Il sesto senso: recensione del film di M. Night Shyamalan con Bruce Willis
Il sesto senso è un film diretto da M. Night Shyamalan del ’99, con Bruce Willis, Haley Joel Osment, Toni Collette e Olivia Williams. Il sesto senso (The Sixth Sense) attraversa due realtà ben distinte, quella del dottor Malcom Crowe e quella di Cole Sear, un bambino affetto da gravi disturbi psichici.
Cole ha nove anni, è un bambino molto solitario, gioca con i soldatini, spesso nella chiesa del suo quartiere, vive solo con la madre, una donna con due lavori che non riesce a tenere a bada le inquietudini di suo figlio, non comprendendone la natura. Anche a scuola è solo, non parla mai con nessuno, non ha amici e capita che si ritira a casa con alcuni graffi sul corpo senza mai rivelarne la provenienza. Cole vive le sue giornate con il terrore, c’è qualcosa che lo spaventa in modo dirompente e che non riesce a superare e affrontare. Al dottor Crowe, psicologo infantile, viene chiesto di seguire Cole, legge i suoi fascicoli e studia un po’ il suo mondo, le sue abitudini.
Crowe si avvicina al suo paziente in modo sensibile, ma sofferto. Crowe non è molto determinato anzi, è molto insicuro di se stesso, teme di non poterlo realmente aiutare e di fallire nei suoi intenti e nel suo lavoro. Non troppo tempo prima era un uomo di successo, sicuro e fiero del suo operato e a spezzare il suo prestigio fu un suo paziente, ormai adulto, che una sera trovò in stato confusionale e delirante nel suo bagno che lo colpevolizzò di averlo abbandonato e di non averlo seguito come avrebbe dovuto da bambino, destinandolo ad una vita di infelicità. Fu in quell’istante che quell’uomo, in preda ad un delirio, cacciò la pistola e sparò sul dottore per poi togliersi la vita.
Quel trauma imperversa ancora Crowe nel profondo, che ritiene la possibilità di aiutare Cole come un riscatto, un modo per superare quella terribile esperienza.
Tra il dottore e Cole si instaura fin da subito un’empatia perfetta, che riesce ad andare oltre il mero rapporto medico-paziente. Cole si sente ferito, è spaventato, ma comincia a fidarsi di quest’uomo e comprende che davvero è interessato ad aiutarlo, così da sentirsi pronto a parlargli dei suoi demoni interiori.
Crowe, dalla sua, vive una situazione con la moglie molto delicata, i due non si parlano mai, vivono con l’assenza dell’altro e lui in qualche modo teme di aver sempre anteposto i bambini e il suo lavoro a lei. Il percorso con Cole continua, è molto intenso e a volte si incrina perché il bambino si sente paralizzato da ciò che vede e che non riesce a scacciare. Finché un giorno, dopo una crisi, confessa tutto al dottore. Cole ha un segreto: può vedere la gente morta, gente con un passato, con speranze, con delle cose da ultimare, gente che non sa di essere morta e che vede solo ciò che vuole vedere.
Crowe è inevitabilmente diffidente da questa ammissione, teme che siano allucinazioni e fughe dalla realtà, ma non si lascia abbattere e vigila su Cole consigliandogli di non scacciare le persone che vede ma di parlarci e affrontarle. In qualche modo sa che Cole non mente e gli confida che se ha davvero questa capacità c’è un motivo ben preciso, che non deve lasciarsi terrorizzare da quelle visioni ma capire cosa vogliono da lui e lasciare che vadano via da sole.
Quel sistema riesce in qualche modo ad esorcizzare ogni timore di Cole che non teme quasi più quelle apparizioni. Rivela tutto alla madre e si sente sollevato anche perché da quel momento sa come deve affrontare quelle anime, ascoltandole e non scacciandole via. Crowe in cuor suo si sente di nuovo orgoglioso del suo operato, sa di aver aiutato davvero quel bambino, si sente di nuovo fiero di sé ed è pronto per affrontare i suoi problemi, a tornare a casa dalla moglie così stranamente distante..
Il sesto senso è un film sull’infelicità, sulla solitudine, sull’incomunicabilità
Il sesto senso è un film sull’infelicità, sulla solitudine, sull’incomunicabilità ed è da questi presupposti che si inserisce una narrazione quasi orrorifica ma decisamente più thriller, molto ben dispiegata e che colpisce nel vivo lo spettatore fin dai primi minuti.
Bruce Willis si pone in contrapposizione con un prodigio quale è Haley Joel Osment, capace di intimorire, raggelare e rattristare solo con un gesto, uno sguardo e Willis, che appartiene a tutt’altra mimica, riesce per certi versi a non ostacolare la sua presenza, qui non così oscurante, sul personaggio di Cole che mantiene una logica, non si perde nelle vanaglorie horror o nei classicismi del genere.
Si pensi alla tradizione delle pellicole horror infantile e quanto effettivamente Il sesto senso rientri nella categoria senza mai appartenerne del tutto (le gemelle Grady, la piccola Regan), tutto sta nel modo di focalizzare l’attenzione non solo sul modo di vivere di Cole e dei suoi detriti psichici ma anche e soprattutto sul valore umano, l’emotività e l’infelicità smisurata del protagonista.
Il sesto senso è una pellicola intensa, sui rapporti umani e non umani, una piccola gemma che dopo anni mantiene sempre il suo intramontabile splendore.