Raffaello – il principe delle arti – in 3D: le 10 opere d’arte da conoscere prima di vedere il film
Il 3-4-5 aprile 2017 uscirà nelle sale italiane Raffaello – il Principe delle Arti – in 3D, prima trasposizione cinematografica sulla figura di Raffaello Sanzio (1483 – 1520). Nel film sono custodite oltre quaranta opere dell’artista urbinate che ci consentono di immergerci nelle atmosfere dell’arte rinascimentale, facendoci scoprire cosa si nasconde dietro ogni pennellata, ogni traccia e ogni volto immortalato negli armoniosi impasti di colore. Per godere al meglio la visione di Raffaello – il Principe delle Arti – in 3D, produzione realizzata da Sky in collaborazione con i Musei Vaticani e Magnitudo Film e distribuito da Nexo Digital, abbiamo selezionato 10 delle opere d’arte che vedremo nel film (della durata di 90’), il quale farà la sua prima tappa nelle sale cinematografiche italiane per poi approdare nei cinema di ben 60 paesi del mondo. Vi guideremo alla scoperta delle opere più belle dell’artista – interpretato nel film da Flavio Parenti – dallo Sposalizio della Vergine alla Madonna Sistina, passando per La scuola di Atene e La velata.
Lo sposalizio della Vergine
Sotto la spinta del padre, Raffaello frequenta la bottega di Perugino. Qui studia soprattutto i modelli dal vero, mettendo in posa figure nude e soffermandosi sulle posizioni e sugli atteggiamenti che venivano proposti nelle composizioni del maestro. L’apice dei suoi studi è Lo sposalizio della Vergine (1504). Anche il maestro Perugino si dedica allo stesso quadro, ma la resa più naturale dei personaggi di Raffaello, l’architettura dello sfondo e il punto di fuga prospettico fanno emergere il genio dell’allievo.
Madonna del Cardellino
Nel 1504 Raffaello lascia Urbino e si trasferisce a Firenze per conoscere le opere di Michelangelo e di Leonardo. In questo periodo si concentra sulla figura della Madonna con il Bambino. Infatti, è datata 1506 la Madonna del Cardellino, realizzata per il matrimonio dell’amico Lorenzo Nasi. Non si può che notare la lezione leonardesca, in particolare sul paesaggio dello sfondo.
Ritratto di Maddalena Strozzi
Nel 1506 Raffaello dipinge Il ritratto di Maddalena Strozzi sotto commissione di Agnolo Doni. Questo è un chiaro esempio di come l’artista abbia interiorizzato la lezione di Leonardo: il paragone con la Gioconda diviene inevitabile, sia per la posizione e l’attitudine della donna ritratta che per il paesaggio in secondo piano.
Sacra Famiglia Canigiani
Tra il 1507 e il 1508, poco prima di partire per Roma, Raffaello si avvicina a Michelangelo, fino ad allora considerato con minor attenzione rispetto a Leonardo. L’esito maturo dello studio su Michelangelo è La Sacra Famiglia Canigiani (che per ironia è la composizione leonardesca per eccellenza). Qui la torsione dei corpi non può che rimandarci alla Sacra Famiglia Tondo Doni.
La disputa del Sacramento
Nel 1508 Raffaello viene chiamato a Roma, al servizio di papa Giulio II, con l’arduo compito di decorare i nuovi appartamenti papali. Così il 1509 e il 1511 realizza gli affreschi parietali. Il primo ad essere realizzato è La disputa del Sacramento. Ciò che vediamo dipinta è la questione teologica dei rapporti tra la Chiesa Militante e quella Trionfante, rispettivamente i fedeli sulla terra e i Santi in Paradiso. Il dibattito è reale, ma Raffaello dispone tutte le figure in semicerchio, riprendendo un’iconografia anche simbolica.
La scuola di Atene
Nella Stanza della Segnatura si dedica a La scuola di Atene. Vediamo un edificio di enormi dimensioni (identificato come Il Tempio della Sapienza) dove si raccolgono filosofi e saggi antichi. Le figure centrali sono Aristotele e Platone, quest’ultimo con sembianze di Leonardo da Vinci. Seguono il personaggio pensoso in primo piano, Eraclito, identificato in Michelangelo e sulla destra Bramante nei panni di Euclide. Possiamo notare anche lo stesso Raffaello all’estrema destra. Perché questo gioco tra artisti e filosofi? Raffaello voleva ridare dignità alla professione dell’artista, ancora vista come meccanica e non liberale.
La Fornarina
Realizzato tra il 1518 e il 1519 La Fornarina è una delle opere più belle e misteriose di Raffaello Sanzio. La domanda che ancora oggi tormenta critici d’arte e appassionati è: “chi è la donna ritratta nel dipinto?”. Secondo gli esperti si tratta di Margherita Luti, figlia di un fornaio nel quartiere di Trastevere a Roma e amante di Raffaello; non manca però chi sottolinea la somiglianza tra quest’opera e altre dell’artista urbinate (come ad esempio La Velata) arrivando dunque a dedurre che non si tratti di una donna reale, bensì di una trasposizione della bellezza ideale.
Parlando dell’opera in sé la donna protagonista dell’olio su tavola mostra il suo volto innocente – i capelli sono parzialmente coperti da un turbante di seta nel quale si intravede una spilla – e ha il corpo seminudo. È posta a tre quarti e sullo sfondo si nota la presenza di un cespuglio di mirto, simbolo della bellezza.
Il fatto che appaia col seno scoperto ci fa intendere che l’opera era destinata a una collezione privata. La Fornarina copre il seno nudo reggendo con una mano il velo, mentre con l’altra copre le gambe con un tessuto rosso. Sul suo braccio sinistro si può notare la presenza di un bracciale che riporta la scritta “RAPHAEL VRBINAS”. Questo dettaglio ha portato i critici a sostenere che l’opera posa essere stata successivamente modificata da Giulio Romano.
La Madonna Sistina
Tra il 1513 e il 1514 Raffaello realizza la Madonna Sistina. Senza alcun attributo sacrale, la Vergine discende da una nuvola in maniera assolutamente naturale. L’apparizione celeste diventa un gesto più che umano. Ai lati, San Sito e Santa Barbara. In basso due putti, divenuti celebri nella storia dell’arte, osservano la scena con aria quasi annoiata.
La Velata
Nel 1516 Raffaello dipinge La Velata, il cui nome deriva proprio dal velo sul capo. Questo è uno degli esempi più alti della ritrattistica dell’artista, dove la bellezza femminile viene arricchita dalla straordinaria resa materica della veste. Il braccio, appoggiato poco sotto la linea di confine del quadro, diventa un espediente per realizzare la manica rigonfiata, che diventa la vera protagonista del dipinto.
Trasfigurazione
La Trasfigurazione è l’ultima opera di Raffaello, datata tra il 1518 e il 1520, rimasta incompiuta in alcune parti marginali. La scena riprende due episodi evangelici: La trasfigurazione della morte di Cristo e la liberazione dell’ossesso. I due episodi si collegano attraverso i gesti degli apostoli, che indicano la scena nel piano superiore. Si può notare anche una diversa interpretazione leonardesca, infatti la resa emotiva dei personaggi viene esasperata, creando una nuova tensione drammatica.