Intervista a Carlotta Natoli
intervista di Margherita Bordino e Lorenzo Colapietro
Spontanea, sincera e figlia d’arte. Carlotta Natoli non è solo questo. È tante sfumature. Le stesse che porta su grande e piccolo schermo, ma anche a teatro. Gli spettatori la ricordano per il personaggio di Angela in Distretto di Polizia e di Monica in Tutti pazzi per amore. E fino a qualche giorno fa l’abbiamo vista nelle vesti della Dott.ssa Lisandri in Braccialetti Rossi2. Ma la sua carriera artistica è molto altro. La serialità è solo una parte, quella più “commerciale”. Non voglio svelarvi nulla e per questo lascio spazio all’intervista. È la stessa Carlotta Natoli a raccontarsi, come donna e come attrice.
Ha esordito molto giovane. Aveva solo otto anni quando ha iniziato a muovere i primi passi in questo mestiere. Si è mai chiesta se lei ha scelto la recitazione o se quest’arte ha scelto lei?
Si, molto spesso soprattutto in un certo periodo quando il lavoro è cominciato a diventare più “commerciale”. Prima mi rispondevo che mi sentivo la figlia di un artigiano, mio padre faceva un cinema artigianale e io mi sentivo come quei figli degli artigiani che per conseguenza naturale vanno “a bottega” da papà, perchè conoscono il mestiere, l’hanno visto praticare fin da piccolissimi. La prima volta che sono andata su un set era Salto nel vuoto di Bellocchio, mio padre aveva collaborato alla sceneggiatura. Avevo sei anni. Ancora prima ero stata sul set di un documentario di mio padre, avrò avuto quattro cinque anni, poi a otto il film Con-fusione a Venezia…. Un premio, ero contenta e frastornata. Fui chiamata da altri registi ma mio padre non mi permise di lavorare, solo con lui feci altri 4 film e poi il “salto” a diciannove anni con Le amiche del cuore di Michele Placido. Fin qui mi era sembrato tutto molto naturale poi quando con Distretto di Polizia sono approdata alla televisione ho avuto una grande crisi. La televisione segnava e segna una Lontananza da ciò con cui ho un legame profondo, con quel tipo di cinema insomma. Mi sono sempre vergognata del mio lavoro, ho un pudore interno che maschero come posso. Forse oggi sono approdata ad una nuova fase , una nuova risposta si fa breccia e ipotizzo che la televisione sia stato il mio modo di rendermi autonoma da mio padre, lui questo mezzo “violento” non lo conosceva affatto, lui conosceva solo la ‘poesia’ cinematografica. La mia storia è fin’ora andata così ma aspetto di rientrare al cinema, sarebbe bello rientrarci dalla porta Maestra!
Tra le tante donne che ha interpretato, a quale personaggio è rimasta più affezionata?
Difficile rispondere perché col tempo è chiaro che si tratta dell’insieme delle esperienze, dei lavori e delle donne interpretate che fanno la pienezza di un sentimento. Però posso dire che sono molto affezionata ad alcune interpretazioni nel film La vera Madre di G. Albano, in Les clients d’Avrenos di P. Venault, film francese. Ma anche tanti altri, Monica di Tutti pazzi e ovviamente Angelina Rivalta di Distretto.
Suo primo maestro è stato suo padre Piero Natoli. Da altre interviste sappiamo che ha studiato molto, ha frequentato diversi corsi per diventare attrice. Ad un certo punto, per solo un anno è passata dall’altro lato della “cattedra”. Cosa si prova ad essere insegnante e che ricordi ha di quella esperienza?
L’insegnamento è tra le cose più belle e sacre che ci siano. I ragazzi mi hanno riempito, ho imparato tantissimo e come dicevo loro, mi sento fortunata. E’ un mestiere molto serio e importante in cui si deve imparare a gestire l’ego e metterlo al servizio altrui, è un mestiere estremamente formativo se lo si fa con sincerità e dedizione.
Tra i suoi personaggi il pubblico televisivo è molto affezionato ad Angela di Distretto di Polizia. Non pensa che forse è stato proprio quel ruolo a farle fare breccia nel cuore di molti telespettatori?
Si ovviamente si, Angela è il ruolo per cui sono maggiormente ricordata. Ma non ci dimentichiamo il contesto. Era una delle prime lunghe serialità, parliamo di quindici sedici anni fa… Come sappiamo la lunga serie crea altri effetti nell’immaginario collettivo rispetto ad un film che dura un’ora e mezza. Poi ero una psicologa, aiutavo a risolvere problemi e ne avevo di miei, e non ultimo c’era un cast eccezionale a partire dal mio amato amico Giorgio Tirabassi.
Sempre parlando di tv, c’è Monica di Tutti Pazzi per Amore. Da sua fan le dico che ci manca molto. È stata una serie che ha portato novità e freschezza. Lì ha dimostrato di sapere anche cantare e ballare. Una grande donna di spettacolo. Quale performance l’ha divertita di più?
Che fortuna abbiamo avuto! Merito di Milani che mi ha scelta e di Ivan che l’ha scritta insieme a dei grandi collaboratori come Monica Rametta. Ivan Cotroneo ha una creatività incontenibile, e la buona scrittura è il settanta per cento del successo. E’ stato un lavoro molto faticoso nello svolgimento ma anche estremamente soddisfacente e sono felicissima di aver potuto ballare e canticchiare come ho potuto (sono meglio come ballerina). Dunque per rispondere sono molto legata ai pezzi di Raffaella Carrà e Marcella Bella! Sicuramente.
E del lavoro di coppia con Neri Marcorè cosa mi dice?
Neri?! Neri è un camaleonte, è un pacatissimo pazzo! Ci siamo trovati benissimo e ci siamo divertiti molto, peccato essersi persi di vista. Questo mestiere crea legami belli e forti che poi scompaiono.
Arriviamo all’attualità. In queste settimane è sullo schermo con la fiction Braccialetti Rossi. La Dott.ssa Lisandri è molto diversa dalle due donne su citate. Quando le hanno proposto questo ruolo cosa ha pensato e come ha preparato questo personaggio dalle diverse sfumature?
E’ vero, sono molto contenta perchè è un personaggio con un tratto del mio carattere che non ho mai esplorato, un grande senso di responsabilità. Poi ha degli aspetti meno simili come una pacatezza, una fermezza, una donna che deve agire. Un dottore insomma, la sua ironia è comparsa in questa seconda serie, come anche una buona dose di “sentimento” da trattenere. Ho lavorato così, sul contenimento di emozioni, sul senso di responsabilità che lei si sente addosso anche quando forse non ha responsabilità alcuna. Una grandissima lavoratrice con un altissimo senso morale. Al punto che nella mia visione di lei il lavoro viene prima di tutto, perchè si tratta di curare, salvare, aiutare altre vite. Insomma molto bella la relazione a questo personaggio.
Per concludere. Cosa può dirmi per conoscere meglio Carlotta e non la Natoli?
Non credo di poter dire molto più di quel che si vede nei miei personaggi. Sono una donna spontanea. Una spontaneità che ho spesso pagato sulla mia pelle. Sono incapace di mordermi la lingua. Ma sono sincera, credo che questo si legga nel mio lavoro, lo spero almeno, visto che è questo che posso regalare. Una certa dose di passione e sincerità, nel bene e nel male, nel positivo e nel negativo…