Run All Night – Una notte per sopravvivere: recensione
Le colpe dei padri ricadono sui figli.
È sullo sfondo di una delle più note espressioni dell’Antico Testamento che le vicende di Run All Night-Una notte per sopravvivere prendono vita. Jaume Collet-Serra, regista spagnolo noto per il suo gusto dark e surrealista, torna dietro alla macchina da presa con l’intento di affiancare all’azione adrenalica e ricca di pathos l’analisi profonda del rapporto padre-figlio e della sua intrinseca indissolubilità, a prescindere dalla direzione che il legame può intraprendere.
Il cecchino di Brooklyn Jimmy Conlon (Liam Neeson) è arrivato al capolinea della propria carriera: le immagini mentali delle vite che ha tolto perseguitano la sua coscienza, spingendolo a cercare consolazione nell’alcool e tormentandolo sull’opportunità di redimersi. Il legame con il proprio mentore, il boss Shawn Maguire (Ed Harris), tuttavia, è ancora molto forte, così come il senso di lealtà alla base del proprio passato ai vertici della malavita. L’unico fatto in grado di spingerlo a rimettere in discussione i suoi valori sarà l’evento casuale che spingerà il figlio Mike (Joel Kinnaman), padre di famiglia e onesto conducente di limousine col quale Jimmy non ha più contatti da anni, nel mirino della criminalità organizzata.
Rimorso, penitenza, redenzione e riscatto: questi i passaggi del travaglio interiore di Jimmy, alle prese con la rimessa in discussione della sua intera esistenza. L’enorme guaio in cui Mike, suo malgrado, si è cacciato, smuoverà nel padre un istinto primordiale di protezione, più forte di qualunque distanza affettiva o patto criminale, tanto da suscitare nel killer la lucida consapevolezza di essere giunto alle sue ultime ore da uomo libero, una notte in cui, salvando il figlio, potrà finalmente dare un senso alla propria miserabile vita da peccatore.
Run All Night – Una notte per sopravvivere è un film che parla di punti fermi: quelli che non sappiamo nemmeno di avere fino a quando non vengono rimessi in discussione dagli eventi, illuminandoci su ciò che davvero conta. La vita può spingere a perdersi, talvolta sono i genitori a farlo, altre i figli ma, nonostante ciò, nulla potrà mai essere più forte del legame con chi ci ha messi al mondo. Mike crede di odiare il padre: un uomo che lo ha abbandonato quando aveva 5 anni per seminare morte e terrore; in realtà soffre intensamente per il disprezzo che prova e cerca di affrontare il dolore comportandosi da ottimo genitore per le proprie bambine ed il maschietto in arrivo. Quando, nella peggiore delle circostanze, sarà costretto a ricredersi sull’amore che Jimmy prova per lui, il ragazzo vivrà la triste consapevolezza di avere poco tempo per ricucire il rapporto che gli è sempre mancato.
L’intreccio è solido ed articolato, con una narrazione capillare e priva di lacune, in grado di avvincere lo spettatore e mantenere sempre alta la tensione. Non mancano alcune esagerazioni tipiche degli action movie d’oltreoceano ma, tralasciando qualche sentimentalismo in eccesso un po’ troppo al servizio del plot, il film scorre senza intoppi verso il finale, offrendo ripartenze inaspettate ed emozioni autentiche, coadiuvate dalla preparazione e sintonia tra i membri del cast.
La regia forse è l’unico vero punto interrogativo: se l’intento era sottolineare il realismo dei sentimenti trattati sembra superfluo ed anche inappropriato il ricorso ad espedienti tecnici che fanno apparire la pellicola a cavallo tra un videogame ed un film sui supereroi, scelta che ha l’unico pregio, complice anche l’ottima fotografia, di conferire tridimensionalità ad una notte newyorkese intensa e dal fascino ostile.
Run All Night- Una notte per sopravvivere arriverà nelle sale italiane il 30 aprile distribuito da Warner Bros. Pictures; nel cast anche Vincent D’Onofrio, Boyd Holbrok, Genesis Rodriguez, Nick Nolte e Common.