TFF34 – Noi Siamo La Marea: recensione del film di Sebastian Hilger
Noi Siamo la Marea è una pellicola che ha grandi slanci, grandi punti di forza, un'estetica specifica che non si incontra con una fluidità e una comprensione narrativa.
Noi siamo la marea (in inglese We Are the Tide, titolo originale Wir Sind die Flut) è un film di Sebastian Hilger presentato in concorso al Torino film festival, intepretato da Max Mauff, Lana Cooper, Swantje Kohlhof.
Windholm, Mar Baltico, nel 1994 a causa di un evento fisico inesplicabile ed inenarrabile la marea non incede più sulla costa con le sue onde. Ma quel giorno, oltre ad un fenomeno indeterminabile, le onde si ritraggono per sempre e con loro scompaiono anche tutti i bambini del paese tedesco, come se fossero stati rapiti o elisi da quel lembo di terra ormai occupato solo da sabbia umida.
Dopo quindi anni da quel giorno infausto, due studenti di fisica, Micha e Jana sono decisi a dare una svolta alle loro vite da universitari e, ambendo a una borsa di studio molto promettente, decidono di dedicarsi allo studio e alla risoluzione di quell’evento fisico che non ha mai avuto eguali nella storia.
Micha e Jana cominciano a studiare quel fenomeno, a visitare il villaggio, a parlare con le persone, ma com’è normale che sia i genitori di quei bambini sono reticenti, non parlano con facilità, hanno uno squarcio di dolore che a distanza di anni non è mai andato via, con quella marea mai tornata è scomparsa ogni speranza di poter vedere i loro figli, di poter capire come siano morti, se sono morti, se sono stati in qualche modo risucchiati dal mare.
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Quindi i due si trovano non solo a destreggiarsi con la natura ostile e silente che non vuole in nessun modo rivelarsi, ma anche con la vacuità e la desolazione degli abitanti di un paese lasciato alla propria solitudine, ai propri demoni irrisolti (ad infittire il mistero sono le guardie dell’esercito all’entrata e all’uscita del paese).
Questo mistero ha nervature e increspature non solo di tipo fisico e geologico ma soprattutto di natura metafisica, ed è attraverso una credenza/speranza che i genitori riescono a portare avanti le loro vite, credendo che quei bambini, i loro figli, siano in un altro posto, incantato, felice ed eterno, che hanno scoperto frequentando la spiaggia di Windholm e dal quale non vogliono tornare mai più.
Noi Siamo la Marea: un film in cui si evince pienamente il senso di stasi
Max Mauff (The Wave, Berling Calling) è il protagonista di Noi Siamo la Marea, una pellicola visivamente molto cupa, potente, con ambientazioni ampie, digressioni forse eccessive, ma che rende perfettamente il senso di stasi, la fermezza, il vuoto lasciato dalla marea sulla spiaggia e quelle poche orme fangose. Un film confezionato col linguaggio della fantascienza ma che si perde volendo affacciarsi sia su un cielo puramente scientifico e uno opposto celatamente, ma non troppo, filosofico/religioso.
Voci fuori campo, citazioni quasi bibliche, visioni e divisioni distopiche rendono Noi Siamo la Marea un’anomalia, prendendo in consegna un argomento delicato, come sparizioni e maree spente, e tratteggiato dalla science fiction, portando a galla ogni sorta di tematica, redatta in modo generalista e semplicistico come il tempo, la causalità, i buchi neri e le onde gravitazionali.
Noi Siamo la Marea sarebbe potuto essere un capolavoro
Noi Siamo la Marea è una pellicola che ha grandi slanci, grandi punti di forza, un’estetica specifica che non si incontra con una fluidità e una comprensione narrativa, i dialoghi sono serrati e decontestualizzati, non c’è rigore, intrecci che si inglobano in percorsi confusi e poco chiari che daranno vita ad un climax inefficace, in altre parole una pellicola che purtroppo non riesce ad essere all’altezza del suo passo, un film che sarebbe potuto essere un capolavoro.
Noi Siamo la Marea è al cinema dal 21 giugno 2018 con Mariposa Cinematografica in collaborazione con 30Holding.