto di comici italiani che dell’autentica amicizia guascona hanno fatto la marca delle loro performance, reiterandola sul grande schermo e tornando ora a illuminarlo nuovamente come con i vecchi fasti. Perché se Fuga da Reuma Park è stato per Aldo, Giovanni e Giacomo il punto più ingiustificabile di un’intera carriera e l’apparente perdita di speranza e spirito che muoveva le dinamiche comiche e fantasiose del gruppo, con Odio l’estate la triade torna a riaccendersi di una rinnovata fede, che si appoggia su una storia che funziona, su un’atmosfera palpabile di condivisa collaborazione e sulla gioia del trio di ritornare a qualcosa di talmente genuino da non poter che avvicinare gli spettatori.

Odio l’estate – Il ritorno di Massimo Venier e quella convivenza forzataodio l'estate, cinematographe

Partendo dalla commedia degli incidenti in cui, a causa dell’eccessivo caldo, un’agenzia vacanziera ha affittato la medesima casa a tre nuclei familiari differenti, Odio l’estate vede la forzata coabitazione in una villetta estiva di una famiglia medio borghese, di un venditore di accessori per scarpe sull’orlo del baratro e una coppia di arzilli coniugi con tanto di figlio condannato dal tribunale dei minori e altre due figlie a carico, il cui marito sembra appartenere alla nobile stirpe dei nullafacenti. Un insieme per nulla omogeneo, ma che saprà integrarsi e condividere la stagione più spensierata della loro vita. Perché, se morire è un po’ come viaggiare, allora durante quell’estate sarà il Paradiso la direzione da intraprendere.

E, anche se non sarà esattamente il regno dei cieli quello in cui capiteranno Aldo, Giovanni e Giacomo, è già un miracolo ciò che la collaborazione con Massimo Venier – da quindici anni lontano dal terzetto – e gli altri sceneggiatori Davide Lantieri e Michele Pellegrini ha portato ai comici nostrani. È, altresì, qualcosa di ben più concreto, qualcosa di tangibile quello a cui gli ideatori e interpreti si tengono. Un desiderio che è quello di riscoprire, attraverso la semplicità di una narrazione, ciò che ha unito questi tre comici e che li ha fatti incontrare, che li ha resi le icone di un tipo di risata che erano anni che non suscitavano così spontanea.

Odio l’estate – Il ritorno di tre amici, in una chiave agrodolceodio l'estate, cinematographe

Con la stanchezza degli anni che passano, destinati ad accentuare ulteriormente il tono agrodolce di Odio l’estate e di tutti i discorsi che intercorrono nella pellicola, la malinconia del film diretto da Venier non passa per la rassegnazione di un trio, bensì per l’affetto che questo è riuscito a inserire nell’opera, nelle sfumature amare che modificano la purezza dei sorrisi, ma li rendono ben più reali, ben più toccanti. Come, in fondo, un certo cinema iniziale di Aldo, Giovanni e Giacomo aveva sempre fatto. È per questo che, nel turbinio dell’emozione di essere tornarti a qualcosa di apertamente bello, c’è spazio anche per la citazione, per quei rimandi a pellicole che hanno segnato profondamente il percorso lavorativo della triade e che si fanno omaggi, senza intaccare l’economia del racconto unitario: da un’Italia-Marocco che continua a far sognare, fino al sentirsi nuovamente on-the-road su strade totalmente inesplorate, ma che sembra di avere già percorso.

Avvalendosi di controparti femminili in grado di affermarsi sia autonomamente come nuovo trio comico, che integrate all’insieme dell’intero cast, e con un Michele Placido in un ruolo a dir poco scoppiettante, Odio l’estate sono le promesse che si alimentano sulla spiaggia e che permettono al pubblico di ritrovare tre vecchi amici, tre burloni come pochi altri. Uno sguardo indietro, ma che non vuol dire arrestarsi, piuttosto un ricordo di cosa si è stati e di cosa, con una cura maggiore e un’ottima storia, si può ancora essere.

Odio l’estate, prodotto da Paolo Guerra, Agidi e Fondazione Apulia Film Commission, sarà in sala dal 30 gennaio, distribuito da Medusa Film.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3.5
Emozione - 3.5

3.3