Cannes 2015 – Carol: recensione del film di Todd Haynes
Con Carol, film che ha suscitato l’ovazione di pubblico e stampa durante la presentazione di Cannes, Todd Haynes (Velvet Goldmine, Lontano dal Paradiso) potrebbe giocarsi la Palma d’Oro; unico ostacolo, l’affinità del tema trattato con quello del diversissimo La vita di Adele, che si aggiudicò il premio nel 2013. Se quest’ultimo, tuttavia, esplorava l’iniziazione alla vita omosessuale di due giovani, in Carol, tratto dal romanzo The Price of Salt di Patricia Highsmith, protagonista è il conflitto interiore che affligge due donne dei primi anni ’50, colpevoli di veder sbocciare il loro sentimento proibito in una società americana impreparata e bigotta, sbrigativa nell’affibbiare etichette di disagio psicologico all’amore non convenzionale. Il magico tocco di Todd Haynes incornicia ed amalgama, con magnetismo espressivo, le emozioni alla base della nascita del sentimento per eccellenza, mostrandone con elegante maestria potenza ed ambizioni, spesso in contrasto con una realtà omologante e a tratti crudele.
Carol (una maestosa Cate Blanchett) è una donna borghese, dal fascino sofisticato ed irresistibile. Sull’orlo del divorzio da un uomo che la ama e che le ha dato una splendida figlia, reso ormai frustrato ed aggressivo dall’ incapacità di “domarla”, incontra casualmente Therese (Rooney Mara), timida commessa di un centro commerciale di Manhattan sulla quale Carol esercita un potente magnetismo, fatto di sensazioni ignote e per questo spaventose. Da questo primo contatto in poi, sarà tutto un delicato gioco di pretesti per rivedersi e svelarsi l’un l’altra con sinuosa lentezza, in un ritratto di un amore che sboccia dal profondo desiderio di condividere, più che di consumare.
Ben presto, però, le due donne dovranno fare i conti col mondo in cui vivono, interrompendo bruscamente la loro magica fuga on the road per assumersi responsabilità e conseguenze dell’aver osato amarsi. In particolare, è Carol ad avere la peggio e a trovarsi spalle al muro, costretta a scegliere tra vivere liberamente la propria identità o rinnegare se stessa e dimostrare di essere “guarita” per mantenere la custodia della figlia.
Carol: Todd Haynes, sublime esteta dell’amore proibito tra due donne
Todd Haynes conferma con Carol l’attitudine all’introspezione, affondando lo sguardo affilato nelle radici più profonde dei sentimenti umani. Le vicende della due donne sono incorniciate da una regia in 16 millimetri, ricca di suggestioni e simbologie, in cui la magia dell’atmosfera natalizia, resa con penetrante intensità, contribuisce a trasmettere quella sensazione unica di possedere un mondo nuovo tra le mani che solo la nascita di un amore sa suscitare. Ecco allora Carol e Therese scartarsi a vicenda come bambini entusiasti di fronte ai loro pacchi di Natale, accompagnate dalla bellezza dello struggente tema di una colonna sonora articolata su diverse variazioni strumentali, sempre perfettamente accordate e calzanti rispetto al momento narrato.
A chiudere il cerchio la recitazione eccellente delle protagoniste, padrone del loro ruolo fino al midollo e capaci di commuovere lo spettatore con la sola forza di uno scambio di sguardi. Una vera opera d’arte firmata con eleganza discreta e sublime, capace di lasciare lo spettatore con gli occhi ed il cuore colmi di autentica Meraviglia. Da premio.
Carol arriverà nelle sale cinematografiche italiane il 5 gennaio 2016 distribuito da Lucky Red; nel cast anche Sarah Paulson (Abby Gerhard), Kyle Chandler (Harge Aird), Jake Lacy (Richard), Cory Michael Smith (Tommy), John Magaro (Dannie) e Carrie Brownstein (Genevieve Cantrell).