Orson Welles: da La Guerra dei Mondi a L’infernale Quinlan
Il 6 maggio 1915 nasceva l’attore, regista, sceneggiatore e produttore statunitense Orson Welles. Oggi, nell’anniversario della nascita del cineasta che indiscutibilmente rappresenta un autentico mito della storia del cinema, cogliamo l’occasione per proporre un breve viaggio nella carriera di questo poliedrico genio. Il cinema è un mestiere…Nulla può essere paragonato al cinema. Il cinema appartiene al nostro tempo. È la cosa da fare: – dichiara Orson Welles sull’edizione n.165 della famosa rivista cinematografica francese Cahiers du cinéma.
Nel 1938, ancora giovanissimo, O. Welles ottenne notorietà grazie all’adattamento radiofonico di La guerra dei mondi di H.G. Wells. La reazione di migliaia di ascoltatori colti dal panico, credendo che fosse davvero in atto un’invasione aliena, basta a darci un idea del talento istrionico e prodigioso di un uomo che di lì a qualche anno avrebbe iniziato a rivoluzionare la grammatica del linguaggio cinematografico e ad imporre stili di ripresa e di recitazione di cui ancora oggi se ne discute e studia la grandezza.
Ottenuto un contratto con la RKO, il primo progetto portato a termine fu il leggendario Quarto potere (1941), tuttora il film più celebrato di tutti i tempi, scritto, diretto e interpretato dallo stesso Orson Welles. Protagonista del film è Charles Foster Kane, personaggio di cui, in seguito alla morte, si cerca di ricostruire la vita. Non si giungerà mai ad una verità sul conto di Kane, poiché tutte le testimonianze che lo raccontano forniscono su di lui un’interpretazione di volta in volta diversa. La contraddittorietà che caratterizza il protagonista, dominato da ossessioni di grandezza, di potere politico e finanziario, sembra, in ultima analisi, scaturire da una fragilità interna: la perdita precoce dell’infanzia. Il famoso critico André Bazin è giunto a leggere nelle ossessioni di Kane un riferimento alle ossessioni di Welles, bambino prodigio che molto presto ha abbandonato i giochi ed è approdato nel mondo delle scene. Il contrasto tra la potenza e la debolezza che convivono nella personalità di Kane sono rese visivamente anche grazie alle frequenti angolazioni dal basso.
Se, da un lato, tale angolazione conferisce a Kane la statura e la forza di un uomo di potere, dall’altro, si finisce per includere nell’inquadratura anche i soffitti, quest’ultimi conferiscono allo spazio quel carattere oppressivo che sembra annunciare la sconfitta e la sostanziale debolezza di Kane. Questa è solo una delle tante soluzioni estetiche e tecniche che il regista addotta per fare del film un esempio di perfezione senza tempo.
Un altro capolavoro del regista risale al 1947, L’orgoglio degli Amberson. Qui, Welles gioca, dando vita ad una situazione paradossale, col confondere i confini di spazio che contraddistinguono i suoni diegetici da quelli extradiegetici. Un narratore racconta la storia della famiglia protagonista, ma ad un tratto una delle sue frasi è commentata da un personaggio interno al film.
Successivamente, nel 1949, in Il terzo uomo di Carol Reed, Welles ci appare nei panni di un cinico e ambiguo criminale che, nella Vienna del dopoguerra, addirittura arriva a vendere penicillina scaduta a bambini malati. Un personaggio che più negativo e spietato non si può e che passa alla storia grazie alla magistrale interpretazione del nostro poliedrico genio. Regista e interprete dei suoi film, si dedicò a riduzione di classici, come Macbeth (1948) e Otello (1952). Falstaff (1967), sempre tratto da Shakespeare, è ricordato per il talento di cui si mostrò capace Welles nel mettere in scena la sequenza di battaglia più impressionante dell’epoca.
Impossibile non citare il giallo La signora di Shangai (1947) e la memorabile scena cruciale della sparatoria in un labirinto di specchi. L’anno in cui Welles condusse il noir a livelli mai raggiunti prima fu il 1958, quando comparve L’infernale Quinlan, ambientando in una cittadina al confine tra Messico e USA. Mike Vargas, poliziotto in luna di miele con la moglie Susan, accetta di collaborare ad un’inchiesta, in seguito all’esplosione di una bomba nascosta da un uomo nel bagagliaio di una macchina, ma se la deve vedere con Hank Quinlan, interpretato da Welles stesso, uomo dal carattere difficile e autoritario e dai metodi d’indagine senza alcun dubbio contestabili.
Un’ultima prova della grandezza di Welles che non possiamo certamente tralasciare è F for Fake (1973). Il film propone una riflessione sul concetto di verità nell’arte e nella vita. Quest’ultima pellicola ci appare come il perfetto testamento e poetico congedo di un artista che senza dubbio, fin dall’esordio, dimostrò di saper trarre spettacolo anche nel regno della menzogna e dell’illusorio.
La mia carriera è cominciata con un falso, l’invasione dei marziani. Sarei dovuto andare in prigione. Non devo lamentarmi: sono finito a Hollywood (Orson Welles)