Arrival: 7 curiosità sul nuovo film di Denis Villeneuve
Dopo aver conquistato i botteghini di buona parte del pianeta (più di 150 milioni di dollari di incasso) e aver ricevuto prestigiosi riconoscimenti in questo primo scorcio della awards season (fra cui due Critics’ Choice Awards e due candidature ai Golden Globe), il nuovo film di Denis Villeneuve, Arrival, si prepara a conquistare anche le sale italiane, che dal 19 gennaio sono pronte ad accogliere gli spettatori in cerca di una fantascienza matura e di grande spessore. Abbiamo selezionato per voi 7 curiosità su quest’ottima pellicola, utili per comprendere il rigoroso e accurato sforzo produttivo alla sua base. Per un’analisi più dettagliata di Arrival vi rimandiamo invece alla nostra recensione, che trovate a questo link.
Sebbene non siano presenti spoiler sulle principali svolte narrative del film, invitiamo chi vuole rimanere completamente all’oscuro della trama a proseguire la lettura solo dopo la visione di Arrival.
I gusci di Arrival
L’idea di dare alle astronavi aliene di Arrival la loro particolare forma ovoidale è venuta a Denis Villeneuve durante il suo lavoro di ricerca per il film. Il regista infatti in questo periodo si è imbattuto in immagini dell’asteroide 15 Eunomia, le cui sembianze ricordano proprio quelle di un uovo. Villeneuve ha ritenuto che questa forma avrebbe reso le astronavi usate nel film dagli extraterrestri per lo sbarco sulla Terra più minacciose e misteriose.
Arrival e la fantascienza sporca
Denis Villeneuve e il direttore della fotografia Bradford Young si sono trovati d’accordo nel definire lo stile visivo che volevano per Arrival Dirty Sci-fi, ovvero fantascienza sporca. Il regista voleva ottenere la sensazione di tornare ai giorni piovosi dell’infanzia di tutti noi, quando a bordo dello scuolabus sognavamo a occhi aperti guardando le nuvole. Villeneuve ha così scelto di tenersi lontano dalla pulizia visiva e dalla spettacolarità di molti blockbuster hollywoodiani per cercare un’atmosfera più leggera e delicata, in grado di garantire una maggiore umanità al film.
Arrival: Story of Your Life
Il titolo del film avrebbe dovuto essere Story of Your Life, lo stesso del racconto di Ted Chiang su cui è basato. Dopo un freddo riscontro durante i primi sondaggi sul pubblico, regista e produttori hanno deciso di cambiarlo nel più semplice Arrival. Lo stesso Ted Chiang ha espresso il suo gradimento per la pellicola, sentenziando che è un rarissimo caso di buon film e contemporaneamente di ottimo adattamento dell’opera originale.
Gli alieni di Arrival
Le fattezze dei misteriosi e minacciosi extraterrestri di Arrival, battezzati simpaticamente Gianni e Pinotto dai protagonisti, sono state oggetto di lunghe e profonde riflessioni da parte di Denis Villeneuve. Per il design finale degli alieni, il regista si è ispirato alle sembianze di piovre, balene, elefanti, ragni e persino all’iconica immagine del Tristo Mietitore. Villeneuve voleva dare allo spettatore la sensazione di trovarsi di fronte a un gigantesco mostro sottomarino o dentro a uno spaventoso e surreale incubo.
Denis Villeneuve e Jóhann Jóhannsson: un binomio vincente
Quella per Arrival è la terza collaborazione fra il regista Denis Villeneuve e il compositore Jóhann Jóhannsson, che precedentemente avevano già collaborato per Prisoners e Sicario. A testimonianza dell’ottimo feeling tra i due, ci sarà anche una quarta collaborazione per Blade Runner 2049, in uscita nel 2017. Jóhannsson ha cominciato a comporre la colonna sonora ancora prima dell’inizio delle riprese, dando così un grande aiuto a registi e interpreti per immedesimarsi nelle atmosfere del film.
Il linguaggio alieno
Uno degli espedienti narrativi più azzeccati di Arrival è sicuramente quello del particolare linguaggio visuale utilizzato dagli alieni per comunicare. Denis Villeneuve, lo sceneggiatore Eric Heisserer e lo sceneggiatore Patrice Vermette hanno realizzato una sorta di breviario alieno con più di 100 logogrammi, gran parte dei quali inseriti nella versione finale della pellicola.
L’accuratezza scientifica di Arrival
Per dare credibilità e spessore al film, la produzione ha ingaggiato come consulenti il fisico Stephen Wolfram e il figlio Christopher, che hanno supervisionato personalmente terminologia, scenografia e raffigurazioni di Arrival in modo da renderle più accurate possibile. A sottolineare la volontà di legarsi al rigore scientifico della produzione, uno dei personaggi nella versione originale del film si riferisce a un altro con il termine starstuff, utilizzato dal grande astronomo e divulgatore Carl Sagan nel suo memorabile show televisivo Cosmo.