Una nuova amica: recensione
Una nuova amica, ultimo lavoro del regista francese François Ozon, noto per l’ attitudine all’approfondimento e analisi delle dinamiche sessuali umane, è uno di quei film che non possiedono un solo piano di lettura, capace di stimolare una riflessione profonda che si proietta ben al di là dello spazio della sala cinematografica. Una pellicola che più che fornire risposte stimola domande, ma il cui presupposto appare ben chiaro: Una nuova amica non è un film sull’omosessualità ma sull’universalità dell’amore, in cui le etichette di genere appaiono solo come superflue e talvolta ingombranti sovrastrutture sociali.
Per trasmettere tale messaggio, Ozon ha costruito un’opera complessa e ricca di sfaccettature, contrapponendo accanto al tema del femminile e del maschile quello della morte e della vita, entrambi indispensabili l’uno all’altro; il racconto dal quale è tratto, infatti (The new girlfriend di Ruth Rendell), è stato arricchito dal tema del lutto e da un finale completamente differente, adattandosi così alle intenzioni del regista: presentare la nascita di una persona nuova in seguito alla sofferenza causata da una perdita e sottolineare l’estrema variabilità dei sentimenti umani, che si esprimono autenticamente solo grazie alla libertà.
Claire (Anaïs Demoustier) cresce nell’ombra e ammirazione della sua migliore amica Laura (Isild Le Besco), una bambina conosciuta fra i banchi di scuola, insieme alla quale Claire diventa donna maturando un rapporto indissolubile e speciale. Alla morte di Laura, Claire viene investita da un vortice di disperazione, dal quale si salva solo grazie alla promessa fatta all’amica: prendersi cura di suo marito David (Romain Duris) e della figlioletta. L’uomo, però, nasconde un segreto che coinvolgerà Claire in un mondo di pulsioni e sentimenti inaspettati, che porteranno la donna a fare i conti con un lato ignoto di se stessa.
Una nuova amica è un profondo gioco di specchi e ambiguità, in cui nessuno dei protagonisti appare come universalmente “uomo” o “donna”. Una struttura che ricorda il recente Sils Maria di Olivier Assayas ma che gioca su atmosfere meno teatrali, più alla Hitchcock e Almodovar. La sceneggiatura appare realmente scarna, spesso scontata e, per quanto questa scelta derivi dall’intento di far parlare più le sensazioni, si avverte come una nota stonata in un lavoro che punta a raccontare una sorta di fiaba moderna, con una linea narrativa in più punti semplificata e idealizzata rispetto alla realtà ma allo stesso tempo ricca di contenuti attualissimi e importanti.
La colonna sonora, invece, si erge a vera coprotagonista, ricreando atmosfere intense e struggenti che contribuiscono a costruire un’empatia immediata e genuina con i sentimenti dei protagonisti, intento sostenuto anche dalla scelta davvero ottima degli attori, tutti perfettamente a loro agio nella parte assegnata.
Su tutti, ammirevole il lavoro di Roman Duris, alle prese con una doppia identità molto difficile da gestire cinematograficamente. Come Ozon ha dichiarato in conferenza stampa, la scelta dell’attore è stata dettata dal suo entusiasmo nel vestire i panni di David e dalla motivazione profonda a portarne in scena il percorso di rinascita, fatto di una contemporanea metamorfosi fisica ed interiore. Accanto a lui una più che appropriata Anaïs Demoustier, che con le sue delicate ma intense doti espressive fa del suo meglio per colmare le lacune del copione. Una coppia cinematografica intensa e perfettamente assortita, per un film che lascia sicuramente il segno.
Una nuova amica arriverà nelle sale italiane il 19 marzo in 50 copie, distribuito da Officine Ubu; nel cast anche Raphaël Personnaz, Aurore Clément e Jean-Claude Bolle Reddat.