Roma FF11 – Viggo Mortensen incontra il pubblico “gli artisti sono coloro che ricordano”
Dopo Tom Hanks, Oliver Stone e Bernardo Bertolucci è toccato a un altro grande protagonista del cinema come Viggo Mortensen deliziare la platea della Festa del Cinema di Roma con un incontro sulla vita e sulla carriera dell’attore di origini danesi, intervallato da spezzoni dei più grandi film da lui interpretati.
La carriera di Viggo Mortensen fra aneddoti e ricordi
Dopo una sequenza tratta da Appaloosa di Ed Harris, Viggo Mortensen ha così parlato del suo rapporto con i registi che sono contemporaneamente anche attori:
Non è necessariamente positivo. Dipende dall’attore. Metà del lavoro dell’attore si basa sulla reazione nei confronti degli altri. Per esempio, a volte ci sono attori che preparano ogni espressione e tutte le variazioni di voce davanti allo specchio. A questo tipo di attori non interessa quello che fanno gli altri attori. Ed invece è un attore che ha un vero e sincero interesse nel processo che utilizzano altri attori, è stato fantastico. È bravo sia come regista che come attore.
Mortensen ha poi parlato del suo rapporto con la regia dicendo:
Penso sempre a qualcuno come Matt Ross o David Cronenberg. Si tratta di essere preparati e di non urlare, ma parlare con gli attori. Il regista deve essere un po’ come un mago. Deve credere di avere tutto il tempo di cui ha bisogno, che ci sia da divertirsi, che non ci sia pressione, anche se invece il regista ha molte pressioni su di sè. A me piacciono i registi che osservano e intervengono solo se necessario. Alcune storie richiedono una serie di inquadrature più complesse, ma in quel caso bisogna sapere delegare e consentire alla persone di fare il proprio mestiere.
Una clip di Delitto perfetto, remake dell’intramontabile classico di Alfred Hitchcock, ha fatto da incipit per un flusso di ricordi di Viggo Mortensen sui suoi primi passi nel mondo del cinema. L’attore ha sentenziato:
Viggo Mortensen: gli artisti sono coloro che ricordano
Da bambino andavo molto al cinema con la mia mamma. Lei mi portava a vedere film che erano abbastanza avanzati per un bambino di 5 anni. Non so se siano stati i miei primi film visti, ma mi ricordo chiarissimamente di aver visto con mia mamma Lawrence d’Arabia, Il Dottor Zivago, tanti film argentini semisconosciuti e tanti film per bambini, in particolare Fantasia e Biancaneve. Da bambino e adolescente non ho mai pensato di diventare attore, mentre oggi l’idea di essere una star è più alla portata di tutti. Da ragazzino mi interessava altro, ero un tipo abbastanza timido e l’idea di stare seduti davanti alle persone non mi sembrava fattibile.
Pensavo di diventare un giocatore di football o un gaucho, qualcosa di semplice. Intorno ai 21-22 anni c’è stato un momento di svolta, evoluzione della mia passione per cinema e teatro. Ho subito una trasformazione: da essere divertito e commosso per ciò che vedevo sono passato a chiedermi come facevano a farmi provare quelle emozioni. Come facevano a farmi dimenticare che ero davanti allo schermo? Come facevano a farmi sembrare di averlo vissuto realmente? Tutto è cominciato per curiosità, poi ho continuato.
Ma chi è l’artista per Viggo Mortensen? Lui ha così risposto:
Per me giudicare l’arte è difficile. Tutti sono artisti nel modo in cui guardano un film o camminano per la strada, o quando parlano. Bisogna essere presenti, bisogna ascoltare con attenzione. Gli artisti sono coloro che ricordano. Non devi per forza creare un prodotto per essere un artista, ma devi innanzitutto esserlo.
Viggo Mortensen: la prima domanda che mi pongo è sempre: cos’è successo prima della pagina 1 della sceneggiatura?
