Kong: Skull Island – recensione del film con Tom Hiddleston
Kong: Skull Island segna il ritorno sul grande schermo del mostro cinematografico più noto al pubblico. Film diretto da Jordan Vogth-Roberts con un cast ricco di star, da Tom Hiddleston a Samuel L. Jackson passando per John Goodman fino al premio Oscar Brie Larson. Inserito nel nuovo universo condiviso Warner (Monsterverse) il film promette di creare le basi per l’atteso scontro degli scontri previsto nel 2020, Kong vs Godzilla. L’assenza del re di tutte le scimmie durava dal lontano 2004 quando Peter Jackson dirigeva Naomi Watts in King Kong, classico remake dei primissimi blockbuster hollywoodiani, ma non irresistibile alla vista. La lavorazione di Kong: Skull Island ha radici ben più profonde, il progetto del film risale al 2013 e la produzione è stata lunga e complessa, vista anche la molta “naturalezza” dei luoghi nei quali è stato girato.
Kong: Skull Island – avevamo davvero bisogno di questo film?
Fin qui sembra la classica favola con lieto fine, ma così non è! Risalendo alle radici del cinema muto, la figura di King Kong ha sempre destato un grande interesse a livello cinematografico, come anche quella di Godzilla. L’unico vero problema di questi film e di queste trasposizioni sono le storie, le sceneggiature, spesso eccessivamente deboli e con pretesti scenici alquanto ridicoli. In Kong: Skull Island è stato ripetuto lo stesso errore del passato. Va dato atto al giovane Vogth-Roberts, che ha cercato in tutti i modi di stravolgere la classica “storiella di King Kong sul grattacielo”, di una regia fresca e conturbante, di un montaggio rapido – curato da Richard Pearson – e di una cura dei dettagli davvero notevole. Il vero problema del film, un classico per chi conosce questo genere cinematografico, è la sceneggiatura.
Il film, come ormai è noto ai più ai tempi del RE – cinematografico (remake, reboot) – è ricchissimo di personaggi, più o meno importanti, ma tutti gettati nella mischia, senza un minimo tratto psicologico primario, o una presentazione. Ma non sono gli unici problemi dei quali soffre Kong: Skull Island.
Tom Hiddleston è il capitano Conrad in Kong: Skull Island
La trama del film su King Kong vede un gruppo di esploratori misti a soldati (appena richiamati dopo la fine della guerra del Vietnam) che nel 1973 decidono di intraprendere una rischiosa missione sull’isola di Skull Island. Arrivati sul posto scatenano inconsapevolmente (invece consapevolmente) la furia del re dell’isola, una potente scimmia di nome Kong. Ben presto l’esplorazione si trasforma in carneficina e la lotta per la sopravvivenza metterà il team davanti a un fredda e cinica domanda: la figura umana è contemplata in questo presunto atollo paradisiaco? Kong non è l’unica minaccia alla quale dovranno far fronte.
Kong: Skull Island – cosa si nasconde dietro gli effetti speciali?
Kong: Skull Island è frutto dell’intenso lavoro dell’ILM (Industrial Light and Magic di George Lucas), un lavoro che si vede ed è portato a termine in maniera davvero notevole. Ma nel 2017 ci accontentiamo solo di vedere l’ennesimo circo Barnum di effetti e cazzotti tra mostri enormi e affamati dove l’uomo occupa il gradino più basso della catena alimentare? Direi davvero di no, il cinema non è questo! Va dato atto all’egregio lavoro di chi ha reso Kong davvero spaventoso, a Larry Fong, per aver diretto una fotografia mai superficiale né sovraesposta e a una colonna sonora ricca di grandi pezzi degli anni ’70 e ’80 (con Ziggy Stardust di David Bowie è vincere facile).
I problemi però di Kong: Skull Island sono davvero infiniti; oltre la scricchiolante sceneggiatura e dei personaggi non ben caratterizzati (Tom Hiddleston e Brie Larson sono davvero pessimi nel film), la vera disgrazia e il velato (nemmeno tanto) citazionismo storico ad Apocalypse Now di Francis Ford Coppola.
Kong: Skull Island – Jurassic World o Apocalypse Now?
Ora, il capolavoro eterno di Coppola non può essere preso, dilaniato, smembrato, spolpato di un’anima lirica unica e travasato in un contenitore vuoto e senza spirito.
L’arrivo degli elicotteri sull’isola scimmiotta (visto che siamo in tema di scimmie) la celebra Cavalcata delle Valchirie del Colonnello Kilgore, a sua volta scimmiottato da un Samuel L. Jackson apatico e spento. Inoltre il personaggio di Tom Hiddleston si chiama Conrad (autore del celebre romanzo Cuore di tenebra dal quale è tratto il film di Coppola) e nel film vuole rappresentare l’eroe senza macchia, il condottiero senza paura (finendo per imitare Martin Sheen in Apocalypse Now). Ma la vera aberrazione, ciò che più disturba del film, è il personaggio di John C. Reilly che è la semplificazione più sciatta e ridicola del Colonnello Kurtz di Marlon Brando.
Magari non era intenzione del regista shakerare Apocalypse Now, inserire un pizzico di Jurassic World e chiamare il film Kong: Skull Island, o magari sì e forse non lo sapremo mai. Sta di fatto che Kong: Skull Island è un film davvero deludente, nessuno si aspettava di vedere un capolavoro, in fondo parliamo pur sempre di un blockbuster macina-soldi, ma davvero nel 2017 abbiamo bisogno di spegnere il cervello per 118 minuti e assistere a calci e pugni?