Miracoli dal cielo: recensione del film con Jennifer Garner e Martin Henderson
Miracoli dal cielo (Miracles from heaven) è la trasposizione cinematografica del testo autobiografico Miracles from heaven, scritto da Christy Beam, protagonista, insieme alla sua famiglia, di questa incredibile storia. Diretto da Patricia Riggen, il film è interpretato da Jennifer Garner, Martin Henderson, Kylie Rogers, Queen Latifah ed Eugenio Derbez.
La fede comincia appunto là dove la ragione finisce
(Søren Kierkegaard)
L’incredibile storia della famiglia Beam
La storia della famiglia Beam ha senza dubbio dell’incredibile. E quest’incredibile merita forse di essere ripensato e rielaborato personalmente, interiormente, da ciascuno, al di là della “semplice” visione del film. Detto ciò, non si può non convenire sul fatto che qualcosa di assolutamente inverosimile si sia verificato a Dallas qualche anno fa.
Christy (Jennifer Garner) e Kevin Beam (Martin Henderson) conducono una vita serena, hanno tre bellissime bambine, vivono in un’atmosfera familiare armoniosa e fanno parte di una comunità religiosa che si può dire essere la loro seconda famiglia. Questo “piccolo angolo felice” inizia però a sgretolarsi quando a una delle figlie, Annabel (Kylie Rogers), viene diagnosticato un raro disturbo digestivo che, sostiene anche il medico più accreditato, non risulta per il momento curabile. Nonostante gli innumerevoli tentativi fatti dalla madre, sembra che solo un miracolo possa salvare la vita della bambina.
E, forse, qualcosa di simile c’è stato. Un giorno, infatti, mentre sta salendo su un albero del giardino insieme alle due sorelle, Annabel cade improvvisamente, sbattendo la testa. Data la violenza della caduta, i genitori e gli amici temono il peggio e pregano fortemente per la sua vita. Ma, quando la bambina si risveglierà, quello che medici e genitori avranno sotto gli occhi sarà un vero e proprio… “miracolo”.
Miracoli dal cielo: un film che parla di fede come amore, amicizia, dono incondizionato
Miracoli dal cielo mette in scena e indaga, senza alcuna “pretesa veritativa”, i sentimenti profondi che attraversano e pervadono una famiglia che, messa duramente alla prova dalla malattia di una figlia, cerca il modo e la forza per reagire, per non mollare e continuare a credere. E lo fa in modo genuino, mostrandoci la fiducia e l’atto di fede ma anche i dubbi di una madre che, per quanto profondamente credente, non riesce, in un momento di così forte dolore e disperazione, a sentirsi vicina a ciò in cui ha sempre creduto. Una madre che, di fronte alle sofferenze della figlia, si chiede dove sia finito Dio, quel Dio buono e misericordioso che adesso accetta e permette tutto questo. Christy confessa al marito di non riuscire più a trovare conforto nella fede, di non riuscire più neanche a pregare, tanto è grande il dolore.
Eppure, alla fine sarà Christy stessa a sostenere come la presenza di Dio, di qualcosa di più forte, di meno evidente ma di più profondo, ci sia spesso in tante piccole cose che rendono ogni giorno, in qualche modo, miracoloso. Tutto sta nel saperle (ac)cogliere, nel saperle vedere e nell’aprirsi ad accettarle:
Albert Einstein ha detto che ci sono due modi di vivere la vita: uno, come se niente fosse un miracolo; e l’altro, invece, come se ogni cosa fosse un miracolo. Io non stavo di certo vivendo la mia vita come se ogni cosa fosse un miracolo. E mi sbagliavo. I miracoli stanno dappertutto. I miracoli sono altruismo; a volte si manifestano nei modi più inattesi grazie a persone che attraversano la nostra vita, o grazie ad amici che ci rimangono accanto in qualunque situazione. I miracoli sono amore.
(Christy Beam)
È così che Miracoli dal cielo si mostra in realtà come un inno alla vita, a godere dei piccoli grandi doni che questa ci offre, mostrando tuttavia anche la concreta – poiché umana – difficoltà di continuare a credervi quando essa stessa sembra sottrarceli mettendoci alla prova.
Un film di sentimenti ma anche una riflessione concreta sull’abisso che si staglia al di sotto di ogni atto di fede, di credenza, di amore, mostrandone il necessario coraggio, l’inevitabile cifra d’inconsapevolezza, di “azzardo”, a tratti d’incoscienza. La fede, diceva Kierkegaard, è salto: non conosce mediazioni, logiche, razionalità. La fede è il rischio supremo, perché lascia che l’altro preceda se stessi, decida in noi di noi stessi e del nostro “destino”. La fede è il rischio potenzialmente mortale di lasciarsi costituire dall’altro. Ma, senza di essa, la vita diviene mero calcolo, tentativo di controllo destinato al fallimento. Perché la fede come apertura all’altro ci costituisce, ci dà forma, e ci dà vita.
Ecco allora che il messaggio di Christy si mostra proprio come un inno a quest’apertura, al rischio del sentimento, della fede in quanto amore, amicizia, dono. E Miracoli dal cielo si mostra come un film riflessivo ma non pedante, forte ma non eccessivo.
Miracoli dal cielo: sceneggiatura coinvolgente. Anche il cast non delude.
La sceneggiatura di Randy Brown e la regia di Patricia Riggen hanno il merito di rendere la storia vicina allo spettatore, coinvolgendolo all’interno di un labirinto emotivo che sente prossimo in quanto estremamente umano, spoglio da astrazioni o idealizzazioni poco credibili.
L’assolutamente convincente interpretazione di Jennifer Garner e Martin Henderson, ma anche della piccola Kylie Rogers, sono poi il giusto passpartout per una già sollecitata adesione emotiva. Anche il ritmo del film è efficace, dando il giusto spazio sia alla parte “dinamica” che a quella più meditata e riflessiva.
Una pellicola che rende dunque giustizia alla storia da cui è tratto, e che può rappresentare una vittoria per tutti, spettatore compreso.