Hope Springs: recensione del film con Colin Firth e Heather Graham
Hope Springs è una commedia romantica del 2003, diretta da Mark Herman (Il bambino con il pigiama a righe, 2008). Il film è tratto da un libro di Charles Webb – la cui opera più famosa è Il laureato, dal quale è stato tratto il celebre film del 1967 con Dustin Hoffman – intitolato Volare via (New Cardiff). Herman, oltre alla regia ha curato anche la sceneggiatura.
Nel cast troviamo Colin Firth, Heather Graham, Minnie Driver, Mary Steenburgen e Oliver Platt.
Hope Springs racconta la storia del pittore inglese Colin Ware (Firth) che, in seguito ad una traumatica rottura con la fidanzata Vera (Driver) decide di recarsi in America, precisamente ad Hope Springs, con l’idea che un luogo con la parola “speranza” nel nome, non possa che fargli bene. Lì alloggia nella pensione gestita dai coniugi Fischer (Frank Collison e Mary Steenburgen). Per superare il trauma che lo immobilizza, si affida a Mandy (Graham), una vivace ragazza del posto che riesce a fargli dimenticare ogni problema. Proprio quando Colin sembra aver ritrovato la serenità, però, viene sorpreso dall’arrivo di Vera, decisa a riportarlo in Inghilterra per ricominciare la loro relazione.
Hope Springs: una commedia romantica senza pretese
Hope Springs è una semplice commedia romantica, senza pretese e senza grandi aspettative. Ogni personaggio incarna un particolare stereotipo del genere, portato all’ennesima potenza. Partendo dal protagonista, Colin Firth, ma proseguendo con la sua controparte femminile, Heather Graham, ci si rende conto che i due non sono altro che caricature.
Firth è un protagonista maschile depresso, un inglese molto inglese alle prese con le stranezze d’oltre Oceano, passivo e che si affida ad occhi chiusi ad una protagonista femminile eccessiva. Graham, che ha basato quasi tutta la sua carriera sull’incarnazione della ragazza americana vivace e dirompente, qui non accenna a perdere il vizio. Il suo personaggio, Mandy, è esuberante, disinibita, una boccata d’aria fresca per il triste Colin, ma è davvero troppo. Per tutta la durata del film, la linea rossa è la poca credibilità dei personaggi.
Lo stesso vale per l’ex fidanzata ambiziosa e antipatica, Vera, o per i cittadini di Hope Springs, gentili e invadenti, pronti a guidare il protagonista verso la guarigione spirituale.
Hope Springs: la narrazione si affida agli stereotipi del genere
La narrazione di Hope Springs è lineare. Si evitano inutili novità, affidandosi agli step necessari ad ogni commedia d’amore: il protagonista conosce la donna dei suoi sogni, ci sono ostacoli da superare, ma vivranno felici e contenti. Non è una sceneggiatura eccezionale, così come non lo è la regia; entrambe si fanno trasportare sulle onde sempre sicure delle commedie romantiche: mai eccezionali, ma sempre godibili, pronte a portare un sorriso.
La componente comica del film sembra essere giocata quasi completamente sulle differenze tra americani ed inglesi: di carattere, di modi di fare, di linguaggio e così via. Non è molto efficace, fatta eccezione per l’ossessione a stelle e strisce per le sigarette, un siparietto ripetuto che porta con sé qualche risata.
Lo stesso vale per la colonna sonora, tipica che più tipica non si può. Piccola eccezione è la fotografia che punta tutto sui colori caldi e d’effetto dell’autunno. Hope Springs è una tipica cittadina rurale americana e le chiome degli alberi tinte di rosso e arancione sembrano essere il filo conduttore della pellicola.
Hope Springs, quindi, è un film da vedere senza aspettarsi grandi sorprese o momenti memorabili. Potrebbe regalarvi un’ora e mezza di sorrisi composti e sospiri romantici. La sua atmosfera potrebbe rapirvi e i suoi protagonisti, se non vi aspettate molto, intrattenervi. Solo per veri fan di commedie romantiche.