In cerca di Amy: recensione della commedia di Kevin Smith
Dopo il folgorante esordio con Clerks e il sonoro flop dello scialbo Generazione X, Kevin Smith passa a un progetto a basso budget (circa 250.000 dollari) e sviscera con il suo classico spirito dissacrante una tematica scomoda come l’omosessualità, dirigendo In cerca di Amy, ovvero quello che a oggi è probabilmente il suo film più intimo e personale, presentato in anteprima al Sundance Film Festival il 23 gennaio del 1997. Oltre allo stesso Kevin Smith e al fidato Jason Mewes, che come da prassi dei film del regista statunitense interpretano la grottesca coppia formata da Jay & Silent Bob, In cerca di Amy si avvale delle prove di un giovane Ben Affleck, del futuro protagonista di My Name Is Earl Jason Lee e soprattutto di quella di Joey Lauren Adams, ai tempi compagna e musa ispiratrice dello stesso Smith.
In cerca di Amy ha riscosso un ampio successo in termini di pubblico e di critica, racimolando 12 milioni di dollari nei soli USA e conquistando una nomination al Golden Globe per l’interpretazione di Joey Lauren Adams e due Independent Spirit Awards.
In cerca di Amy: una delle più toccanti commedie romantiche degli ultimi 20 anni
Holden McNeil (Ben Affleck) e Banky Edwards (Jason Lee) sono due amici fumettisti, che sono in attesa di vedere la loro opera Bluntman & Chronic trasposta in una serie animata. A un evento del settore, i due conoscono tramite il comune amico Hooper (Dwight Ewell) la fumettista Alyssa Jones (Joey Lauren Adams). Holden si invaghisce di Alyssa, ma nel frequentarla scopre che la ragazza è lesbica. Nonostante i ripetuti inviti da parte di Banky a desistere, Holden sviluppa una seria e intensa amicizia con Alyssa. Per i protagonisti ha così inizio una profonda riflessione sui propri sentimenti e sulla propria sessualità, che avrà inaspettati risvolti nelle loro vite.
All’interno del troppo spesso omologato panorama cinematografico contemporaneo, Kevin Smith ha saputo contraddistinguersi per il suo stile provocatorio e sboccato, utilizzando la sua tagliente ironia e la sua enciclopedica cultura geek/nerd per raccontare il disagio esistenziale e l’incertezza di un’intera generazione. Da un cineasta capace di mettere in discussione e irridere molti punti fermi della società, dal posto di lavoro (con i due Clerks) alla religione (il mai troppo citato Dogma), è quindi lecito aspettarsi una pellicola fortemente irriverente anche nei confronti della sessualità e in particolare dell’omosessualità, ma si rimane esterrefatti nel constatare che essa coincide anche paradossalmente con una delle più toccanti e vere storie d’amore raccontate al cinema negli ultimi 20 anni, capace contemporaneamente di fare sbellicare dalle risate e di commuovere.
Kevin Smith si siede accanto allo spettatore e lo riporta con la mente agli anni difficili dell’adolescenza
Senza ricorrere alla retorica, al moralismo o a zuccherose banalità, In cerca di Amy spalanca una porta ancora socchiusa sulla sessualità, sbattendo in faccia allo spettatore sensazioni, ansie e paranoie legate all’omosessualità e alla zona grigia fra essa e l’eterosessualità. I punti fermi del cinema di Kevin Smith, dai continui riferimenti pop agli irresistibili personaggi secondari, passando ovviamente per la sua ironia pungente con espliciti riferimenti sessuali, si fondono così con una sensibilità davvero rara nel mettere in scena i conflitti interni ed esterni dei protagonisti, incapaci di fare a meno l’uno dell’altro, ma anche in perenne contrasto reciproco per le loro differenti esperienze di vita.
Kevin Smith si siede accanto allo spettatore e lo riporta con la mente agli anni difficili dell’adolescenza, fatti di speranze e nuove esperienze da conoscere e scoprire, ma anche di piccoli e grandi tormenti, di leggerezze e di sbagli, capaci di lasciare segni profondi e indelebili nel presente ma anche nel futuro. Fra una rozza battuta a sfondo sessuale e l’altra, a emergere In cerca di Amy è quindi la necessità per un rapporto sereno e soddisfacente di accettare non solo se stessi, ma anche gli altri, anche quando il loro passato ci turba o ci imbestialisce. Kevin Smith ci ricorda quindi che prima di guardare avanti bisogna necessariamente guardare indietro, comprendendo e accettando pienamente il cammino che ha portato due persone a conoscersi e amarsi.
Con In cerca di Amy, Kevin Smith dimostra nuovamente la sua abilità nel lavorare con budget modesti
Non è un caso che il monologo più importante e profondo del film, eloquente sia sul titolo che sul suo messaggio, sia affidato proprio al personaggio di Silent Bob, interpretato dallo stesso Smith, presenza fissa e quasi sempre silenziosa nel cosiddetto View Askewniverse, universo cinematografico che lega molte delle pellicole realizzate dal cineasta americano. In cerca di Amy è infatti basato in gran parte sull’esperienza reale di Kevin Smith con la protagonista Joey Lauren Adams, giustamente scelta per dare corpo e volto ad Alyssa. L’attrice centra quella che a oggi è certamente la prova più intensa e importante della sua carriera, da gustare possibilmente in lingua originale, superando i più quotati e comunque meritevoli colleghi Ben Affleck e Jason Lee, diventando il centro emotivo del film e risultando sempre credibile, sia nei momenti più brillanti o romantici che nei diversi contrasti verbali.
Dopo l’esperienza di Clerks, Kevin Smith dimostra nuovamente la sua abilità nel lavorare con budget modesti, ma che gli permettano una grande libertà creativa ed espressiva. Con poche location e pochi bravi attori a disposizione, Smith può quindi concentrarsi su una pregevole sceneggiatura (secondo lo stesso regista scartata per pochi voti dalla nomination all’Oscar), che riesce a equilibrare perfettamente umorismo, romanticismo, critica sociale e un sottile ma palpabile velo di malinconia. La sobrietà e il minimalismo di regia e fotografia non inficiano sulla qualità complessiva del film, che può contare anche su un’ottima colonna sonora, su cui spicca Alive, scritta e ben interpretata dalla stessa Joey Lauren Adams.
In cerca di Amy è ancora una delle pellicole più fresche e brillanti sul tema LGBT
A esattamente 20 anni dalla sua uscita, In cerca di Amy è ancora una delle pellicole più fresche e brillanti sul tema LGBT, capace di ironizzare duramente, ma con grande rispetto, su un argomento ancora oggi scomodo e tabù. Kevin Smith tocca uno degli apici della sua splendida carriera, rivelando una sostanza di grande sensibilità e profondità dietro una facciata troppo spesso bollata superficialmente come demenziale e volgare.
Nel momento in cui scriviamo, In cerca di Amy è disponibile sulla piattaforma Netflix.