Noi siamo Francesco: recensione
Disabilità è una parola che spesso spaventa, racchiudendo in poche lettere l’idea di una vita diversa, costellata di difficoltà. E se invece fossimo tutti portati a sovrastimare queste, pur oggettive, difficoltà, dimenticandoci di quanto la vita, con gioie e dolori, sia più o meno difficile per tutti noi? Questi alcuni dei tanti spunti di riflessione di Noi siamo Francesco, per la regia sensibile di Guendalina Zampagni, un gioiellino “made in Italy” (anzi, sarebbe più preciso dire “made in Puglia”) che con sguardo delicato e profondo mette in luce l’altra faccia della disabilità, quella che riguarda tutti noi, indipendentemente dalla nostra salute fisica o mentale.
In particolare, Noi siamo Francesco è un film sulla dimensione affettiva delle persone, tutte alle prese con i propri limiti che spesso sono molto meno evidenti della focomelia di Francesco ma non per questo esercitano una minor influenza su successi e insuccessi quotidiani.
Francesco (Mauro Racanati) è un ragazzo bello e intelligente. La mancanza degli arti superiori non gli impedisce di avere una vita piena, fatta di studio, sport e scorribande con gli amici, sempre pronti a sostenerlo compensando le sue difficoltà. In particolare c’è Stefano (Gabriele Granito), quasi un fratello per Francesco che, con l’entusiasmo tipico dei vent’anni, cerca di scuotere l’amico dalle sue comprensibili insicurezze, cercando di spingerlo ad avere una vita normale, in cui anche l’amore deve avere spazio. Mamma Grazia, invece, (la meravigliosa Elena Sofia Ricci) vive il problema del figlio con più ansia, annullando la propria vita e gioia privata per dedicarsi anima e corpo alla risoluzione di difficoltà che forse, come il suo psicoterapeuta tenta di farle capire, fanno parte della vita di tutti e innanzitutto della sua. Ma come si fa a superare l’inevitabile barriera mentale che impedisce di vedere un ragazzo che non può abbracciare felice tra le braccia di qualcun altro?
Noi siamo Francesco, al di là di quello che l’apparenza potrebbe suggerire, è un film lontano dalla retorica fatta di finali da fiaba, in cui tutti riescono a vivere felici e contenti. Piuttosto, è un film che, con leggerezza ed armonia, solleva una questione tanto scontata quanto sottovalutata: siamo tutti diversi e, per quanto sia inevitabile, se davvero si vuole aiutare qualcuno è necessario evitare di proiettargli addosso i nostri pregiudizi su quelli che possono essere i suoi insuccessi e prendere innanzitutto coscienza dei propri limiti, lasciando libera la vita di avere il suo magico e spesso sorprendente corso.
La tanto dibattuta questione dell’assistenza sessuale viene qui sollevata sotto la forma di un aiuto materno, tanto amorevole quanto invadente, ma che in qualche modo, con tutti i suoi pro e contro, rassicura Francesco circa la sua capacità di amare ed essere amato, o perlomeno coccolato e accolto. Certo, Francesco è un ragazzo attraente e la sua unica difficoltà è la mancanza delle braccia, ma non bisogna dimenticare che la disabilità può assumere forme ben più gravi, di disagio anche psichico e, in alcuni casi, l’assistenza professionale diviene l’unica via per esplorare una dimensione che non può e non deve essere negata a nessun essere umano.
L’amore è una forza impetuosa e misteriosa, che si tratti di passione, affetto materno o sincera amicizia che, in Noi siamo Francesco, attraverso una scena di grande intensità e poesia, diviene letteralmente capace di compensare l’handicap, trasformandosi in braccia, mani, cuore e coraggio.
Le bellissime musiche e una sceneggiatura attenta ad ogni sfumatura completano il quadro di questa piccola grande opera che non può lasciare indifferenti e merita davvero di arrivare lontano.
Noi siamo Francesco arriva al cinema il 25 giugno distribuito da Microcinema. Nel cast anche Paolo Sassanelli, Mariolina De Fano, Cristiana Vaccaro, Diletta Acquaviva, Gelsomina Pascucci, Luigi Diberti, Luigia Caringella e Luciano Montrone.
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