Professor Marston and the Wonder Women: la storia vera che ha ispirato il film

La genesi di Wonder Woman è una storia vera fatta di poliamore, bondage e teorie psicologiche a opera del visionario (e ipocrita) Professor Marston. La sua vicenda viene raccontata nel film Professor Marston and the Wonder Women.

Distribuito finalmente in Italia grazie a Netflix, Professor Marston and the Wonder Women (2017) scritto e diretto da Angela Robinson con protagonisti Luke Evans e Rebecca Hall nei panni rispettivamente del Professore William Moulton Marston e della moglie Elizabeth Holloway – furono gli ideatori del personaggio di Wonder Woman.

L’espediente alla base di Professor Marston and the Wonder Women permette infatti alla Robinson di indagare non soltanto sul processo creativo volto a creare l’immortale personaggio di Diana Prince, ma anche di approfondire il rapporto poliamoroso con la moglie Elizabeth, e l’ex studentessa Olive Byrne (interpretata da Bella Heathcote).

Riviviamo i momenti migliori del processo creativo alla base di Professor Marston and the Wonder Women, e su come soprattutto la sopracitata relazione poliamorosa abbia influenzato la creazione di uno dei personaggi più amati nella storia del fumetto (e non solo) – divenuta lentamente un simbolo di coraggio, giustizia e indipendenza.

Professor Marston and the Wonder Women: l’avvicinamento al femminismo, l’incontro con Olive Byrne e le pratiche bondage

Professor Marston and the Wonder Women cinematographe.it

Avvicinatosi al femminismo dopo aver conosciuto Emmeline Pankhurst, divenuto così un teorico del femminismo liberale – nel 1915 Marston sposò Elizabeth Holloway, brillante studentessa e poi ricercatrice in psicologia alla Boston University, futura redattore capo dell’Enciclopedia Britannica. Il rapporto procedette per dieci anni ma di Wonder Woman ancora nemmeno il sentore.

Finché, nel 1925, alla Tufts University, nel Massachusetts, Marston conobbe la studentessa Olive Byrne, che diverrà la sua seconda partner di vita. L’incontro con la Byrne permise a Marston di entrare in contatto con alcuni riti di iniziazione della sua confraternita studentesca femminile, a sfondo sessuale. Atti di cui Marston s’interessò notevolmente, provando sempre più attrazione verso la relazione psicologica di dominazione-sottomissione e le fantasie di bondage – che non lo abbandonarono più.

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Da questo momento, Marston sperimentò abbastanza da “chiedere” a Elizabeth una relazione di convivenza intrecciata assieme a Olive, in un rapporto di poliamore con non poche complicazioni emotive e biologiche.

Professor Marston and the Wonder Women: le complicazioni inevitabili del poliamore dei coniugi Marston

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Elizabeth fu praticamente costretta a dividere il marito con la studentessa Olive – che divenne sua assistente, presentata all’esterno delle mura domestiche come fosse una parente. Il termine “costretta” è opportuno visto e considerato che Marston pose Elizabeth dinanzi a un ultimatum: “o accetti Olive, o te ne vai” – da qui la famiglia “allargata” o quello che Marston chiamava “poliamore”.

Come se non bastasse, Marston ebbe figli da entrambe e da quelli avuti da Olive fu sempre detto che il padre era morto – abbastanza ipocrita se consideriamo che il personaggio che andranno a ideare è il simulacro di verità e giustizia. Entrambe le donne tuttavia erano affascinate dall’ego del loro comune consorte.

Professor Marston and the Wonder Women: il trailer del film sul creatore di Wonder Woman

Realizzandosi così un curioso quadretto in cui Marston dava libero sfogo alle sue fantasie di bondage, attraverso le quali voleva sollecitare l’interesse dei lettori a quella che chiamava sottomissione per amore. Marston infatti, dai suoi studi di psicologia sosteneva inoltre che c’è una nozione maschile di libertà che è intrinsecamente relazionalmente anarchica e aggressiva (non necessariamente fisica o sadica), e una nozione opposta femminile basata sull’attrazione amorosa che porta a uno stato ideale di sottomissione verso l’autorità amata.

