La Roma del grande cinema italiano in 5 location insospettabili!
Il nostro itinerario attraverso i luoghi più curiosi della Roma Capitale che hanno ispirato il grande cinema internazionale, come promesso, non è ancora terminato. Oggi, tuttavia, la passeggiata seguirà criteri diversi: abbandoneremo le scintillanti strade del centro e i monumenti più famosi per spostarci nei quartieri Prenestino-Labicano e Nomentano. Si tratta di zone sicuramente meno patinate e ‘turistiche’ ma altrettanto ricche di storia e imbevute di settima arte, come dimostrerà la top five del giorno. Altra novità è che ci concentreremo prevalentemente su film italiani del Neorealismo e non solo, concedendoci un consistente salto indietro nel tempo, tra gli illustri capolavori di registi del calibro di Roberto Rossellini e Ettore Scola.
Sarà interessante notare come i maggiori successi nostrani di tutti i tempi, veri e propri pilastri della cinematografia mondiale, siano stati ambientati in insospettabili angoli di quartieri popolari, che molti di noi percorrono quotidianamente, forse senza farci nemmeno caso. La fama inferiore di queste location, rispetto a istituzioni quali il Pantheon o Piazza Navona, non compromette affatto l’efficacia evocativa e il potenziale immaginifico, dando luogo a sequenze altrettanto iconiche e indimenticabili fatte di pellicola ed emozioni.
Avete controllato la batteria della macchina fotografica, indossato scarpe comode e acquistato i biglietti per la metropolitana? Siete pronti, allora! Che l’itinerario abbia inizio!
5. Una giornata particolare di Ettore Scola, 1977
Prima tappa: quartiere Nomentano. Percorrendo viale XXI Aprile e poi svoltando in piazza Domenico Gnoli si raggiunge via Enrico Stevenson. È allo stabile che si trova al civico 24 che è interamente ambientato Una giornata particolare, incredibile affresco del ventennio fascista diretto da Ettore Scola e interpretato da Marcello Mastroianni e Sophia Loren. Le prime immagini del lungometraggio sono dedicate proprio alla descrizione dell’edificio, accompagnata da uno dei piani sequenza più lunghi e complessi della storia del cinema italiano. Il palazzo, la cui architettura rispecchia i canoni dell’epoca fascista, possiede un gigantesco cortile interno; i due protagonisti, una casalinga e un conduttore radiofonico, sono dirimpettai e abitano su lati opposti. Opposizione, questa, che rispecchia quella dei rispettivi stili di vita e di pensiero. Il loro incontro, in quel fatidico 6 maggio 1938, giorno in cui Hitler visitò Roma, diverrà occasione per un confronto, intenso e di straordinario impatto, tra due solitudini. Il film ha fatto incetta di premi; tra questi, il Golden Globe al miglior film straniero.
4. I Soliti Ignoti di Mario Monicelli, 1958
Una delle migliori commedie brillanti di sempre, che vanta un cast di mostri sacri e consacrò Vittorio Gassman come attore anche comico (vinse il Nastro d’Argento per questa interpretazione), si snoda tra un’infinità di location romane. Da Porta Portese a Santa Maria Maggiore a Casal Bertone; in quest’ultimo, precisamente a Piazza Cosenz, si trovava (oggi non esiste più) il palazzo sulla cui terrazza lo specialista in casseforti Dante Cruciani (un indimenticabile Totò) offre lezioni di scasso ai nostri criminali da strapazzo.
Il paesaggio che ci interessa per essere coerenti con il nostro percorso è, però, quello di fronte alla Batteria Nomentana, visibile imboccando la Tangenziale Est da via Nomentana in direzione San Giovanni. Qui si trovava il cantiere lungo il quale Peppe er Pantera (Gassman) e la domestica Nicoletta (Carla Gravina) passeggiano insieme, dopo che il primo l’ha salvata dalla finta aggressione di Mario (Renato Salvatori) e Ferribotte (Tiberio Murgia).
