L’altro volto della speranza: recensione del film di Aki Kaurismäki
Il regista finlandese Aki Kaurismäki torna al cinema con il secondo capitolo della sua trilogia dedicata ai porti (dopo l’acclamato Miracolo a Le Havre, 2011), con L’altro volto della speranza aggiudicandosi l’Orso d’Argento al Festival di Berlino 2017. Un film divertente e commovente, delicato e coinvolgente che mira alla mentalità del pubblico europeo su un fenomeno sociale, politico ed economico oggi strategico: l’immigrazione.
L’altro volto della speranza: un rappresentate, un giovane profugo siriano e un ristorante poco redditizio. Ingredienti giusti per un film?
Helsinki, giorni nostri: Khaled (un carismatico Sherwan Haji) è un giovane ragazzo siriano fuggito dal proprio paese a causa di un attacco che gli ha portato via casa e famiglia; avendo perso di vista anche la sorella, si nasconde in una carboniera diretta nella capitale finlandese e, una volta arrivato, si autodenuncia e chiede asilo politico. Wilkström (interpretato dal sempre bravo Sakari Kuosmanen) è un agente di commercio di mezza età che tratta camice da uomo; in crisi coniugale e a corto di clienti ,decide di vendere l’attività e di investire in un ristorante.
Grazie a una vincita a poker riesce a rilevare La Pinta Dorata, un locale grande ma triste e sempre vuoto, con la birra come unica attrattiva. A completare il quadro c’è il personale del ristorante: un cuoco, un direttore di sala e una cameriera stagista che non percepiscono lo stipendio da qualche mese. L’incontro tra Khaled e Wilkström riuscirà a restituire a entrambi la speranza?
Kaurismäki è un regista che come pochi sa cogliere l’essenzialità dell’animo umano con un calore e al contempo un distacco che lo rendono unico nel raccontare la vita, specialmente dei diversi, degli unici, dei particolari, dei deboli. Come nella precedente opera o, ancora, nel bellissimo L’uomo senza passato, 2002, al centro dell’intenzione del cineasta c’è quella collaborazione fra persone, quell’aiuto reciproco che rende ognuno di noi umano nel senso più naturale del termine. Al di là della struttura della società, dei paletti della politica e degli intrighi dei grandi poteri, quando si ha di fronte una persona che con umiltà e dignità chiede aiuto, non glielo si può negare.
L’altro volto della speranza: un appello del regista a guardare oltre le apparenze
“Ammetto serenamente che L’altro volto della speranza è per certi versi un cosiddetto film di tendenza che tenta senza alcuno scrupolo di influenzare le visioni e le opinioni dei suoi spettatori, cercando al tempo stesso di manipolare le loro emozioni al fine di raggiungere questo scopo. Dal momento che tali sforzi falliranno immancabilmente, quello che ne resterà è, mi auguro, una storia onesta e venata di malinconia trainata dal senso dell’umorismo, ma per altri aspetti anche un film quasi realistico sui destini di certi esseri umani qui, oggi, in questo nostro mondo.”
Un film sociale quindi? Innegabilmente anche il protagonista siriano del regista è un finlandese a modo suo: tutti i rifugiati che si trovano nel centro di accoglienza sono rispettosi, educati, collaborativi, dei veri rifugiati quindi. Questo però non basta in tutti i casi per ottenere l’asilo politico e quindi non rimane che l’aiuto, ironico a dirsi, clandestino. Kaurismäki ci regala come sempre una poesia e un’emozione senza tempo, sullo sfondo di una Helsinki, una capitale europea, che appare però antica, statica e anch’essa a corto di speranza.
Un colonna sonora irresistibile coinvolge lo spettatore, regalando dolci sorrisi
La regia potente coinvolge lo spettatore, che viene infine rapito da una colonna sonora popolare e folkloristica; il film è musicalmente irresistibile e non manca l’umorismo che lo rende anche un ottimo prodotto di intrattenimento, riuscendo a non scadere in una mera propaganda socio-politica e anzi raccontando una realtà possibile, positiva e auspicabile dal regista.
Il cast, pittoresco e capace, regala sorrisi a non finire ed emotività di cuore: indimenticabile la scena della prima cena a tema giapponese di La Pinta Dorata, trasformata in un ristorante sushi con tanto di camerieri vestiti con abito tradizionale. Un reinventarsi dettato dalla necessità, in un panorama europeo sempre più scarno, sempre più senza speranza. Ma una soluzione, forse, la suggerisce il regista.
L’altro volto della speranza è in uscita nella sale dal 6 Aprile, distribuito da Cinema.