Madagascar: l’Isola dei Lemuri – recensione del documentario con Morgan Freeman
Non fu un caso che nel 2005 convinse la Dreamworks di Madagascar ad introdurre nel loro film animato il personaggio di Re Julien: l’istrionico ed eccentrico Re dei lemuri a cui Sacha Baron Cohen prestò la voce cantando: “Mi piace se ti muovi, mi piace se ti muovi, mi piace quel che muovi e allora… Muovi!”. Se anche voi non vedete l’ora di scoprire qualcosa in più su questi particolarissimi animali, non potete perdervi non potete perdervi le prossime repliche di Madagascar: l’Isola dei Lemuri su Sky 3D venerdì 6 gennaio 18.45 e sabato 7 gennaio 20.30 (in prima TV assoluta su Sky 3D per la rubrica natalizia Jungle Christmas).
Ad esempio, sapevate che sono i primati più piccoli al mondo e che sono gli unici sopravvissuti al meteorite che spazzò via dalla Terra i dinosauri? E che vivevano in Africa ma furono costretti ad “emigrare” in Madagascar a causa di un violentissimo nubifragio che li spinse nell’unico territorio in cui è possibile ammirarli?
Ebbene sì: nessun lemure è mai sopravvissuto in cattività, una delle pochissime specie animali che non riuscirete mai a vedere (per loro fortuna) al circo o allo zoo.
In Madagascar: l’Isola dei Lemuri la voce calda di Morgan Freeman ci accompagna per mano in un viaggio storico ed etnografico nel loro unico habitat: la giungla; l’immensa risorsa dell’isola il cui 90% è stato arso e distrutto nei 2000 anni intercorsi dalla prima apparizione dell’uomo in Madagascar.
Per fortuna, però, l’unica presenza umana del documentario è quella della dottoressa Patricia C. Wright, un’ex assistente sociale statunitense divenuta una scienziata disposta a tutto pur di salvaguardare la specie nel fazzoletto di terra che costituisce il Parco Nazionale di Ranomafana.
Madagascar: l’Isola dei Lemuri – un incredibile viaggio tra scienza e storia. Sarà difficile resistere alla voglia di stringere i protagonisti del documentario in un forte abbraccio!
Incredibile la varietà di specie facilmente distinguibili per misure, colori e tratti somatici, tutte accomunate da occhi vispi, curiosità e una vivacità dalla quale non è semplice alienarsi. A guardarli sembra così facile balzare da un ramo all’altro quasi volando. Il vederli danzare vi strapperà sicuramente un sorriso ed ecco giustificata l’inclinazione di Re Julien.
E vogliamo dimenticarci del 3D? Potremmo anche farlo ma come giustificheremmo le lunghe code che sembrano toccare il pavimento di casa, i rami sporgenti oltre i vertici dello schermo e la voglia di alzarsi per stringere tra le braccia i cuccioli?
Scritto da Drew Fellman e diretto da David Douglas (conosciuti nell’ambito del documentario stereoscopico e dell’IMAX applicato a concerti ed eventi) Madagascar: l’isola dei lemuri, distribuito da Warner Bros., entra letteralmente nelle nostre case coi colori raggianti e saturi della terra da cui provengono queste incredibili immagini.
La tecnologia più avanzata cattura con bramosia il fascino di un mondo perduto e lontano dalla nostra immaginazione, alla scoperta di una storia accattivante e che incuriosisce bimbi e genitori.
Una pecca? La durata. Il documentario del 2014 (arriva fruibile al grande pubblico quasi 3 anni dopo) riesce a dire tutto il necessario in soli 39 minuti. Dice tutto e lo fa bene, semplicemente ci sarebbe piaciuto perderci più a lungo tra liane e code penzolanti.
Vorrà dire che al prossimo gelido Natale sapremo in che direzione puntare il dito sul mappamondo per scappare verso una meta calda e popolata dai nostri più piccoli antenati.