Arrival: 5 buoni motivi per cui vedere il film di Denis Villeneuve
Dopo la presentazione a Venezia73, è arrivato il momento per l’uscita in Italia di Arrival di Denis Villeneuve, attesissimo dagli appassionati di fantascienza e non solo. Amy Adams interpreta Louise Banks, una linguista che viene incaricata di trovare una forma di comunicazione con dei misteriosi visitatori extraterrestri, sbarcati sulla Terra con dodici gigantesche astronavi dalla forma di guscio. Con il supporto del fisico Ian Donnelly (Jeremy Renner) e al colonnello Weber (Forest Whitaker), per Louise ha inizio un lungo e difficile lavoro di comunicazione con i visitatori alieni, dal quale dipende il futuro dell’umanità.
Abbiamo selezionato per voi i cinque motivi per cui, a partire dal 19 gennaio, dovreste fiondarvi al cinema per godere di questa pregevole pellicola con Amy Adams e Jeremy Renner, sicura protagonista dell’imminente stagione dei premi.
Arrival: 5 motivi per cui vedere il film con Amy Adams e Jeremy Renner
Arrival tra omaggio alla tradizione fantascientifica e innovazione
Poche pellicole di fantascienza hanno saputo omaggiare la tradizione con l’originalità, la passione e il rispetto di Arrival. Durante la visione si ha più volte la sensazione di trovarsi di fronte a piccoli e grandi omaggi a punti fermi del genere come Incontri ravvicinati del terzo tipo, 2001: Odissea nello spazio o i migliori episodi di classici della TV come Ai confini della realtà o X-Files, ma allo stesso tempo anche di assistere a qualcosa di completamente nuovo, capace di fondere gli stilemi della fantascienza con una vibrante storia umana e toccanti riflessioni sulla realtà che ci circonda. La profondità e l’accuratezza del lavoro di Denis Villeneuve donano ottimismo e speranza per il suo imminente Blade Runner 2049, in cui il regista sarà nuovamente chiamato ad amalgamare nel migliore dei modi passato, presente e futuro del genere.
Arrival e il talento visivo di Denis Villeneuve
Con il supporto dell’ottimo direttore della fotografia Bradford Young, Denis Villeneuve compie un notevole lavoro anche nel comparto prettamente visivo della pellicola, alternando evocative immagini della vita privata della protagonista Louise Banks con suggestive inquadrature nella penombra e nel mezzo della più opprimente nebbia, che contribuiscono a creare una notevole suspense nello spettatore. Azzeccatissima anche la rappresentazione degli anomali e curiosi visitatori alieni, in grado di delineare a sufficienza le loro imponenti figure, ma anche di mantenere una necessaria aura di mistero sulle loro fattezze. Una scelta coraggiosa, intelligente e in netta controtendenza all’interno di un periodo in cui al cinema si tende a mostrare troppo spesso tutto, subito e senza curare a dovere i dettagli.
Arrival ci parla di comunicazione, condivisione e integrazione
Come i visitatori del già citato classico Incontri ravvicinati del terzo tipo, anche gli alieni sui quali verte la trama di Arrival si dimostrano pacifici e interessati a un sincero e costruttivo dialogo con i terrestri, nonostante l’apparentemente ineludibile barriera linguistica. Non è difficile scorgere negli appassionati tentativi da parte dei protagonisti di instaurare una forma rudimentale di comunicazione e una proficua collaborazione con gli extraterrestri e nella parallela aggressività da parte di diverse nazioni del mondo un’allegoria della sempre più sottovalutata possibilità di integrazione e convivenza fra le più disparate etnie e culture, a prescindere dalle divergenze etiche, sociali e religiose. Un messaggio forte e intelligente, in un momento storico in cui la paura del diverso e la voglia di isolarsi dallo straniero sono purtroppo sempre più popolari e minacciose.
Arrival gode di un pregevole e sorprendentemente azzeccato finale
In un crescendo di emozioni, intensità e salti nel tempo, Arrival approda a un finale davvero incisivo ed encomiabile, di cui non vogliamo darvi la minima anticipazione per non rovinarvi il piacere della scoperta e della sorpresa. Quello che possiamo dirvi è che raramente nella fantascienza degli ultimi anni abbiamo assistito a una svolta narrativa tanto spiazzante quanto stupendamente coerente con il resto della vicenda. Un finale intenso e struggente, in grado di toccare anche le corde del cuore dei cinefili più smaliziati, rendendo così inevitabile e doverosa una seria riflessione su quanto visto in Arrival anche e soprattutto dopo l’uscita dalla sala. La ciliegina sulla torta di un grandissimo film, destinato a lasciare il segno non solo in ambito Sci-Fi, ma in tutto il cinema popolare contemporaneo.
Arrival e la grande prova di Amy Adams
Non potevamo chiudere questo nostro accorato invito alla visione di Arrival senza citare la strepitosa prova della protagonista Amy Adams, ormai senza ombra di dubbio nella ristretta cerchia delle più carismatiche e talentuose attrici del panorama mondiale. L’interprete nata a Vicenza regala una delle performance più intense e struggenti della sua carriera, rinunciando totalmente alla sua abbacinante bellezza e affidando la sua prova alle espressioni, alla gestualità e a sguardi che riflettono tutto il tormento interiore di una donna profondamente devota alla propria professione e a un’inaspettata missione scientifica, ma anche indelebilmente segnata dalle inevitabile rinunce e dalle difficili scelte che ha dovuto fare. Una prova di grande spessore e dalle mille sfaccettature, che impreziosisce e rende imperdibile per chiunque questo portentoso film di fantascienza in uscita in Italia.