Queer in series: la cultura omosessuale nelle serie tv
“Non c’è nulla di così strano come la gente”. Così Brian Kinney parlava nel pilot di Queer as Folk, una delle prime serie a tematica gay che debuttò in America ad inizio degli anni 2000. Questi erano gli anni in cui il fenomeno Queer in series stava per prendere piede nell’universo televisivo moderno; dopo un lungo periodo di sperimentazione finalmente anche la cultura omosessuale, diventa una costante nella narrazione seriale. Queer As Folk è stato la scintilla di un focolare che, a distanza di anni, non smette di riscaldare e coinvolgere il cuore dello spettatore.
Il focolare queer però ha intaccato la cultura americana solo in un secondo momento, dato che quel genio di Russell T. Davies, ha sviluppato per la tv inglese appunto Queer As Folk quasi dieci anni prima che il profumo del successo arrivasse oltreoceano. Nonostante le critiche arrivate anche dalla comunità omosessuale, il racconto di Russell Davies ha fatto storia. Vita, morte e miracoli della cultura gay hanno quindi dato uno scossone all’interno substrato sociale, facendo capire come anche questo fattore influisce nella quotidianità.
Il Queer as Folk inglese è durato solo 2 stagioni, mentre quello americano è stato trasmesso per ben 5 anni riuscendo ad allargare il suo raggio d’azione, cosa che Davies a suo tempo non riuscì a fare. Per il pubblico americano fu l’inizio di un nuovo capitolo dato che da Queer as Folk in poi, si contano una miriade di produzioni che, a loro modo, affrontano il tema. Ci fu il successo di The L Word che nell’illustrare il mondo lesbo di Los Angeles, la serie con il passar del tempo è diventata una sorta di soap-opera queer dal grande appeal. Non solo però il binomio drama e sesso erano il punto centrale della narrazione, perché verso la fine degli anni ’90, anche il mondo delle comedy ha capito la forza del tema omosessuale. L’esempio lampante lo troviamo in Will & Grace, serie tv a tema della NBC che per 8 anni ha fatto ridere il pubblico a crepapelle toccando temi d’interesse comune. Da questo momento in poi, anche se cominciamo a latitare serie dedicate esclusivamente al mondo omosessuale, non si dimentica questo tema.
Esempi li troviamo ad in Dawson’s Creek, Gossip Girl,Glee, nella più moderna Pretty Little liars e senza dimenticare The Fosters. Serie tv queste che seppur dedicate ad un pubblico giovane,fanno intuire come ormai un argomento ritenuto tabù appartiene alla modernità ed è cosa giusta affrontarlo per insegnare alle nuove generazione che non c’è nulla di strano nell’essere “diversi”. Il fenomeno dilaga anche nelle saghe familiari come Brothers & Sisters e Revenge, ma raggiunge lo step successivo quando anche serie sovrannaturali come True Blood toccano le linee di questo argomento.
Con l’arrivo di Looking sulla HBO, si torna a parlare in prima persona della moderna gioventù queer, al di fuori del sesso e della vita di coppia, cercando invece di analizzare come si è evoluta la società gay nel corso degli anni. Grazie alla frivolezza di una comedy, la serie della HBO vince una scommessa persa in partenza, perché nonostante sia impreziosita da assurdi clichè, Looking è per diritto un’opera pop moderna.
http://https://www.youtube.com/watch?v=MbWvljdJGPA
Un ritorno alle origini è avvenuto anche per la tv inglese dato che Russell T. Davies torna a parlare di omosessualità grazie a Cucumber e Banana. Due serie tv che sono entrambe speculari, ritratto di una società e di una modernità vessata dalla voglia di apparire e di trovare”l’amore” perfetto.Le Queer in series quindi nate principalmente per stupire e smuovere le coscienze, dopo anni di sperimentazioni e passi falsi, adesso sono parte integrante della narrazione seriale, un modo per veicolare non solo l’arte stessa delle serie tv ma utili per illustrare una società che, a passo lento ma deciso, si scolla di dosso quell’alone da perbenismo ed aprendo la mente alle “nuove” realtà sociali.