The Most Beautiful Day – Il giorno più bello: recensione

The Most Beautiful Day – Il giorno più bello (trailer) comincia presentandoci i destini incrociati di Andi e Benno. Andi (Matthias Schweighöfer) è un pianista bizzoso, originale e molto timido. Benno (Florian David Fitz) è invece un tuttofare con il vizio della microcriminalità. Uno è biondo platino, l’altro bruno, uno non attira mai l’attenzione, l’altro pure troppo.

Non hanno nulla in comune se non un piccolo particolare: sono malati terminali.

Il male di Andi è nei polmoni, cosa che lo costringe a vivere attaccato a bombole di ossigeno che nasconde in ogni zaino o tasca. Benno invece ha scoperto che quella che pensava essere una sorta di narcolessia ormonale legata all’età dello sviluppo è un tumore al cervello. Decisi a non morire in un letto, i due concepiscono un piano: rastrellare denaro in ogni modo (lecito o meno) e cercare assieme il giorno più bello prima di dover lasciare questa vita. Ma l’avventura in giro per il mondo non sarà come avevano previsto…

Messa così non si può certo dire che The Most Beautiful Day (Der geilste Tag in tedesco) sembri lasciare molto spazio all’allegria o all’imprevidibilità. Invece il film, scritto e diretto da Florian David Fitz, è una sorta di scrigno cinematografico che al suo interno nasconde una gemma dietro l’altra.

È allo stesso tempo un road-movie, un film generazionale, un film d’avventura e un’opera sul dramma della malattia. Sublimato dalla fotografia di Bernhard Jasper e dalle bellissime musiche di Egon Riedel e Siggi Mueller non ha un solo, singolo, difetto ed è uno di quei rari film che non annoia mai, non cade nello smielato, nel ridicolo, nel melenso e nel deja vu… il che non è facile se si pensa che una storia “simile” era stata interpretata da Morgan Freeman e Jack Nicholson in The Bucket List del 2007, ma i due film non hanno poi molto in comune.

The Most Beautiful Day – Il giorno più bello infatti pone l’accento sulla tematica del controllo e della responsabilità nella vita, sottolinea l’egoismo e la mancanza di empatia che caratterizzano il nostro tempo e la nostra epoca.

È sicuramente un film che parla della malattia, della morte, tanto più terribile se incontrata prima del tempo, o di quello che si suppone debba essere il tempo giusto per andarsene. Ma davvero si può mai essere pronti ad affrontare la morte? Davvero vi è un tempo, un momento, un istante in cui si può abbracciare la fine senza rimpianti? Il film di Fitz e Schweighofer sembra suggerire che l’essenza della pace con noi stessi è il non aver lasciato conti in sospeso, ma che tale possibilità oggi come oggi è sempre più remota.

The Most Beautiful Day – Il giorno più bello ricorda molto certe commedie agrodolci care alla tradizione italiana, ma ha qualcosa in più per l’essere in tutto e per tutto uno specchio generazionale, una critica ai trentenni senza carattere e costrutto, chiusi nel proprio narcisismo inconcludente e incapaci di crescere, di diventare uomini.

La morte, in questo film, pare essere l’unica forza in grado di farci riconsiderare l’artificiosa scala di valori con cui guidiamo le nostre vite ipertecnologiche, iperconnesse ma senza alcuna poesia e profondità. I cellulari, le macchine sportive, il sesso, le droghe, i soldi… tutto questo non è la felicità ma il suo fantasma, la sua ombra, ciò che ci è dato in surrogato.

Frutto di un lavoro pluriennale è forse il punto più alto raggiunto dai due registi, attori e sceneggiatori (amatissimi in patria) che con questo film si candidano a sorpresa del cinema europeo di questo 2017, dove sicuramente The Most Beautiful Day raccoglierà nomination a iosa.

Pochi film sanno affrontare il tabù moderno per eccellenza, la morte, in modo così ironico, originale e toccante, sopratutto grazie alla straordinaria prova attoriale di Fitz e Schweighöfer, la cui chimica sul set è di tale perfezione che è arduo decidere chi dei due sia il più bravo. Di certo è una performance che andrebbe mostrata ai tanti attori (o pseudo tali) italiani e non che affliggono sovente gli schermi nostrani piccoli e grandi, e che non hanno mai la naturalezza, la passione e la spontaneità che i due attori germanici hanno messo in mostra in un film che è anche, prima di tutto, un inno all’amicizia virile.

Altra tematica ben sviluppate è quella dell’insicurezza, del dover piacere agli altri prima che a sé stessi, di come i social network siano allo stesso tempo preziosa risorsa e palla al piede di eccezionale efficacia nel renderci dipendenti dagli altri, nel fare delle nostre vite una menzogna pirandelliana.

The Most Beautiful Day – Il giorno più bello è un film che vi consigliamo se volete uscire dalla sala con quella sensazione di calore e verità – sempre più rara al giorno nostro, assediati come siamo da mega blockbuster pirotecnici o falsi film d’autore auto-compiacenti. È un film intenso. È un film vero. È un film vivo anche se parla della morte. O forse proprio per questo.

Regia - 4
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 4
Recitazione - 4
Sonoro - 4
Emozione - 5

4.1