3. Guardie e Ladri di Mario Monicelli e Steno, 1951
Uno spaccato della Roma del secondo dopoguerra di raro spessore e sensibilità, incredibilmente spassoso ma anche in grado di emozionare profondamente, interpretato dagli immensi Totò e Aldo Fabrizi. Palma d’Oro alla quinta edizione del Festival di Cannes e Nastro d’Argento per Totò. Anche in questo caso, sono numerosi gli scorci capitolini che ospitano le peripezie del furfante Ferdinando Esposito (Totò), che campa di espedienti per mantenere la propria famiglia e fugge dalla guardia Lorenzo Bottoni (Fabrizi). Quest’ultimo, deve acciuffare Esposito a tutti i costi… O perderà il lavoro! La sequenza cult dell’inseguimento cela un retroscena tragicomico: durante le riprese, una vettura dei carabinieri, di passaggio, sentì Fabrizi urlare: “Al ladro! Fermatelo!” Così, i due carabinieri a bordo saltarono giù dall’auto ed estrassero le pistole, iniziando a rincorrere a loro volta Totò!
La fuga di Totò fu girata nel quartiere quartiere Trieste Salario: inizia alla fine di viale Somalia e si snoda lungo un dosso, destinato a divenire la futura via Olimpica.
2. Accattone di Pier Paolo Pasolini, 1961
Il primo film diretto da Pasolini ci trasporta direttamente nel cuore del Pigneto, una delle zone più in fermento multiculturale di Roma. Il regista e scrittore si serve dei canoni narrativi del Neorealismo ma conferendogli inedita veste stilistica. E ci racconta la drammatica storia di Vittorio (Franco Citti), detto Accattone, borgataro di via dei Gordiani, e del violento mondo che lo circonda. Il film, specchio spietato delle condizioni di quel sottoproletariato di periferia privo di prospettive e speranze, doveva essere prodotto da Federico Fellini. Il Maestro, tuttavia, si tirò indietro all’ultimo momento, preoccupato dell’inesperienza di Pasolini come regista.
Chi non ha mai preso l’aperitivo al Necci, in via Fanfulla da Lodi? Forse, però, non tutti sanno che quello stesso bar è proprio l’Osteria Necci, abitualmente frequentata dal protagonista e scenario delle sue bravate e risse. La casa di Accattone, invece, si trova in via Ettore Giovenale.
1. Roma Città Aperta di Roberto Rossellini, 1945
Punto di riferimenti del cinema mondiale e manifesto del Neorealismo, il capolavoro di Rossellini, Palma d’Oro al Festival di Cannes del 1946, è interpretato, tra gli altri, da Anna Magnani e Aldo Fabrizi. Gli studi di Cinecittà, nell’immediato dopoguerra, erano rifugio per sfollati, così le riprese della pellicola si svolsero all’interno del vecchio Teatro Capitani, in via degli Avignonesi 32, proprio dietro via del Tritone.
Ma noi siamo ancora al Pigneto, per la precisione in via Raimondo Montecuccoli, dove è stata girata una sequenze celeberrima nella storia della settima arte, ovvero la disperata corsa di Pina (Magnani) dietro al camion dove i tedeschi hanno caricato il suo Francesco (Francesco Grandjacquet). Di lì a poco, la donna sarà colpita da una raffica di proiettili. La scena della corsa fu ripresa da due inquadrature, ma Anna Magnani cadde troppo presto rispetto a quanto previsto. Si decise, pertanto, di sfruttare sia l’inquadratura laterale sia quella frontale, in modo che la sequenza sembrasse più lunga. Il palazzo in cui abita Pina si trova al civico numero 17. Gli interni del palazzo e delle scale furono però girati nel numero 36, che aveva scale più larghe ed agibili.
Un’altra location da non perdere, ancora al Pigneto, è la parrocchia di Sant´Elena, nel tratto iniziale della Casilina: è proprio quella di don Pietro (Aldo Fabrizi).