Tutta colpa di Freud: recensione del film di Paolo Genovese
“Lo sapevate che la malattia più diffusa al mondo è l’amore?” Paolo Genovese cerca di spiegarci, ancora una volta, come l’amore possa influire su noi uomini, farci del male e, allo stesso tempo, del bene. In Tutta Colpa di Freud, il regista porta in scena una commedia corale, mostrando i drammi che una famiglia comune può trovarsi ad affrontare nella vita quotidiana.
Tutta Colpa di Freud: una commedia che analizza in modo leggero drammi quotidiani reali
Protagonisti di Tutta colpa di Freud sono Francesco Tamarelli (Marco Giallini), psicoanalista e padre di tre figlie; Marta (Vittoria Puccini), una libraria con la testa tra le nuvole e con le aspettative sugli uomini troppo alte a causa dei personaggi narrati nei suoi libri preferiti; Sara (Anna Foglietta), gay e con una crisi d’identità dovuta all’ennesima delusione d’amore; Emma (Laura Adriani), diciottenne fidanzata con un uomo di cinquant’anni (Alessandro Gassman), sposato a sua volta con la donna di cui Francesco è innamorato (Claudia Gerini).
Genovese ha un’indiscussa capacità (vista già in Una Famiglia Perfetta e confermata con Perfetti Sconosciuti) di creare storie centrate sui drammi del presente, senza perdere però quella leggerezza tipica della commedia. In questo film ritroviamo tutti i disagi della realtà: l’omosessualità, la crisi di mezza età, la disabilità, i drammi del divorzio.
Ciò che però rende affascinante la pellicola è la leggerezza: creare qualcosa di vero, senza necessariamente appesantire lo spettatore, ma anzi facendolo affezionare ai personaggi e alle loro variegate situazioni, riuscendo in qualche modo anche a permettere di immedesimarsi in ognuno di loro e a provare a rispondere a quei dubbi che tutti, almeno una volta nella vita, finiamo per porci.
Tutta Colpa di Freud: un film gradevole, grazie alla brillante sceneggiatura
Il successo di Tutta colpa di Freud risiede anche nella sceneggiatura, composta da dialoghi mai banali e citazioni scelte sempre con cura e inserite al momento giusto. A ciò si unisce una caratterizzazione impeccabile dei personaggi, che diventano esplorabili appieno dallo spettatore, dotati di profondità e in grado di suscitare la giusta ilarità.
Nella commedia di Paolo Genovese l’amore ha varie sfaccettature.
Troviamo l’amore di Francesco per le sue figlie, per cui farebbe di tutto, anche accettare le loro strane relazioni. Abbiamo l’amore tormentato di Sara, che si trova a fare i conti con la sua omosessualità. C’è Marta, che finalmente sembra aver trovato qualcuno a cui dare amore: un uomo disabile che non riesce ad accettare ciò che realmente è. Infine la piccola Emma, di appena diciotto anni, ma che crede di aver trovato già l’amore della sua vita, peccato solo che abbia il volto di un uomo di cinquant’anni.
L’amore ironico, quello divertente delle cene di Sara con gli uomini, quello serio e malinconico di Marta con Fabio. E poi c’è l’amore ottimista del triangolo composto da Emma, Alessandro e Claudia. Tutti questi ingredienti creano una miscela perfetta, che piace al pubblico,che si trova a guardare il film con molto piacere, sorridendo quando c’è da sorridere ed emozionandosi in vari momenti.
Menzione speciale va fatta per la colonna sonora della pellicola, prodotta dalla Sony Music. Le canzoni composte da Daniele Silvestri si amalgamano bene con le scene del film, accentuando quelle emozioni che lo spettatore prova durante le quasi due ore di proiezione. Le note si susseguono in modo armonioso e gli strumenti si intersecano tra loro dando vita a una composizione musicale che si ricorda nel tempo.
La canzone finale, chiamata per l’appunto Tutta Colpa di Freud, infine riassume alla perfezione tutto ciò che Paolo Genovese ci ha mostrato durante il film, rendendolo così duraturo nel tempo. Lo spettatore può, infatti, riascoltarla anche a distanza di tempo e ripercorrere, in pochi minuti, tutta la storia di Francesco e delle sue tre figlie.