Laura Bispuri e Alba Rohrwacher raccontano Berlino e Vergine Giurata
Vergine Giurata è stato l’unico film italiano in Concorso alla passata Berlinale. Il film è stato accolto molto bene sia dal pubblico sia dalla critica e l’uscita nelle nostre sale è prevista per il 19 Marzo, distribuito dall’Istituto Luce Cinecittà. Si tratta di un film inno alla libertà. Una pellicola diversa e lontana dai canoni a cui il cinema italiano ha abituato gli spettatori e i tecnici. Vergine Giurata ha l’aspetto di un film straniero.
La regista Laura Bispuri è al suo primo lungometraggio dopo una serie di film brevi. Ha esordito alla grande al Festival di Berlino, un’ esperienza per lei del tutto nuova, che ha commentato così: “Berlino è stato un fatto incredibile. Per me è tutto nuovo. Non ero mai stata neanche al festival come spettatrice. Sono entrata in un festival dove si respira un livello altissimo. È stato coinvolgente, emozionante. È stata molto bella la proiezione perché l’applauso che è arrivato alla fine è stato reale, caloroso e non scontato. La risposta che abbiamo sentito intorno a noi e al film molto calore”.
Sia la regista di Vergine Giurata che la protagonista, interpretata da Alba Rohrwacher, sono state intervistate e hanno incontrato giornalisti provenienti da diversi paesi. Gli stessi che hanno poi scritto varie recensioni. “Siamo state intervistate da giornalisti di tutto il mondo e dalle domande che ci hanno fatto sembrava proprio che avessero colto in pieno il film in ogni sui sfaccettatura e stratificazione. Le domande erano in linea con il film”.
Alba Rohrwacher, grande attrice italiana dall’indiscusso talento, in questo film veste i panni di Hana e di Mark. Il suo è un personaggio bloccato nel proprio corpo, come fosse una gabbia. Come ogni sua interpretazione, Hana e Mark le calzano a pennello. “Quando abbiamo iniziato a lavorare a questo personaggio abbiamo iniziato una collaborazione che è durata anni”, ha affermato l’attrice. “I film spesso hanno dei percorsi lunghi per essere realizzati. Non nascondo che delle volte ho avuto delle paure e dei timori che ho superato grazie alla fiducia che Laura riponeva in me e nel lavoro che avremmo potuto fare insieme. Abbiamo cercato di costruire un personaggio che può essere credibile. Il lavoro sul corpo, che insieme a quello sulla lingua, partiva dal voler raccontare un corpo che fosse una prigione. Maschile e quindi con degli atteggiamenti che ricordassero l’uomo. Non volevamo però fare una trasformazione e rendere il personaggio un uomo, ma renderlo una creatura a metà, intrappolata in un corpo dentro il quale si può intravedere come un ombra di donna che cerca di ritrovare in maniera graduale durante il percorso che fa nel film. E poi c’è stato il lavoro sulla lingua albanese. Una lingua molto dura, aspra che contiene dei suoni che per noi sono molto lontani. Abbiamo lavorato con una persona che mi faceva delle lezioni e piano piano…In questo film abbiamo trovato difficoltà continue, ma in una maniera o nell’altra queste si scioglievano e le cose arrivavano”.
Laura Bispuri ha tratto il suo primo lungometraggio da un romanzo di Elvira Dones e la sceneggiatura è stata scritta assieme a Francesca Manieri, con la quale collaborano da tempo. “Il romanzo mi è stato consigliato da una persona che aveva visto i miei lavori precedenti e mi disse leggilo perché secondo me ti appartiene. In effetti aveva ragione. Il romanzo mi ha colpito da subito e sentivo che era un terreno sul quale io potevo lavorare in continuità con i miei primi lavori e mi avrebbe dato la possibilità di approfondirli. Abbiamo iniziato a lavorare sulla sceneggiatura con l’idea che sono due linguaggi diversi. Forse da una parte è anche importante che il cinema apprendere molto dalla pagina scritta. Abbiamo lavorato con una aderenza e fedeltà rispetto al cuore della storia ma con la libertà di cambiare le scene singolarmente. È stato fatto un lavoro di sceneggiatura molto lungo, durato anni, in cui io alternavo questi viaggi in Albania sulle montagne. Con Francesca Manieri abbiamo fatto un lavoro lungo e approfondito”.
Laura Bispuri è arrivata con la sua opera prima a Berlino dopo anni di duro lavoro, molto intesi e di preparazione. Come ogni regista che si rispetti si ispira a qualcuno o qualcosa. “In generale amo i film in cui riconosco dietro un regista o una regista, in cui sento che dietro c’è una testa che propone idee”, ha dichiarato. “La cosa più importante è questa. Mi piace sentire uno sguardo da dietro, mi piace quando c’è un’evidente visione del mondo da parte di chi quel mondo vuole raccontarlo. Non amo definirlo film d’autore, perché in Italia è un termine usato anche in maniera strana. Di modelli ne ho vari. Sul passato italiano Pasolini è quello davanti cui mi inchino tutti i giorni. Rispetto al cinema femminile in Italia bisognerebbe fare un discorso un po’ più ampio. Non riguarda solo il cinema. Rispetto a questo mi sembra ci sia un miglioramento. Alice, la sorella di Alba, è un esempio di cinema che è riuscito ad uscire dall’Italia, ad avere premi importantissimi con un carattere suo, inconfondibile. Lentamente mi sembra che una strada si stia aprendo, in un contento in cui i numeri sono ancora abbastanza bassi”.
Vergine Giurata è molto complesso anche se il suo punto di arrivo è tanto semplice: sentirsi liberi di essere come si è, senza teorie o generi. “Il film ha una complessità di interpretazione ma anche una semplicità. Nel senso che alla fine tutto è riconducibile ad un inno alla libertà molto semplice, per il quale il nostro personaggio però ha compiuto un cammino enorme tra paesi ed identità diverse, per poi arrivare a dire che la sua libertà è riconoscersi come se stesso e trovarsi a proprio agio in quel corpo”. Questo è stato il commento della regista, al quale è seguito quello di Alba Rohrwacher che ha sottolineato: “Come tutte le cose semplici, arrivarci può essere molto complicato. Rispetto al film questo personaggio fa un viaggio enorme per arrivare ad una cosa semplice, la prima cosa, la sua identità”.
Dopo un primo film così impegnativo Laura Bispuri ha già una gran voglia di rimettersi in gioco, di affrontare un nuovo progetto con entusiasmo, curiosità ed energia. A quanto pare ha già un’idea molto embrionale sulla quale sta iniziando a lavorare. Niente paura ma tanta voglia di fare. Mentre Alba Rohrwacher, che ormai è presente ai maggiori festival e il più delle volte porta tanta fortuna al film, presto la vedremo sul grande schermo nel nuovo film di Marco Bellocchio, dopo in quello di Matteo Garrone e proprio in queste settimane è impegnata a girare sul set di Ascanio Celestino.