Venezia 73 – Na Mlijecnom putu (On The Milky Road): recensione del film di Emir Kusturica
Non serve alcun tipo di presentazione per un controverso regista come Emir Kusturica. Alla 73a Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia è stato presentato il suo ultimo film ovvero Na Mlijecnom Putu (titolo internazionale On The Milky Road).
Un viaggio – per lo spettatore – che lo riconduce verso tutto ciò che è sacro, attraverso l’impiego di simbolismi del tutto bislacchi riconducibili allo stile grottesco del regista jugoslavo.
Na Mlijecnom Putu è un lavoro dalle mille sfaccettature; con un temperamento agro-dolce, Kusturica mostra un prodotto riflessivo, che diverte ma che destabilizza – in parte – il pubblico spettatore.
Ci sono fattori ben definiti in questo ultimo lavoro firmato Kusturica che fungono da veri e propri catalizzatori; un “gioco di società” ben architettato con un’umanizzazione dell’animale contrapposta ad una pseudo-trasumanazione dell’uomo in una sotto-specie di “habitat rurale” tutto particolareggiato.
La peculiarità di Na Mlijecnom Putu è rappresentata anche dalla scelta di Kusturica nell’auto-dirigersi; affiancato da una “beatifica” Monica Bellucci l’interpretazione del regista jugoslavo non è scontata ne approssimata, ma bensì empatica nella sua semplice caratterizzazione. L’elemento più esaltante – in termini di sceneggiatura – è la voglia da parte del regista nel voler approfondire questa realizzazione – in via pragmatica – di questo “sogno d’amore” fra questi due protagonisti, contrastati ed impossibilitati drasticamente dalle vicissitudini del caso. Con caratterizzazioni del tutto convincenti Kusturica riesce – almeno nella prima parte – ad enfatizzarli al meglio, sensibilizzando il pubblico.
Distruzione è sinonimo di espiazione!?
In Na Mlijecnom Putu un elemento imprescindibile è il caos che in qualche modo viene “personificato” da Kusturica. In una sequela di parabole senza fine, con dei distopici “rebus” da interpretare, Kusturica pone le basi per raccontare una storia fatta di amore e di morte; tutto questo lo fa a modo suo, con quella verve del tutto kitsch, ampiamente identificativa.
Na Mlijecnom Putu non è equiparabile nella maniera più categorica a lavori dissacranti come Underground o Gatto Nero Gatto Bianco, però nonostante questo, la “costante” grottesca è viva, pulsando “sangue” da ogni tipo di “orifizio” allegorico. La distruzione – in Na Mlijecnom Putu – è vista – o almeno pare – come un sinonimo di espiazione dell’anima da quel susseguirsi di colpe figlie di un edonismo incondizionato.
Kusturica – tanto per “armonizzare” il contesto proposto – esegue anche un’assurda rappresentazione semplicistica di questo “spettro bellico”, arcigno e letale ma incredibilmente parodistico.
Nonostante queste poderose scelte stilistiche, il film purtroppo scema sul piano narrativo nella seconda parte, dilungando – eccessivamente – una storia che andava finalizzata in tempi più ristretti.
Imperfezioni in Na Mlijecnom Putu ce ne sono, ma sono marginali, e non propriamente lesive; l’audacia di Kusturica nonostante la presenza di queste “sbavature stilistiche” non è compromessa, ma parlare di lavoro pienamente riuscito appare veramente difficile dirlo. Il regista jugoslavo infatti si trova alle prese con una delle sue interpretazioni più mature ed impegnative di sempre. Eremitico ma affranto da un sentimento profondo alimentato dal solito binomio “amore-morte” – come accennato prima – che incide visceralmente.
Na Mlijecnom Putu è indubbiamente un lavoro che non può essere ignorato; Kusturica mette alla prova se stesso in tutte le sue forme – regista, sceneggiatore ed attore – e lo fa con allegria ma anche con abnegazione. Non una delle sue prove registiche migliori, ma nonostante questo, anche con Na Mlijecnom Putu, Emir Kusturica fa parlare di sé.
Na Mlijecnom Putu è un film scritto e diretto da Emir Kusturica. Prodotto da Bn Films. Nel cast Emir Kusturica, Monica Bellucci, Sergej Trifunovic, Maria Darkina, Predrag Miki Manojlovic.