Il padre d’Italia: conferenza stampa e intervista video esclusiva al cast del film con Luca Marinelli
Il padre d’Italia (trailer), secondo lungometraggio per la regia di Fabio Mollo, sarà al cinema il 9 marzo, distribuito da Good Films, e la promozione del film ha preso il via nel principali città italiane. Noi di Cinematographe-FilmIsNow, abbiamo incontrato il regista ed i protagonisti Luca Marinelli ed Isabella Ragonese a Roma, in occasione della presentazione stampa del film. Ecco cosa hanno raccontato in conferenza e nella nostra intervista video esclusiva.
Il Padre d’Italia: un viaggio on the road alla ricerca del diritto di amare se stessi
Paolo ha 30 anni e conduce una vita solitaria, quasi a volersi nascondere dal mondo. Il suo passato è segnato da un dolore che non riesce a superare. Una notte, per puro caso, incontra Mia, una prorompente e problematica coetanea al sesto mese di gravidanza, che mette la sua vita sottosopra. Spinto dalla volontà di riaccompagnarla a casa, Paolo comincia un viaggio al suo fianco che porterà entrambi ad attraversare l’Italia e a scoprire il loro irrefrenabile desiderio di vivere.
Qual è il tema principale de Il Padre d’Italia?
Fabio Mollo: Il film affronta principalmente il tema della genitorialità, attraverso questo viaggio reale ma al tempo stesso simbolico che porta Paolo (Luca Marinelli, n.d.r.) a confrontarsi col tema della paternità, un argomento rimosso perché ritenuto da lui stesso contro natura.
Cos’hanno portato gli attori al film?
Fabio Mollo: Ho immaginato da sempre l’opportunità di fare il film con due grandi attori protagonisti; Luca e Isabella, li ho pedinati un po’ per riuscire a convincerli ed è stato bellissimo realizzare il mio desiderio. Il padre d’Italia ha affrontato un lungo lavoro di preparazione prima dell’inizio delle riprese, abbiamo provato per circa un anno, quotidianamente, sul tipo di messa in scena che volevamo ottenere. Ogni passaggio emotivo, ogni incontro fra i personaggi è sempre stato discusso insieme agli attori e cambiato, se necessario.
A differenza del tuo lungometraggio d’esordio, Il Sud è niente, presentato ad importanti Festival Internazionali come Berlino, Toronto e la Festa del cinema di Roma, Il padre d’Italia ha puntato dritto alla distribuzione cinematografica, pur essendo perfetto per una vetrina come la Berlinale. Come mai?
Fabio Mollo: mi sarebbe piaciuto molto portarlo alla Berlinale o ad altri festival ma questa volta preferirei che il mio film battesse di più i cinema, che coinvolgesse e conquistasse più il pubblico di sala.
Perché queste scelte musicali così mirate ad ispirazione anni ’80?
Fabio Mollo: La musica de Il padre d’Italia è un aspetto che abbiamo curato molto. Volevamo che la colonna sonora raccontasse il mondo musicale di Mia (Isabella Ragonese, n.d.r.) – che è una cantante – e che anche la stessa storia fosse raccontata dalle musiche.
Il padre d’Italia utilizza due estremi geografici del nord (Torino) e del sud (la Calabria) per rappresentare l’Italia. È stato un modo per sintetizzarla con più efficacia?
Fabio Mollo: L’ On the road è per me un elemento molto importante, perché sono solito accostare le storie d’amore al viaggio. Il percorso di conoscenza ed esplorazione interpersonale tra Mia e Paolo segue infatti il viaggio che affrontano insieme, e mano a mano che arrivano al sud entrambi (soprattutto Paolo) si spogliano delle loro corazze e dogmi, lasciando che l’amore vinca sulle convinzioni.
Luca e Isabella, perché avete detto sì a questo film e cosa spinge Mia e Paolo l’uno verso l’altra?
Isabella Ragonese: a dire il vero non è che Fabio mi abbia corteggiata poi così a lungo, solo che inizialmente avevo paura di affrontare un ruolo del genere, di portare in scena una sbandata senza regole. Era un personaggio che mi attraeva e spaventava allo stesso tempo. È molto difficile pensare a Mia e Paolo singolarmente ed è bellissimo il fatto che siano due estranei, proprio per la facilità con cui a volte si riesce a svelare parti di sé a chi sa meno cose di noi, entrandoci autenticamente in intimità. Credo sia una sorta di corto circuito che accade quando ci si incontra al momento giusto. Mia e Paolo si riconoscono istintivamente. Lei riconosce in lui una persona buona, e insieme danno vita ad un amore inteso come prendersi cura l’uno dell’altra.
Luca Marinelli: leggendo la sceneggiatura, mi sono sentito coinvolto dalle esplosioni emotive presenti al suo interno. Mi sono emozionato, l’ho trovato un tema nuovo per l’Italia. C’erano tante cose, l’amore gigantesco verso se stessi, gli altri, la vita in generale. Poi mi è piaciuto Fabio, quando l’ho incontrato abbiamo parlato di tutt’altro, ed è stato fondamentale sentirmi in sintonia con lui, così come ho apprezzato la sua capacità di mandare a monte intere giornate di lavoro per rifare scene che poi sono pure risultate assenti nel montaggio finale. Non era facile trattare un argomento come questo con una tale grazia e delicatezza.
Cosa vede Paolo in Mia di così importante da fargli mollare tutto per seguirla?
Luca Marinelli: Credo semplicemente che Mia rappresenti una parte di sé e della sua vita che Paolo ancora non conosce. Per questo si donano l’uno all’altra con una tale urgenza e spontaneità.
Le musiche insistono su Loredana Bertè. C’è un motivo particolare?
Fabio Mollo: da calabrese ho sentito subito questo desiderio, perché Loredana Bertè è di Bagnara, ed è come se Mia fosse un po’ come lei agli occhi di Paolo. La Bertè nell’immaginario rappresenta la trasgressione. E poi volevamo insistere nel richiamare gli anni ’80, anche nei costumi.
Hai fatto riferimento a particolari film o registi per realizzare Il padre d’Italia?
Fabio Mollo: Sì. I mie riferimenti principali sono stati Una giornata particolare di Ettore Scola, un film che mi ha segnato molto, e anche Il ladro di bambini di Gianni Amelio. Amo molto anche Xavier Dolan, in particolare mi sono ispirato allo straordinario Laurence Anyways, anche nell’uso della musica. Volevo fare un film che fosse poco sulla biologia, sulla religione, e molto sull’amore slegato dalla sessualità e dalla natura. Volevo raccontare un amore che supera barriere e cliché.
Ne Il padre d’Italia vediamo questo coro matriarcale del sud, che rappresenta un tipo di famiglia che non si lascia andare a giudizi pur restando se stessa. Come hai sviluppato questo momento nel film?
Fabio Mollo: È un momento su cui abbiamo lavorato tanto, uno snodo narrativo fondamentale per l’evoluzione dei protagonisti. Paolo e Mia si confrontano con la famiglia tradizionale che ha un effetto opposto sui due, Mia la rifugge, Paolo ne vorrebbe fare parte, dato anche il suo trascorso. L’attenzione per l’evoluzione graduale dei personaggi abbiamo cercato di metterla anche girando il film in ordine cronologico, in modo che gli attori potessero evolvere insieme ai rispettivi ruoli.
Isabella: per Mia la famiglia ed il luogo di origine sono ambivalenti, casa sua è un posto in cui tornare ma dal quale vuole fuggire perché inevitabilmente giudicante.