La Bella e la Bestia: 5 buoni motivi per andare a vedere il live action Disney
Che voi facciate parte di quella fetta di appassionati Disney già riluttante alla sola idea di una nuova versione dell’intramontabile cartone animato del 1991, o aspettiate invece con ansia di veder trasformarsi in carne ed ossa gli amati personaggi de La Bella e la Bestia, sicuramente un punto vi accomuna: la curiosità. Sì perché nonostante le recensioni contrastanti (QUI la nostra) la traumatica notizia della diversa traduzione in italiano delle canzoni e le polemiche sulla scelta della caratterizzazione omosessuale di uno dei personaggi, nessun amante del celebre e pressoché perfetto film d’animazione può sfuggire alla speranza di rivivere anche solo una piccola parte di quelle emozioni, tanto più in versione live action.
Secondo noi di Cinematographe-FilmIsNow tali aspettative sono ampiamente giustificate, perché se è vero che alcuni aspetti del film di Bill Condon sono destinati a far discutere e forse rimpiangere l’originale, questo nuovo La Bella e la Bestia riserva più di un asso nella manica, traducibile in corrispondenti buoni motivi per non perderlo al cinema. Volete sapere quali sono? Ne abbiamo individuati in particolare 5!
La Bella e la Bestia: 5 validi motivi per andare a vedere il live action con Emma Watson
L’accuratezza nella resa delle ambientazioni
Inutile nasconderlo, se c’è una aspetto su cui nessun fan del cartone animato avrebbe potuto sorvolare è il rispetto delle atmosfere magiche delle location originali. A questo proposito Bill Condon e la sua troupe hanno fatto un ottimo lavoro, scegliendo di collocare le vicende del film d’animazione (che avvenivano in un’epoca indefinita) in un luogo geografico e momento storico preciso: nella Francia del XVIII secolo. In questo modo, la costume designer premio Oscar Jacqueline Durran ed il resto della troupe hanno potuto conferire un carattere preciso al film, a cavallo tra il lusso della Versailles del tempo e il mondo del film del 1991.
Anche se gran parte del film è stato girato presso gli Shapperton Studios di Londra, e persino il castello, sia esternamente che internamente, è stato ricreato virtualmente, il regista è rimasto molto fedele alle ambientazioni del cartone animato, conferendo realtà ai disegni in modo armonico e dal grande impatto visivo. La scelta poi di collocare la figura di Belle in un’epoca precisa e di arricchire la sua immagine con piccoli dettagli, come la sostituzione delle delicate scarpette con dei solidi e più pratici stivali, contribuisce a sottolineare l’unicità delle caratteristiche della fanciulla: un’autentica rivoluzionaria e pioniera dell’emancipazione, tra le donne del Settecento.
L’approfondimento delle relazioni e delle vicende private dei protagonisti, antecedenti la storia narrata nel film
Altro indubbio pregio del live action La Bella e la Bestia è quello di aver colmato delle ipotetiche lacune del cartone animato. Chi era la madre di Belle e perché non c’è più? Ma soprattutto, com’era il principe prima di trasformarsi in una spaventosa Bestia e perché lui e gli altri abitanti del castello sembrano essere stati dimenticati da tutti? Cosa rende il rapporto tra Belle e suo padre così speciale? Quali sono le affinità profonde tra Belle e la Bestia, che hanno fatto sbocciare il loro improbabile, grande amore? La nuova versione cinematografica della fiaba offre un viaggio approfondito non solo nelle vicende private dei protagonisti, antecedenti la narrazione, ma conferisce maggior spessore alle loro relazioni ed emozioni, grazie anche all’introduzione di nuovi brani cantati che aiutano a coglierne gli stati d’animo e i pensieri.
Un LeTont… tutt’altro che tonto
Il LeTont del cartone animato è un misto di stupidità e cieca ammirazione per il rozzo e possente Gaston (interpretato da un irresistibile Luke Evans). Nel nuovo live action, invece, Josh Gad, alias il braccio destro dell’aspirante sposo di Belle, si rivela sensibile ed intelligente, pronto a cercare (seppur invano) di riportare il ragazzo sulla retta via e a criticare le sue idee strampalate. A renderlo fragile nei confronti dell’antagonista della Bestia solo una velata ma potente attrazione, che lo porta a finire per accettarne le intemperanze e le decisioni, pur non condividendole ma…fino ad un certo punto!
Le implicazioni dell’incantesimo si fanno più intense e profonde
L’incantesimo che vede protagonista il lento ed inesorabile sfiorire della rosa incantata assume più implicazioni nel film, assumendo altresì maggior profondità. Oltre al fatto che il cadere di ogni petalo viene reso con maggior drammaticità espressiva, la stessa immagine del fiore, nell’opera di Bill Condon, espande la sua simbologia divenendo (come nella fiaba originale) non solo il pretesto per la cattura del povero Maurice da parte della Bestia, ma un oggetto strettamente legato alla storia privata di Belle e al suo legame con la madre, facendo sì che appaia maggiormente giustificata la curiosità che spinge la ragazza a toccare il fiore, una volta raggiunta clandestinamente l’ala Ovest del castello. Con tutte le conseguenze che conosciamo.
Anche la maga responsabile dell’incantesimo possiede una posizione maggiormente centrale nel live action e scopriamo che le conseguenze della magia subita dalla Bestia e dagli altri abitanti del castello vanno oltre la minaccia della loro trasformazione a vita, avendo effetti ben più drammatici e definitivi (tali da rendere i momenti che precedono il finale del film molto toccanti) qualora il principe non riesca ad amare – corrisposto – Belle entro il cadere dell’ultimo petalo. La maga Agata, inoltre, non si è limitata ad offrire alla Bestia uno specchio magico che gli faccia da finestra sul mondo dal quale è ormai escluso, ma lo ha fornito di altri strumenti per proiettarsi verso l’esterno, uno dei quali sarà protagonista di un momento molto suggestivo condiviso con Belle.
La trasformazione degli oggetti incantati nei loro corrispettivi umani
Se ancora aveste dei dubbi sull’opportunità o meno di correre al cinema, ecco un buon motivo meno opinabile: veder assumere di nuovo forma umana agli oggetti incantati del castello, scoprendo, ad esempio, che dietro al simpatico e saccente orologio Tockins si nasconde nientemeno che Ian McKellen, che il simpatico e sensibile Lumière è in realtà un perfettamente assortito Ewan McGregor, che al di là allo sguardo amorevole di Mrs Bric si cela Emma Thompson e che Stanley Tucci rappresenta la stupefacente versione umana del Maestro Cadenza. Un finale davvero in gran stile, in grado di riconciliare il pubblico in un attimo anche con quegli aspetti del film che forse non hanno reso piena giustizia al cartone animato. Che aspettate, quindi? Dritti al cinema e fateci sapere se ne è valsa la pena!