Child 44 – il bambino n. 44: recensione
Non ci sono omicidi in paradiso. Questa è la frase ricorrente all’interno del film Child 44 diretto da Daniel Espinosa e con alle spalle la prestigiosa produzione di Ridley Scott. La storia, come si evince sia dal titolo che dal contenuto della pellicola, punta il dito verso i bambini e il loro massacro da parte di un efferato serial killer (vi è un rimando al Mostro di Rostov che terrorizzò l’allora Uniove Sovietica e uccise più di 50 tra donne e bambini, tra il 1978 e il 1990). Il film è tratto dall’omonimo romanzo di Tob Rob Smith e mostra le difficoltà del popolo sovietico dopo il secondo conflitto mondiale, la favola del comunismo e della finta libertà stalinista sono mostrate con penna severa dal regista, che riesce a sviscerare, a volte in maniera alquanto cruda, le crudeltà e le ingiustizie del tanto acclamato paradiso russo. Un cast stellare che conta le presenze di Tom Hardy, Noomi Rapace, Vincent Cassel, Gary Oldman e Joel Kinnan tutti davvero sopra le righe e ben disposti nell’economia della pellicola.
La storia è ambientata, come anticipato in precendenza nell’URSS del 1953, dove lo stalinismo era ancora nel pieno fervore della sua efficacia. Il sogno comunista della pace interna, del nuovo paradiso terrestre, in realtà celava ben altri segreti e misteri. In questo quadro così ambiguo rientrano le figure di Leo Demidov (Hardy) e di sua moglie Raisa (Rapace) entrambi figli del regime. Leo è un orfano, divenuto nel tempo eroe di guerra, fervido prodotto del sistema e investigatore di punta del MGB, il servizio di sicurezza nazionale contro le spie. Durante una delle sue investigazioni Leo scopre che la moglie è un cospiratrice del sistema e rischia seriamente la pena di morte. Entrambi fuggono da Mosca e si rifugiano nella vicina cittadina di Volsk, dove vengono accolti dal generale Nesterov (Oldman). Ma Leo non indaga solo sui casi di spionaggio, la sua attività lo porta ad imbattersi nella cruenta morte di un bambino trovato senza vita vicino alle rotatie della stazione moscovita. È l’inchiesta che lo porterà a scoprire il più terribile dei segreti: un serial killer si aggira tra le stazioni e fa scempio di bambini. Durante la raccolta degli indizi Leo e sua moglie dovranno però sfuggire alla persecuzione di un aguzzino dell’esercito sovietico: Vasil, ex collega di Leo nell’MGB. Questi tenterà in ogni modo di uccidere i coniugi per evitare di essere estromesso dal ruolo che gli compete. Riusciranno Leo e Raisa e sfuggire dalle grinfie di Vasil e a sciogliere il caso del Mostro di Rostov?
A cavallo tra un documentario e un thriller politico, il film riesce a catturare l’attenzione dello spettatore anche se, va detto, alcuni tratti risultato alquanto lenti e compassati. Complessivamente la resa è ottima anche se la lunghezza può scoraggiare alla visione (137 minuti). La regia dà clima e il giusto pathòs alla vicenda, tanto che sembra di trovarsi in un romanzo di Dostoevskij, con le sue ambientazioni così minuziose e vissute. La campagna sovietica è resa affamata e brulla da una fotografia ottima e minuziosa mentre il sonoro risulta pertinente e ben sviluppato all’interno della pellicola. Su tutti la prova di Tom Hardy – attore destinato a entrare nei big di Hollywood – la cui interpretazione è profonda e corposa, tanto da lasciare nello spettatore qualcosa del suo ruolo così complesso all’interno del panorama comunista. Il film uscirà nelle sale cinematografiche a partire dal 30 aprile 2015.
Child 44 è un ottimo film che riesce abilmente a fondersi in un blend thriller-documentaristico, approcciandosi agli occhi dello spettatore con gusto avvolgente e poliedrico.