Marston e Wonder Woman: il simbolo della superiorità intellettiva femminile

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Nel 1941, con l’apporto della moglie, della compagna e del disegnatore Harry G. Peters, Marston ideò il personaggio di Wonder Woman. La casa editrice che sarebbe diventata la DC Comics incaricò Marston di analizzare la propria produzione di fumetti al fine di proporre dei suggerimenti per il suo miglioramento. Marston, ispirato da un’affermazione della moglie Elizabeth, fece notare che nelle storie prodotte mancavano protagonisti femminili e, insieme al disegnatore Peters, crearono quindi il personaggio di Wonder Woman nel dicembre 1941.

L’amazzone Diana Prince divenne così il simulacro delle convinzioni dello stesso Marston: lo psicologo teorizzava l’intrinseca superiorità mentale delle donne rispetto agli uomini; Wonder Woman divenne così la donna che si liberava dalle costrizioni della società patriarcale. Un simbolo insomma, un modello che fosse in grado di portare avanti con forza le loro idee e il loro mondo, giustificato così dallo stesso Marston: “Il miglior rimedio per rivalorizzare le qualità delle donne è creare un personaggio femminile con tutta la forza di Superman e in più il fascino di una donna brava e bella.

Professor Marston and the Wonder Women: i nuovi character poster

Il personaggio esordì sul n. 8 della testata antologica All-Star Comics nel gennaio 1942 per poi diventare uno dei personaggi più famosi dei fumetti di genere supereroistico. Marston seguì specificamente la narrazione del personaggio dal 1941 sino al 1947, anno della sua morte. Wonder Woman non era solo portatrice di pace e amore, ma metteva alla prova le sue abilità, fisiche e mentali; per il Professor Marston il personaggio era necessario perché voleva “mostrare alle ragazze che possono fare tutto“.

Quando Marston si ammalò definitivamente la ventenne Joye Hummel lo sostituì segretamente dal 1944 al 1947. Le sue prime storie sono state pubblicate nella primavera del 1945 nel numero 12 di Wonder Woman. Nel giro di tre anni il personaggio divenne un enorme successo editoriale. Hummel è stata la prima donna a scrivere storie per Wonder Woman. All’epoca non ebbe nessun riconoscimento.

Professor Marston and the Wonder Women: la rielaborazione del personaggio e la convivenza di Elizabeth e Olive

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Il personaggio supera la crisi che negli anni cinquanta colpisce l’industria dei fumetti nata a causa della crociata del dott. Wertham che col libro Seduction of the Innocent del 1954, accusava i fumetti di minare l’integrità morale dei giovani. In particolare Wonder Woman, con i suoi vestiti e i suoi modi disinibiti, era ritenuta un pessimo esempio per le ragazze e le situazioni sull’Isola Paradiso al limite dell’omosessualità.

La conseguenza immediata fu che il personaggio di Wonder Woman ebbe una netta involuzione dopo la morte del Professor Marston, passando di mano a scrittori più tradizionali e il conseguente abbandono del femminismo convinto. È di questi decenni la creazione di Wonder Girl e di altre situazioni assurde o romantiche che si allontanarono dallo spirito originario del personaggio.

È soltanto a partire dal 1968 che Wonder Woman riceve un totale restyling – perde tutti i suoi poteri, abbandona il costume tradizionale e assume l’identità di Diana Prince, affrontando una serie di avventure che ritrovano l’antico spirito del personaggio. Il tutto durerà fino al 1973, quando i poteri e il costume della “visione di Marston” vengono ripristinati e le storie riprendono quelle della Golden Age, riscritte e ridisegnate – ma con in più un background importante volto a darle spessore narrativo ulteriore.

Professor Marston and the Wonder Women: clip sulla nascita dell’eroina

Elizabeth e Olive invece, dalla morte di Marston nel 1947, convissero assieme, crescendo i rispettivi figli avuti dal Professor Marston stesso come una grande famiglia allargata – un’azione pionieristica e per l’epoca certamente “fuori dal tempo” se consideriamo che, per esempio, in altri paesi civilizzati come l’Inghilterra l’omosessualità è stata considerata sino alla metà degli anni Cinquanta un reato punibile penalmente – come la storia di Alan Turing c’insegna.