Il Trono di Spade – Stagione 5: recensione
Poco prima della messa in onda della premiere della quinta stagione di Il Trono di Spade eravamo stati messi in guardia nientepopodimeno che da Sophie Turner, Sansa Stark, e da George R. R. Martin. Ci avevano promesso una stagione shock e con morti inaspettate e così è stato.
Dopo un avvio di contestualizzazione e lo scandalo causato dalla messa in rete dei primi quattro episodi di stagione, questa quinta, ha decisamente fatto parlare di sè in molti modi. Riprendendo le fila del finale di The Children: troviamo Tyrion Lannister (Peter Dinklage) in fuga da Approdo del Re con Varys (Conleth Hill), in cerca di Daenerys Targaryen (Emilia Clarke), nel frattempo confinata a Meereen, in difficoltà nel farsi accettare dal popolo che ella stessa ha liberato dalla schiavitù. Nella capitale dei Sette Regni viene incoronato Re Tommen (Dean-Charles Chapman), primo del suo nome. Il ragazzo, troppo giovane ed ingenuo, cede alle gentilezze di Margaery (Natalie Dormer) causando un astio sempre più prepotente da parte della Regina Madre, ormai priva dei suoi poteri.
Il Trono di Spade: sarà in grado il cast di portare a termine il viaggio cominciato ben cinque anni fa?
Nello stesso momento, un oggetto appartenente a Myrcella, figlia di Cersei, recapitato alla stessa donna, causa la partenza di Jamie (Nikolaj Coster-Waldau) e Bronn (Jerome Flynn) a Dorne, verso i Giardini dell’Acqua per liberare la ragazza, presa di mira da Ellaria Sand (Indira Varma) e le Serpi delle Sabbie, Nymeria, Obara e Tyene, figlie di Oberyn, per vendicare la morte del padre avvenuta per mano di Gregor Clegane.
A Runestone, Petyr Baelish (Aidan Gillen) affidando il giovane Robin Arryn a Lord Yohn Royce, lascia le terre degli Arryn con Sansa Stark verso Grande Inverno. Il piano di Ditocorto è quello di far maritare la giovane Stark al viscido Ramsay Bolton (Iwan Rheon) da poco legittimato figlio di Roose (Michael McElhatton) nell’intento di riprendersi Winterfell. I due sono però segretamente seguiti da Brienne di Tarth (Gwendoline Christie) mossa da un sentimento di onore verso la defunta Catelyn Stark, e Podric Payne.
Arya (Maisie Williams) fuggita dopo lo scontro mortale tra Brienne e il Mastino, si reca a Braavos. Qui, arrivata alla Casa del Bianco e del Nero, comincia il suo addestramento con Jaqen H’ghar per diventare un Uomo Senza Volto.
Infine sulla Barriera, l’arrivo di Stannis (Stephen Dillane) e Melisandre (Carice van Houten) portano non poco disagio nel Castello Nero: l’esercito di Baratheon cerca arruolati e coloro che si non si inchinano al suo cospetto vengono uccisi, è il destino di Mance Ryden, capo dei Bruti.
Insomma, un quadro molto ampio e decisamente pieno di carne al fuoco. Il rischio di bruciare tutto è alto, eppure nella totalità di stagione, le storyline portate avanti, finalmente muovono un passo in avanti dirigendosi, però, verso l’ignoto; come ben sappiamo infatti, le vicende raccontate in questa quinta parte de Il Trono di Spade, sono trasposte dall’ultimo libro pubblicato delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco: La Danza dei Draghi. Il prossimo capitolo della saga, The Winds of Winter, è ancora in fase di scrittura, e nonostante il prosieguo della storia sia chiaro nella mente di Martin (e degli showrunner), dobbiamo aspettarci grandi cambiamenti sul fronte televisivo.
Ed un’anticipazione di questa grande divagazione ha destabilizzato non poco i fan più audaci della serie letteraria: le proteste sul web non si sono certo risparmiate.
Ma quali sono stati i cambiamenti più significativi e le scene più cruente di questa stagione?
Anzitutto il ribaltamento della condizione di Cersei Lannister. La Regina Madre, oscurata dall’odio verso Margaery, e dopo aver inviato Jamie a recuperare la nipote dalle minacce di Dorne, decide di convocare l’Alto Passero per nominarlo Alto Septon (Jonathan Pryce), donando ai Passeri un esercito: il Credo Militante i quali, presto, prendono il sopravvento nella città, aggredendo e catturando coloro che ritengono peccatori. Cersei si ritroverà presto prigioniera della Confraternita che lei stessa ha portato al potere, culminando in una Camminata della Vergogna che spoglia letteralmente il suo personaggio: la ritroviamo sola, inerme, debole. La famosa scena incriminata, presente nell’ultima puntata di stagione, è una sequenza forte e cruda, che certamente non risparmia gli spettatori. Al termine di essa, vediamo una Cersei, magistralmente interpretata da Lena Headey, decisamente provata e distrutta, eppure con un barlume di rabbia pronto ad esplodere.
