Cantando sotto la pioggia: recensione
Come parlare di musical, senza menzionare Cantando sotto la pioggia?
Questa pellicola, del 1952, diretta da Stanley Donen che poco più tardi dirette Sette spose per sette fratelli (1954), Cenerentola a Parigi (1957), Indiscreto (1958), L’erba del vicino è sempre più verde (1960), Sciarada (1963) e Gene Kelly, e interpretato dallo stesso Kelly, oltre Donald O’Connor e Debbie Reynolds, è in realtà, ambientata negli anni ’20, nel periodo del passaggio dal muto al sonoro.
Nella Hollywood di fine anni venti, l’attore Don Lockwood (Gene Kelly), diventato una star dei film muti, oltre che avere un passato di ballerino, comico e tuttofare, non sopporta la sua compagna di schermo, Lina Lamont (Jean Hagen) tanto bionda quanto ochetta, a cui però Don deve, per certi versi, la sua carriera.
Ma la fine degli anni ’20 genera un crisi nel cinema, con l’avvento del sonor, e la difficoltà della case di produzione nel carpire se ciò si tratti di un’innovazione o di una bufala.
Tuttavia i primi film sonori hanno successo e ciò costringe R.F. Simpson, produttore della Monumental Pictures, a trasformare il film muto, Il cavaliere spadaccino, l’ultima pellicola della coppia Lockwood-Lamont, in un film parlato, per cavalcare l’onda del successo, ma con un ostacolo non indifferente: la voce acuta e inascoltabile di Lina, tale per cui diventa difficoltoso farla partecipare a un film non muto.
Considerato il problema, il ballerino e compositore Cosmo Brown (Donald O’Connor), che è il migliore amico di Don, propone di fare del film, un musical, rinominato Il cavaliere della danza, dove Lina sarebbe doppiata, nella parlata e nel canto, dalla giovanissima cantante, attrice e ballerina, Kathy Selden (Debbie Reynolds).
Il rapporto tra Don e Kathy inizialmente non è dei migliori, ma pian piano, conoscendosi, diventa amore: un amore che Lina cercherà di sabotare, quando scopre tutto l’arcano, costringendo Kathy, suo malgrado, a doppiarla per i suoi film futuri.
L’occasione per rifarsi su Lina avviene ad una delle anteprime del film, quando, alla richiesta da parte del pubblico di esibirsi in una canzone, R.F., Don e Cosmo la convincono ad esibirsi in playback, grazie a Kathy, per poi smascherarla.
Inizialmente la pellicola fu concepita da Arthur Freed, produttore della MGM, come mezzo per poter inserire un insieme di canzoni scritte da Nacio Herb Brown, che erano previste per un musical che fosse ambientato tra gli anni ’20 e ’30.
Nel principio il film vedeva la partecipazione di Howard Keel (che sarà poi protagonista in Sette spose per sette fratelli, del 1954), nel ruolo di Don, che fu poi assegnato ad Kelly, perché si voleva un attore-ballerino, che non avesse caratteristiche da cowboy.
Debbie Reynolds, fu invece fortemente voluta da O’Connor e Kelly, nonostante le varie proposte femminili, tra cui Judy Garland e Jane Powell.
Nonostante la giovane età, la Reynolds se la sapeva cavare bene come attrice e un po’ meno come ballerina; Kelly si arrabbiò con lei per il fatto di non avere esperienze nel campo della danza, tanto che Fred Astaire, quando andò sul set e seppe della situazione, insegnò alla Reynolds come svolgere certi passi di danza, dandole alcune lezioni.
La famosa scena di Gene Kelly che canta e balla sotto la pioggia, venne realizzata con Kelly che aveva 39°di febbre, e di giorno, usando dei teli tra il blu scuro e il nero, per poter simulare la notte; leggenda vuole che fu usato del latte, mischiato all’acqua per poter rendere più visibile e veritiera la pioggia che cadeva. A quanto pare, in realtà, questi effetti visivi, furono realizzati solo in post-produzione.
Una delle altre leggende del film, che riguarda sempre la scena sopra citata, prende in considerazione il fatto che il tutto fu realizzato una sola volta, senza bisogno di altri ciak.
Capostipite dei musical anni ’50, il film fu ben accolto tra l’America e tutto il mondo, con un alto numero di incassi e rimanendo uno dei film più importanti di sempre: nonostante siano ormai passati 62 anni, Cantando sotto la pioggia rimane uno dei film più visti, più amati anche dalle nuove generazioni, e una delle pellicole più usate come spunti e numerose parodie ed imitazioni: Singin’ in the Rain viene cantata in Arancia Meccanica (1971, con Kelly che rimase disgustato), la scena del ballo Moses viene ripresa in Il Lato Positivo (2012), oltre che le riprese in cartoni come I Simpson e I Griffin e ripreso più volte dal Saturday Night Live.
Inoltre la colonna sonora venne usata, e questo ancora oggi, per le più disparate pubblicità, e anche per cerimonie come Oscar, Golden Globe e Tony Award.
Cantando sotto la pioggia ricevette due nomination agli Oscar, come Miglior Attrice non Protagonista a Jean Hagen e come Miglior Colonna Sonora a Lennie Hayton, mentre Donald O’Connor ricevette il Golden Globe come Miglior Attore in un film commedia o musicale (celebre canzone e ballo in Make ‘em Laugh), oltre alla nomination come Miglior film commedia o musicale.
Nel 1989, Cantando sotto la pioggia fu scelto per essere incluso nel National Film Registry della Libreria del Congresso degli Stati Uniti, come film che è stato culturalmente, storicamente ed esteticamente significante.
Insomma, poche storie, questo è uno di quei film che vale davvero la pena di vedere, per un mix di ballo, canto e recitazione, dove oggi se ne vedono pochi; innovativo per l’epoca, diede nuovi impulsi al cinema futuro, ponendo anche un tema, come il passaggio dal muto al sonoro, che forse non era mai stato approfondito.
Dategli un’occhiata, di certo non vi stancherete e avrete sicuramente voglia di vederlo ancora e ancora; un quartetto, Donen, Kelly, O’Connor e Reynolds che è una garanzia!