Le regole del caos: recensione del film di Alan Rickman

Se si analizza il titolo del film, Le regole del caos, si capisce immediatamente che vi è una clamorosa antitesi all’intero di questo enunciato. Come può esserci una regola del caos? O meglio come può il caos essere governato delle regole? A quanto pare Sabine de Barra (una splendida Kate Winslet) dimostra come in un mondo governato dal caos (il suo) può esserci una regola e un principio di buon gusto alla base di tutto. Può esserci della genialità a regolare il ritmo frenetico e distruttivo del caos, la stessa che riscontriamo in Sabine, giovane e talentusa paesaggista francese. L’acume della donna è solo uno dei tanti esempi del tempo nel quale è vissuta, parliamo infatti della fine del ‘700: il massimo splendore dell’età regia francese, l’apoteosi del lusso e il grande gusto verso l’arte giardiniera.

L’apogeo di questo periodo è senza dubbio la reggia di Versailles, la dimora del Re Sole, punto più alto di ingegneria e architettura toccato dall’essere umano nel corso della sua storia e ultimo grande baluardo prima della tragica rivoluzione del 1789. Nel cast di Le regole del caos spiccano i nomi, oltre che della Winslet già citata in precendenza, di Alan Rickman (il Severus Piton di Harry Potter, regista e inteprete del Re Sole) e di Matthias Schoenaerts (già visto quest’anno in Chi è senza colpa e Suite Francese), da ricordare la presenza anche di Stanley Tucci nel ruolo di Philippe, Duca d’Orleans, anche se, va detto: relegato ad una parte abbastanza marginale nell’economia del film.

Le regole del caos: una colonna sonora che inebria e delizia

Le regole del caos

Sabine ama i fiori e le piante

La storia è ambientata nel 1682 in Francia, durante il massimo splendore del regno di Luigi XIV; in questo periodo sono anche narrate le vincende della giovane e laboriosa donna, Sabine de Barra (Winslet), paesaggista nelle campagne e nei giardini francesi. Un giorno qualsiasi la sua vita potrebbe cambiare radicalmente, difatti riceve a casa una missiva nella quale viene esplicata una lista di concorrenti per l’assegnazione di un incarico alla corte del re, e in quella lista c’era proprio il suo nome.

Anche al primo incontro a corte Sabine viene guardata con notevole diffidenza e distacco (lei non è nobile e non può permettersi abiti fastosi) soprattutto dall’artista di corte, Andrè la Notre (Schoenaerts) che sembra alquanto infastidito della sua presenza, forse conscio della sua bravura. Ma malgrado la diffidenza, Andrè sceglie proprio la sagacia di Sabine per l’opera più lungimirante dell’intera regia di Versailles: La sala da ballo all’aperto (La sala di Rockwork Grove). Il lavoro è molto e Sabine è sola, ansiosa di dimostrare il proprio valore alla corte e contrastata dalla compagna di Andrè, che la guarda con occhio malefico e dispregiativo. Riuscirà a completare l’opera in tempo e a conquistarsi il beneplacito del re? In tutto questo va inserito un contesto amoroso che inizia lentamente a crearsi tra la bella Sabine e l’affascinante artista Andrè, prima diffidente ora ammaliato dall’estro e dalla bontà della donna.

Le regole del caos: il cast meraviglioso di Alan Rickman con Kate Winslet e Matthias Schoenaerts

Le regole del caos

Sarà amore tra Andrè e Sabine?

Dopo L’ospite d’inverno, l’esordio alla regia di Rickman, torna la tematica della donna vedova che si fa strada nella società ma è parzialmente incapace di elaborare i suoi lutti e insuccessi vitali. Sabine ha perso la figlia e il marito in circostanza tragiche, solo alla fine del film si capisce perché è così frenata nell’amore e la sua disperazione aumenta in maniera direttamente proporzionale rispetto all’amore di Andrè. Panta rei potremmo dire in sostanza, forse in maniera eccessivamente sciovinistica ma dopotutto the show must go on! Sabine capisce, anche grazie ad Andrè, che la vita va avanti, non si ferma a guardarsi e specchiarsi, proprio come l’evoluzione di una rosa: sboccia, fiorisce e appassisce in maniera graduale ma senza accorgersene.

La differenza tra il mondo di Sabine e quello delle piante sta tutto nella consapevolezza; lei è consapevole di morire dentro, una pianta no. Ottima prova alla regia per Alan Rickman che ammalia con il suo dramma bucolico e distende i sensi per passione, pace e virtuosità. La reggia di Versailles è impreziosita del maestoso piano sequenza finale e il montaggio è fine e delicato (nel film c’è la più bella scena di sesso degli ultimi 10 anni). Le regole del caos è un’opera sinuosa e ammaliante come una rosa centifolia che inebria col suo leggero profumo e colpisce per la sua raggiante bellezza.

Giudizio Cinematographe

Regia - 4
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 4
Recitazione - 4
Sonoro - 4
Emozione - 4

3.9

Voto Finale