Non è un paese per giovani: recensione del film di Giovanni Veronesi
Al cinema a partire dal 23 marzo 2017, Non è un paese per giovani è l’ultima pellicola per la regia di Giovanni Veronesi, incentrata sulle implicazioni di una crisi economica – quella italiana – che sembra non lasciare altra via di uscita ai nostri giovani se non quella di cercare fortuna (o anche solo dignità lavorativa) in un altro Paese.
Il film affronta tale attualissima tematica lasciando poco spazio all’esplorazione delle alternative alla partenza, aprendosi sul protagonista Sandro (Filippo Scicchitano) alle prese con il divario tra l’umile (e ovviamente precaria) occupazione di cameriere nell’emblematica osteria romana Agonia, e l’ambizione di diventare scrittore.
Un sogno che non trova spazio di condivisione né con l’eccentrico ma amorevole padre (Sergio Rubini), impegnato a cercare di sbarcare il lunario nascondendo sotto i giornali della sua edicola casse di frutta apparentemente biologica da spacciare agli avventori, né tra i suoi colleghi e coetanei, che si affrettano ad affibbiargli il soprannome ironico “lo scrittore”, a voler evidenziare l’assurdità di desiderare, in un Paese come questo, un lavoro che faccia rima con la realizzazione personale, oltre che con la soddisfazione economica.
Fra i colleghi di Sandro, però, c’è anche Luciano (Giovanni Anzaldo), un ragazzo taciturno e riservato che, a differenza degli altri, come Sandro sembra non volersi arrendere alla desolazione di un futuro fatto di precariato e frustrazioni, sognando una vita lontana dall’Italia, e più precisamente a Cuba.
Detto fatto, reperito un contatto sull’isola, i due ragazzi partono all’avventura, determinati a rivoluzionare la propria esistenza e quella dei cubani grazie all’idea dell’apertura di un ristorante italiano dotato di connessione wi-fi, una rarità sull’isola, che potrebbe costituire una svolta decisiva per diventare finalmente indipendenti.
Sandro e Luciano arrivano così a l’Avana , dove trovano ad attenderli Nora (Sara Serraiocco), una ragazza svampita e cordiale che li aiuta a sistemarsi e che nasconde dietro cicatrici visibili un dolore immenso, che ha lasciato un segno indelebile sul suo corpo e nella sua vita. Il perfetto completamento di un trio di ragazzi alla ricerca di un posto nel mondo in cui poter trovare finalmente se stessi e la propria strada.
Ma il viaggio si sa, può portare a ritrovarsi ma anche a perdersi, e i tre protagonisti dovranno ben presto fare i conti con le insidie di un percorso disseminato di ostacoli, trovandosi per la prima volta al solo cospetto di se stessi e delle proprie debolezze, verso una meta desiderata quanto sconosciuta, ancora tutta da inventare e scoprire.
Non è un paese per giovani: una commedia amara sullo sfondo di un altrove in cui sentirsi finalmente a casa
Non è un paese per giovani mostra le qualità ma anche i sintomi del suo spunto di partenza: l’omonima trasmissione radiofonica condotta quotidianamente in diretta su Radio 2 da Giovanni Veronesi, centrata sulle testimonianze dei ragazzi che sono andati via dall’Italia e che vengono interpellati per raccontare le loro storie. Testimonianze tutte differenti tra loro ma che rivelano un inquietante punto comune: la perdita della speranza di poter essere felici qui, nel proprio Paese, accanto ai propri affetti, e l’inevitabile ammissione che altrove si sta meglio, nonostante le difficoltà e le rinunce.
Uno spunto che nel film il regista decide di corredare approfondendo e declinando il tema della possibilità della scelta della propria famiglia, vista non necessariamente come un insieme di persone con le quali si condividono legami di sangue ma, soprattutto, come un nucleo affettivo in grado di sostenere e condividere il viaggio della vita, al di là dell’esistenza della parentela. Un ulteriore monito alle insidie della partenza, verso luoghi e legami dai quali si potrebbe pure aver voglia di non tornare mai più, impoverendo per sempre un Paese ormai allo sbando, che non fa altro che respingere le proprie risorse umane, invece di valorizzarle.
Per mettere in scena tale controesodo, tuttavia, Giovanni Veronesi non pianifica un percorso preciso per i suoi personaggi, preferendo creare un nucleo narrativo che cerchi di sintetizzare molte possibili storie e vissuti personali alla base delle partenze, dando vita ad un’opera senza dubbio piacevole e dalla regia solida ma che soffre di un senso di disorganicità dovuto forse anche alla scrittura a sei mani (la sceneggiatura è a cura di Giovanni Veronesi, Ilaria Macchia e Andrea Paolo Massara) che – sebbene abbia il merito di caratterizzare a fondo i personaggi – non riesce tuttavia ad approfondirne sufficientemente e omogeneamente le dinamiche ed i rapporti interpersonali.
Non è un paese per giovani risulta così un po’ debole dal punto di vista del coinvolgimento emotivo dello spettatore che – nonostante le buone prove attoriali dei protagonisti (su tutti quella di Sara Serraiocco, abile nel divincolarsi gradualmente dai limiti psicologici del suo personaggio) – non riesce a legare fino in fondo con loro, “accontentandosi” di lasciare che la storia si sostenga in particolare sulla fotografia mozzafiato, a cura di Tani Canevari, e sulle splendide e sognanti musiche di Giuliano Sangiorgi, in grado di cogliere ogni sfumatura emozionale del film e restituirla amplificata.
Un film che avrebbe potuto dare di più, ma che conferma l’abilità di Giovanni Veronesi nel declinare con il giusto equilibrio tra ironia e drammaticità, sentimenti che – prima o poi, in una forma o nell’altra- si affacciano nella vita di tutti noi.
Non è un paese per giovani sarà distribuito nelle sale cinematografiche da 01 Distribution; nel cast anche Nino Frassica, Luis Rielo, Claudio Corinaldesi, Gaia Messerklinger, Barbara Clara, Isabel Cutrim, Ernesto Fioretti e Vito Scrimieri.