Tyrion, deciso ad incontrare Daenerys, viene rapito da Jorah Mormont (Iain Glen), ormai esiliato per tradimento dalla Madre dei Draghi. Inconsapevolmente, il guerriero, è diretto proprio a Meereen per cercare il suo perdono. Dopo una tappa infelice nell’Antica Valyria, i due arrivano a destinazione. L’arrivo del Folletto da Daenerys è sicuramente un momento di dinamicità nella sua storyline ormai radicata e stagnante. Gli eventi finali, con il culmine di una battaglia contro i Figli delle Arpie, assassini che portano non poco scompiglio a Meereen, e il ritorno di Drogon, uno dei tre draghi, sono finalmente un riavvio di un percorso rimasto fermo troppo a lungo.
Come per Bran Stark, assente durante tutta questa stagione, anche per Arya Stark non c’è molto da raccontare: a parte il suo addestramento come Uomo Senza Volto, e le sequenze che la vedono protagonista certamente affascinanti, sembra che il suo momento debba ancora arrivare.
Diversamente da sua sorella Sansa. L’eterna sfortunata Stark, interpretata dalla bravissima Sophie Turner, deve far fronte a vecchi e nuovi nemici: a Grande Inverno è costretta a sposare Ramsay Bolton, l’ignobile figlio di Roose Bolton, il quale disgustoso approccio sembra quasi risollevare la considerazione che avevamo verso il compianto Joffrey Lannister. Iwan Rheon, con una mimica facciale letteralmente allucinante, riesce a terrorizzare con il solo sguardo non solo noi spettatori, ma anche l’irrecuperabile burattino che è Theon Greyjoy (Alfie Allen), ormai desaturato della sua identità. Il suo alter ego, Reek, si troverà esposto al senso di lealtà verso il suo padrone, Ramsay, e al divagante senso di colpa verso Sansa. Si viene a creare un triangolo improbabile, fatto di sottomissione e paura: la scena della prima notte di nozze tra la ragazza ed il suo nuovo consorte non è certo passata inosservata.
Infine le vicende che vedono protagonisti Stannis Baratheon, Melisandre, i Bruti e i Guardiani della Notte ora capeggiati dal nuovo Lord Comandante Jon Snow (Kit Harington) alla Barriera.
Se da un lato Baratheon continua ad elargire la sua legittimità sul Trono di Spade, gli equilibri di Westeros vengono pian piano a vacillare dall’antica minaccia degli Estranei sempre più vicini.
Le guerre per il Trono cominciano a sembrare giochi per ragazzini rispetto ad un evento che presto porterà la distruzione totale dei Sette Regni. The Winter is Coming, e questa volta per davvero.
Ma il vero shock annunciato, sono state delle morti inaspettate quanto apparentemente ingiustificate. Se è pur vero, come detto anche prima, la conoscenza da parte degli showrunner della serie, del quadro completo della storia, certo non vediamo giustificati certi eventi come la morte di tre personaggi chiave dell’ultima parte di stagione.
La bilancia è sempre più inclinata verso al di là della Barriera, e forze invisibili sono pronte a colpire. Ma cosa ne sarà del Trono di Spade ora che la serie televisiva ha superato quella letteraria?
La quinta stagione, cominciata in sordina e piena di potenziale, è sì andata avanti, ma ci ha lasciati con un po’ d’amaro in bocca. Gli elementi portati sulla scacchiera, non sono stati giocati nel migliore dei modi, vedasi la poco approfondita vicenda di Dorne o la staticità di Arya o, ancora, la completa scomparsa di alcuni personaggi usciti di scena senza nemmeno un sussurro. I forti cambiamenti alla trama sono l’antipasto di un quadro più grande?
La sesta stagione è prevista, ovviamente, per il prossimo anno. Le aspettative superano di gran lunga quelle portate nell’attesa di questa quinta. La HBO ed il cast tecnico, in particolare quello creativo, saranno in grado di portare a termine il viaggio cominciato ben cinque anni fa?
Fiduciosi di questo, cominciamo il lungo countdown.