James Horner: compositore prolifico e versatile
Ripercorrere brevemente la carriera del compositore James Horner, scomparso il 22 giugno a seguito dello schianto dell’aereo Tucano che pilotava, è un’impresa che ci costringe ad evidenziare i maggiori successi e tralasciare altre opere ugualmente degne di nota di questo compositore che, in meno di 40 anni, ha realizzato oltre 150 colonne sonore. Sessantunenne, James Horner iniziò a suonare il pianoforte all’età di cinque anni, e da quel momento non lasciò più la musica. Studiò presso numerose scuole prestigiose, fino ad approdare nelle università californiane, dove insegnò lui stesso. Verso la fine degli anni ‘70 intraprese la carriera come compositore per il cinema: con La signora in rosso cominciò la sua ascesa tra i protagonisti del mondo delle colonne sonore.
Star Trek II – L’ira di Khan è stato il primo film importante per cui Horner ha lavorato, dimostrandosi a suo agio nel genere sci-fi, tornando per il sequel e incidendo le colonne sonore anche di film come Krull, Brainstorm, Aliens – Scontro finale (per il quale viene nominato per la prima volta all’Oscar) e Cocoon – L’energia dell’universo, dove inizia una collaborazione con Ron Howard: i due lavoreranno insieme per il sequel, oltre che per Willow, Apollo 13 (per cui riceve la terza nomination, dopo L’uomo dei sogni), Ransom – Il riscatto, Il Grinch, A Beautiful Mind (altra nomination agli Oscar) e The Missing. La versatilità di James Horner lo spinge verso progetti diversi tra loro, trovando posto anche tra i film per i più piccoli: Fievel sbarca in America (che riceve la nomination anche per le canzoni) e il sequel Fievel conquista il West; Alla ricerca della valle incantata; Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi; Le avventure di Rocketeer; We’re back! 4 dinosauri a New York; Pagemaster – L’avventura meravigliosa; Casper; Jumanji e Balto, solo per citare i maggiori.
Horner ha sempre dimostrato di avere la piena capacità di scrivere musica adatta a tutti, da un lato semplice perché facilmente assimilabile dal vasto pubblico, grazie alle melodie ampie ed emozionanti, ma dall’altro complessa, perché ricca di citazioni ed influenze, grazie ai vasti studi del compositore. Se infatti, sotto questo punto di vista, ad Horner veniva di tanto in tanto rivolta la critica di ripetersi e di copiare dalla musica classica (nei suoi lavori ci sono prestiti da Orff, Wagner, Schumann, Prokof’ev, Chačaturjan, Šostakovič), c’è da dire che la grande sfida per ogni compositore è quella di creare sempre una musica nuova, ma riconoscibile, in cui tutti possiamo identificarci. La tecnica leitmotivica di James Horner è dotata di una forza semplice e diretta, come i temi indimenticabili che ha composto per grandi successi, come Braveheart – Cuore impavido, per il quale viene nominato, dove fa un ampio uso della musica celtica che amava.
Con Mel Gibson lavorò anche in L’uomo senza volto e Apocalypto, mentre con Jean-Jacques Annaud instaurò una collaborazione da Il nome della rosa, passando per Il nemico alle porte e Il principe del deserto, fino ad arrivare al recente L’ultimo lupo, per ognuno dei quali Horner impresse delle forme raffinate alla colonna sonora. Ma è ovviamente con Titanic che James Horner acquisisce il successo planetario, ricevendo il premio Oscar sia per la colonna sonora, che per la celeberrima “My Heart Will Go On” eseguita da Cèline Dion: ancora oggi, la soundtrack di Titanic è il primo album orchestrale diventato un successo di vendita. Qui, il compositore dà massimo sfogo alla vena più sentimentale della sua musica, scandendo però gli attimi di tragedia con dissonanze e piccoli gruppi di note dei fiati. Perché sempre, James Horner ha saputo accompagnare ogni scena di un film, trasportando lo spettatore dalle emozioni più incantevoli e sognanti a quelle più tragiche e devastanti.
La fine degli anni ’90 e l’inizio degli anni 2000 fanno ancora sfoggio della sua versatilità, con Deep Impact, La maschera di Zorro, L’uomo bicentenario, passando per la nomination per La casa di sabbia e nebbia, a Troy, The forgotten, The Legend of Zorro e The New World, arrivando allo struggente Il bambino con il pigiama a righe e al più grande successo di tutti i tempi, anche questo firmato da James Cameron: Avatar, per il quale viene candidato per l’ultima volta al premio Oscar. Questa colonna sonora richiese a Horner un lungo e difficile lavoro, per il quale sviluppò, grazie all’apporto di un’etnomusicologa, una cultura musicale per i Na’vi e un loro coro che fa spesso da sottofondo al film.
Se già Horner parlava del sequel, purtroppo anche le colonne sonore di The 33, film sull’incidente nella miniera di San José nel 2010 e Southpaw, con Jake Gyllenhaal nei panni di un pugile, usciranno postume. James Horner, grazie a questi grandi successi, è stato uno dei compositori di colonne sonore più conosciuti dal pubblico, che lo continuerà ad amare per la sua versatilità e per i temi indelebili che ha composto per film altrettanto memorabili.
Ma Horner non si occupava soltanto di cinema: nel 2010 aveva composto “Flight”, un pezzo di 12 minuti da accompagnare alle coreografie aeree per i Flying Horsemen, trio di piloti acrobatici dei P-51, aerei che lui stesso pilotava occasionalmente. L’intento era quello di personificare la bellezza del volo, anche attraverso la propria esperienza personale, che Horner offrì nel brano “The Fourth Horsemen”. Sylvia Patrycja, l’assistente che ne ha confermato la scomparsa, ha commentato: «Abbiamo perso una persona incredibile con un gran cuore e un talento incredibile. È morto facendo quello che amava». Chissà se, mentre volava, non stesse anche componendo, nella sua testa, una nuova, grande musica.