Planetarium: intervista a Rebecca Zlotowski e a Louis Garrel – “Volevo fare un film sull’Europa, la fede, le illusioni”
La regista Rebecca Zotowski e l'attore Louis Garrel hanno presentato a Roma il film Planetarium nella cornice del Festival del Nuovo Cinema Francese Rendez-Vous
Presentato a Venezia e in arrivo il 13 aprile nelle nostre sale, Planetarium è l’ultimo film della regista Rebecca Zlotowski che si avventura tra i meandri delle illusioni e dello spiritismo nella caratteristica aria degli anni Trenta. Il film fa parte del circuito del Festival del Nuovo Cinema Francese Rendez-Vous e la sua realizzatrice insieme all’attore Louis Garrel è a Roma per presentarlo.
Rebecca, come è nata l’idea di costruire questo intricato film?
La via che mi ha portata a questo film è stata una sorta di giardino segreto. A livello di trama avevo il desiderio di far entrare gli attori in uno stato di ipnosi, un’esperienza alla quale aspiravo da sempre, ma che non ho mai potuto compiere prima a causa di un limitato budget. È stato poi prendere un insieme di temi e metterli in relazione: gli anni Trenta, il cinema, la fede, il sogno.
Tra i tanti temi del film ci si imbatte in un caso di antisemitismo. Anche se il film è ambientato anni addietro, pensi che un certo odio generale si respiri tutt’ora?
Nel momento della stesura del film la Francia non stava vivendo un momento tranquillo, quindi il mio sceneggiatore ed io riuscivamo a cogliere nell’aria una certa tensione, un’irrequietezza. C’è ancora troppo odio, razzismo, populismo. Ma per me l’antisemitismo è soltanto una cattiva storyline.
Rebecca Zolotowski: “Volevo fare un film sull’Europa, la fede, le illusioni e alla fine tutto è girato intorno a Natalie Portman.”
Cosa ha ispirato la scelta delle due attrici protagoniste, le splendide Natalie Portman e Lily-Rose Depp?
Mi ero detta di voler fare un film sull’Europa, sulla fede, sullo spiritismo ed il cinema, ma penso che alla fine tutto il progetto sia stato costruito intorno a Natalie Portman che si è avvicinata fin da subito al progetto. È lei il muro portante del film ed è stata sempre Natalie a farmi conoscere la Depp. È stato come se avesse scelto la propria sorella e non potevo ignorare questa sorta di legame che aveva formato.
Planetarium si allontana molto dalla sua filmografia precedente. Come ha percepito e lavorato su questi cambiamenti?
In realtà ho lavorato con le stesse persone che mi hanno accompagnato tante volte in altri lavori. Mentre giravo il film non mi sembrava di fare qualcosa di diverso, anzi sentivo di perseguire il mio punto fisso che è quello dell’invisibilità. Ritengo di essere ossessionata sempre dagli stessi temi e riproporli in questo film è stato affascinante.
Louis, la tua è la piccola parte di un attore particolare in un film dai molteplici argomenti e le evidenti sovrastrutture. Come è avvenuto il tuo avvicinamento al copione?
Con Rebecca siamo grandi amici e ci conosciamo da tanto tempo, forse però nascondeva una grande aggressività contro di me per questo mi ha disegnato come un alcolizzato! Tralasciando gli scherzi, l’attore che interpreto beve molto e ha un cagnolino, anche se si tratta di una piccola parte c’è sempre qualcosa che connota i personaggi di Rebecca e che dà loro un certo spessore.
Per quanto riguarda il mio processo di avvicinamento alla pellicola è avvenuto prima ancora che il film venisse scritto, poi leggendo la sceneggiatura ho sentito una sorta di inquietudine, i personaggi erano davvero ignari di quello che sarebbe potuto succedere. Il film è una pellicola insofferente che racconta di varie cose, tante avventure su uno sfondo oscuro. Poi amo molto quando il cinema illustra la costruzione di un film. Rebecca ha voluto prendere una strada espressionista, cosa che purtroppo ormai non è più così frequentemente. Qui in Italia ad avvicinarsi a questo aspetto anti-naturalistico che ha preso il cinema è Paolo Sorrentino.