Billy Elliot è una storia vera: ecco chi ha ispirato il film di Stephen Daldry
Billy Elliot, il film diretto da Stephen Daldry, è uscito nel 2000 e ha scaldato i cuori di coloro che lo hanno visto. Durante la visione non si può fare a meno di tifare per il ragazzino testardo, figlio di un minatore, che vorrebbe a tutti i costi fare il ballerino. Il personaggio dovrà vedersela non solo con i pregiudizi dei minatori del paese in cui vive ma anche e soprattutto con suo padre che vorrebbe per lui una carriera da pugile e che cercherà di impedirgli di danzare. Quella di Billy Elliot è una storia che sembra scritta ad hoc per il cinema. Una storia di riscatto coronata dal lieto fine. Ma in realtà è una storia che diversi ragazzini hanno vissuto sulla propria pelle.
Esemplari sono le due storie che vi raccontiamo in questo articolo. La prima è quella di Philip Mosley, il ballerino che ha ispirato la storia poi rappresentata nel film, nato a Barnsley e oggi quarantanovenne. Quando aveva solo tre anni vide sua sorella andare a danza e da lì la sua passione è stata inarrestabile. Tuttavia la sua storia assomiglia solo in parte a quella di Billy Elliot.
Il film di Stephen Daldry, Billy Elliot, è tratto da una storia vera, anzi due!
In un’intervista rilasciata a The Guardian all’indomani dell’uscita del film, Philip Mosley rivelò di non aver mai dovuto nascondere la sua passione. Sua madre all’inizio si mostrò restia riguardo le lezioni di danza perché pensava fossero riservate solo alle ragazze. Ma quella che poi divenne l’insegnante di Philip Mosley, Rosalid Wick, la rassicurò. A quel punto, Philip iniziò il suo percorso. Solo il padre si dimostrò sconcertato dalla passione del figlio. Ma in poco tempo la accettò senza riserve. In realtà, quello che emerge dal racconto di Philip è che l’intera comunità fu contenta di avere un concittadino così talentuoso.
“Non c’era nient’altro che miniere a Barnsley. Tuttavia la mia famiglia ha sempre supportato le mie scelte”, dice il ballerino alla testata inglese.
Grazie al suo talento, Philip Mosley si guadagnò una borsa di studio per la Royal Ballet School. Ancora oggi svolge il suo lavoro nel Royal Ballet come amministratore artistico della compagnia e la sua carriera è stata piena di successi e di soddisfazioni.
Leggermente diversa è la seconda storia che vi raccontiamo. Liam Mower è nato nel 1992 a Kingston upon Hull, nello East Riding of Yorokshire. Figlio di un idraulico, conquistò una borsa di studio per la Royal Ballet School grazie al suo talento, proprio come Philip Mosley. Il successo per lui arriva a soli 14 anni, quando viene scelto per interpretare il personaggio di Billy Elliot. L’ingaggio è in Billy Elliot The Musical. Il musical era prodotto da Sir Elton John e debuttò nel Teatro di West End nel 2005. Un’occasione d’oro! La parte non era interamente di Liam Mower: era condivisa con altri due ballerini, in modo da poter replicare più volte lo spettacolo.
Liam Mower, come Philip Mosley, è riuscito a farsi strada grazie al suo grande talento
Ma la pressione del Royal Ballet e di un ingaggio del genere può essere fatale per una persona così giovane. Ed è per questo motivo che, ad un certo punto, Liam decise di abbandonare la Royal Ballet School. Joanne, la madre di Liam, ha raccontato al Telegraph: “La scuola ha fatto davvero tutto quello che poteva per mio figlio ma lui non era felice. Abbiamo ricevuto una telefonata da Liam, ed era in lacrime. Ci pregava di riportarlo a casa”. Il giovane Liam Mower non ha retto. La nostalgia di casa, la stanchezza per le lezioni e lo stress per gli spettacoli hanno prevalso.
Il ballerino di Kingston upon Hull decise di tornare a casa e di proseguire il regolare percorso scolastico. Riuscì però a trovare la forza per non abbandonare completamente la danza. Oggi lavora con Matthew Bourne, pluripremiato coreografo britannico.
La storia di Billy Elliot insomma, riesce ad essere appassionante e ispirante anche quando si sbircia dietro le quinte. Le storie di Philip Mosley e di Liam Mower riescono a smuovere qualcosa, a suscitare la speranza. Riescono a ancora a farci credere che niente sia davvero impossibile.