Una breve sequenza tratta da The Road è stato il punto di partenza per qualche aneddoto sulla lavorazione e del film e sul modo di calarsi nella parte di Viggo Mortensen, che ha detto:
Il mio personaggio si chiama L’uomo. Mi sono posto una domanda, che mi pongo sempre: cos’è successo prima della pagina 1 della sceneggiatura? Questa domanda mi consente di arrivare sul set pronto ad ascoltare ed essere quella persona, e di conseguenza a reagire a quello che portano nella storia gli altri personaggi. Abbiamo girato d’inverno con il freddo e con la neve, ma ci siamo divertiti. Io e il coprotagonista Kodi Smit-McPhee abbiamo legato molto.
Una volta abbiamo comprato degli insetti fritti, conditi con lime e peperoncino. Ci è quindi venuto in mente di proporre al regista l’ipotesi di fare mangiare insetti anche ai nostri personaggi nel film, e il regista ha accettato di buon grado. Kodi è australiano, e prima di girare il film non aveva mai visto la neve. C’è una scena in cui gli arrivano degli schizzi di sangue addosso. Io mi fermo e lo lavo in un ruscello. Lui ha cominciato realmente a piangere per il freddo. Quando il regista ha detto basta, lui ha continuato a piangere. Ci hanno lasciati soli per 15 minuti, ci siamo seduti insieme senza parlare e da quel momento ci siamo ritrovati ancora più connessi.
Viggo Mortensen: David Cronenberg mi ha insegnato che la macchina da presa sente e vede tutto
A seguire è stato il turno della celeberrima e particolarmente cruenta scena de La promessa dell’assassino in cui Viggo Mortensen combatte nudo contro altri uomini all’interno di un bagno turco. L’attore ha così commentato:
La sceneggiatura di questa scena era ovviamente molto breve. Diceva solo che due uomini entravano in un bagno e facevano a botte, o poco di più. David Cronenberg mi ha insegnato ad aver fiducia sul fatto che la macchina da presa sente e vede tutto. Sono pochi i registi che hanno fiducia in questo fatto, e poter contare su questo fatto per gli attori vuol dire tantissimo. Se ti metti nelle mani di David sei al sicuro, sai che la tua performance non avrà nulla di perduto. Basta che tu faccia una cosa una sola volta e sei certo che verrà acchiappata.
Viggo Mortensen: amo tutti i miei personaggi allo stesso modo
La successiva scena a essere analizzata è stata di Carlito’s Way. Nella sequenza Viggo Mortensen si confronta con Al Pacino e interpreta un traditore che non ha nulla di amabile, a differenza dei tanti eroi che l’attore ha impersonato nella sua carriera. Spontaneo quindi chiedere a Viggo se preferisce impersonare eroi o antieroi. Lui ha così risposto:
Non ho preferenze. In realtà è come chiedermi il mio personaggio preferito, non ne ho uno. Alcuni sono personaggi più impegnativi di altri, ma alla fine accetto sempre il punto di vista del personaggio e li amo tutti esattamente allo stesso modo, anche se ovviamente alcuni film sono più riusciti di altri. Per prepararmi alla mia piccola parte in Carlito’s Way ho trascorso molto tempo nell’East Harlem insieme a tanti portoricani, ho ascoltato giorno e notte la loro musica. Quando sono tornato a Los Angeles cucinavo sulla sedia e rotelle e giravo così per casa. Nel momento in cui sono arrivato sul set ero pronto per il personaggio, avrei potuto fare un intero film con quel personaggio. Mi è piaciuto interpretare le sue debolezze. È una persona che cerca di ragionare più velocemente possibile, ma non quanto Carlito.
Viggo Mortensen: mio figlio mi ha convinto ad accettare la parte di Aragorn
L’ultima sequenza proposta è stata de Il Signore degli Anelli – Il ritorno del re, a proposito del quale Viggo Mortensen ha detto:
Mi ha convinto mio figlio ad accettare la parte. Mi hanno chiesto se fossi pronto per partire per la Nuova Zelanda per sostituire un altro attore. Mi hanno detto che avrei finito per natale (era ottobre), ma non ero pronto. Così gli ho detto di trovare qualcuno più preparato. Poi mio figlio, fan della saga di Tolkien, mi ha sentito e mi ha detto che sarei stato pazzo a non accettare. Forse avrei comunque deciso che ne valesse la pena, ma il fatto che piacesse a lui mi ha entusiasmato.