Fast and Furious 8 – recensione del film con Vin Diesel e Paul Walker
Vin Diesel e la sua creatura più rinomata - Fast and Furious 8 - tornano al cinema. La domanda è: non è già stato detto tutto? Forse, ma...
Sono passati esattamente 16 anni da quando il duo composto da Vin Diesel e Paul Walker ha cambiato, attraverso il primo film della saga Fast and Furious, il concetto stesso di cinema d’intrattenimento su vasta scala.
Uscito apparentemente in sordina nel 2001, balzò subito primo in classifica incassando qualcosa come 207 milioni di dollari, proiettando i due giovani attori (all’epoca non molto conosciuti) nell’Olimpo delle star globali. Molte cose sono cambiate da allora e questo nuovo capitolo, Fast and Furious 8, è una summa, una sintesi e al tempo stesso un ulteriore passo in avanti di una saga che oggettivamente non conosce cali di popolarità tra il pubblico.
Fast and Furious 8 – cosa ci riserva la trama di questo nuovo capitolo?
Nell’ultimo episodio le strade di Dom Toretto (Diesel) e Brian O’Conner (Paul Walker) si erano separate del tutto, con l’uscita di Brian dal gruppo di scatenati fuorilegge dal cuore d’oro. Il finale, con l’addio/omaggio postumo a Paul Walker e il suo Brian, è ancora oggi uno dei video più cliccati su YouTube e in molti si chiedevano se e come Diesel avrebbe potuto continuare una saga che senza il biondo ex poliziotto sembrava aver perso smalto.
Diesel però ha fatto l’unica cosa sensata che rimaneva da fare: ha coinvolto in modo ancora più massiccio e deciso gli ultimi arrivati, Jason Statham e The Rock, lasciandogli molto più spazio e puntando sul loro mix di muscoli, autoironia e simpatia. Dopodiché si è giocato assieme allo sceneggiatore Chris Morgan (mente storica della serie) la carta del supercattivo (anzi cattiva) in grado di dare al film quel collante che in altri episodi della saga era mancato.
E l’aver scelto Charlize Theron è stato sicuramente uno dei migliori assi calati da Diesel (produttore), così come l’essersi affidato alla sapiente regia di Gary Gray, esperto nel dirigere divi adrenalinici.
La biondissima sudafricana, con la sua terribile e luciferina cyber-terrorista Cipher, ruba la scena a tutti, Diesel compreso, diventando il perno di un film che ci porta dalle calde strade di l’Havana ai freddi ghiacci siberiani, dalla New York ultra trafficata a Berlino.
In Fast and Furious 8 il prode Dominic Toretto, infatti, si troverà costretto da un terribile ricatto (ordito da questa nuova intelligente e geniale nemesi) a tradire la propria famiglia.
Per cercare di fermare Cipher e di capirci qualcosa, il capo delle Black Ops Frank Petty (Kurt Russell è sempre una garanzia) chiede a Luke Hobbs (The Rock è tanto grosso quanto simpatico) di creare una squadra speciale. Ovviamente Letty (Michelle Rodriguez), Roman (Tyrese Gibson), Tej (Ludacris) e Ramsey (Nathalie Emmanuel) non possono che essere della partita, ma dovranno accettar due novità: la prima è il novizio Eric Reisner (Scott Eastwood, figlio del grande Clint), il braccio destro di Frank, la seconda è di collaborare con quel Deckard Shaw (Jason Statham) che tanto duramente li aveva impegnati nell’episodio precedente.
Come negli altri episodi della saga, anche qui la trama è solo un pretesto per permettere a Diesel e soci di creare l’ennesimo iter narrativo fatto di esplosioni, battutine, motori, donnine e machismo.
Tuttavia anche il più critico dei critici non può non ammettere che, in fondo, i pregi e difetti di questa saga, di cui questo ottavo episodio è la primizia, sono sempre genuini, autoimposti e sempre ben bilanciati. Al divo californiano va riconosciuto di aver saputo creare un cinema d’intrattenimento solido, che non si prende troppo sul serio, grottesco, eccessivo, trash finché si vuole ma mai troppo auto celebrativo e, in un certo senso, parodia di sé stesso.
Da questo punto di vista Fast and Furious 8 appartiene a quella categoria di film che sono sicuramente al di là del bene e del male, così come quell’xXx, anch’esso eccessivo, pantagruelico e abitato da personaggi tagliati con l’accetta, di facilissima lettura, accessibili e per questo di grande presa presso quel pubblico (gli under 25) verso cui ormai tutto il cinema di intrattenimento ha virato ormai da tempo.
Proprio questo, alla lunga, rischia di essere il grosso limite di questo tipo di operazione cinematografica, dal momento che nella rincorsa al sempre più grosso, più esagerato e più spettacolare, Diesel (che ha già fatto capire di voler continuare per un bel pò con la saga) rischia di essere alla fin fine il carnefice delle sue stesse creature.
È un problema comune a gran parte del cinema di oggi, che ha visto di volta in volta le varie saghe cinematografiche autoimplodere poiché, seppur abbondanti di mezzi ed effetti, poveri di idee. Vedasi i casi dei vari film Marvel, de Lo Hobbit, Transformers, Pirati dei Caraibi, Die Hard e chi più ne ha più ne metta.
Fast and Furious 8 diverte, ma rimane un prodotto effimero e fine a sé stesso.
È cinema usa e getta, che non lascia tracce e sparisce non appena arriva il nuovo episodio, tanto che pure i fan fanno ormai fanno fatica a distinguere i diversi film della saga.
Ma non importa, tanto come per il nuovo tormentone di Iglesias, la nuova band sbarcata da YouTube e il nuovo format sulla cucina, anche questo troverà qualche altra sarabanda esagerata con cui essere sostituito, per battere cassa nelle tasche del pubblico bue.
Il rischio, o meglio la certezza, è che gli altri prodotti studiati dalle Major che seguiranno questo Fast and Furious 8 non avranno un briciolo della fantasia, l’allegria, l’onestà e la genuinità di un franchise che bene o male ha sempre e solo mirato a trasportare il pubblico (sopratutto maschile) di nuovo nel vortice ormonale dei sogni adolescenziali infranti, dove eravamo tutti sicuri che un giorno saremmo stati circondati da amici, motori, tette e avventure come Toretto e soci.
Fast and Furious 8 è in uscita in Italia dal 13 aprile, distribuito da Universal.