Sleepless – Il giustiziere: recensione del film poliziesco con Jamie Foxx
Un cavaliere bianco che infanga il suo nome e trascura la sua famiglia fingendosi un ribelle dall’anima nera per smascherare con discrezione e abilità i veri criminali. Jamie Foxx è Vincent Downs nel chiassoso thriller/poliziesco Sleepless – Il giustiziere, ultimo sovraccaricato lavoro del regista de Il silenzio (2010) e Who Am I (2014), lo svizzero Baran Bo Odar.
Nell’intricato giro dei buoni e dei cattivi, è sempre difficile capire chi realmente tiene alla giustizia e chi invece cerca solo di sottrarsi con ogni mezzo ad essa. Vincent Downs (Jamie Foxx) insieme al suo partner Derrick Griffin (Tip “T.I.” Harris) compiono con tranquillità il loro piccolo traffico di droga con la copertura del loro ruolo da poliziotti, ma quando si ritrovano implicati nel più grande carico di cocaina dell’ultimo tempo la situazione inizia a farsi veramente infuocata. Non solo per l’agguerrita ostinazione dell’ispettore Jennifer Bryant (Michelle Monaghan), che osserva inesorabile ogni singola mossa di Vincent, ma per le minacce che l’uomo subirà dai proprietari della droga rubata insieme al collega, i quali tengono in ostaggio il suo unico figlio.
Jamie Foxx nella caccia ai malviventi in Sleepless – Il giustiziere
Nella caccia ai malviventi anche un innocente deve sacrificarsi per portare in vigore la legge e la pace, e per il regista Baran Bo Odar il Premio Oscar Jamie Foxx è l’eroe necessario. Un giustiziere discreto e capace in grado di infilarsi di soppiatto nei meccanismi di una trappola della morte tra i casinò di Las Vegas e le stanze di lusso dei boss intoccabili. Peccato però che il personaggio interpretato dall’attore statunitense poco scaturisca la simpatia dello spettatore, sfociando in una strafottenza difficile da sopportare, un’arroganza scenica fastidiosa ed eccessiva che fin dal principio risulta insoddisfacente per creare con il soggetto principale la necessaria sintonia. Affiancato da colleghi e criminali al suo medesimo livello, nessuno riesce ad esser convincente sia che porti un distintivo o meno, nota che si riscontra con evidenza soprattutto nella protagonista Michelle Monaghan, incerta nel suo mostrarsi forte e tosta alla macchina da presa.
Sleepless – Il giustiziere ricalca nelle ambientazioni tutti i cliché della città del gioco, con discoteche e piani elevati arredati da un decoratore senza gusto, gestiti e frequentati da personaggi della malavita. Mancante di originalità il film è il tipico stereotipo della corruzione nei luoghi più compromessi della città, dove poliziotti disonesti non sanno frenare il loro impulso nell’abusare del proprio potere e sfruttando la propria posizione per tornaconti scorretti e personali. Con una massiccia presenza di musica e volumi tanto alti da sfondare i timpani, la storia è un susseguirsi di eventi accidentati che si rendono, procedendo sul finale, sempre più comici e sconcertanti, una sovrastruttura ingombrante e decisamente non indispensabile agli scopi del racconto.
Un thriller/poliziesco pacchiano fatto di smascheramenti e voltagabbana
Persa la fiducia in una realtà dove chiunque si rivela essere altro, Spleepless – Il giustiziere, con i suoi personaggi nervosi e gli inseguimenti espressi sul piano fisico, è il continuo smascheramento di inganni e voltagabbana, un thriller pacchiano con un finale aperto che ci auguriamo per il suo e il nostro bene che non abbia seguito, così da non dover subire ulteriormente fughe tra piste da ballo e i soliti duelli decisivi in parcheggi desolati. Un merito è però da riconoscere al film di Baran Bo Odar: pur nella sua banale inconsistenza sa scorrere veloce sullo schermo, concedendo a chi si è trovato per sbaglio a guardarlo di non sentirsi troppo in colpa per aver sprecato un’ora e mezza del suo tempo.