X Men: Giorni di un futuro passato: recensione
X Men: Giorni di un futuro passato (Days of future past) è il settimo film del franchise dedicato agli X Men.
Alla regia torna Bryan Singer, direttore dei primi due capitoli, che, dopo la disfatta di X Men: Conflitto finale del 2006, si pone l’obiettivo di risollevare la saga e guidarla verso una nuova timeline.
Nella scena post-titoli di coda di Wolverine-L’immortale, vedevamo Magneto (Ian McKellen) e Charles Xavier (Patrick Stewart) chiedere aiuto a Logan per una minaccia imminente. Giorni di un futuro passato inizia in un futuro in cui i mutanti , e gli umani loro alleati, sono stati soggiogati dalle Sentinelle, robot senzienti (che ricordano per fattezze il Distruttore visto in Thor di Kenneth Branagh) nate dalla mente dello scienziato Bolivar Trask. Per poter salvare il futuro, Wolverine viene “mandato” indietro nel passato affinchè possa cambiare la storia.
Il film vede quindi scorrere due timeline differenti: da una parte il futuro con Magneto, Xavier, Tempesta (Halle Berry), Wolverine (Hugh Jackman), Kitty/Shadowcat (Ellen Page), Blink, Sunspot, Uomo Ghiaccio, Colosso e Warpath intenti a proteggersi dagli attacchi delle Sentinelle, dall’altra, nel 1973, data in cui Logan è stato inviato, ritroviamo le controparti giovani di Magneto e Xavier e Mystica, Bestia (Nicholas Hoult) e il nuovo arrivato Quicksilver (Evan Peters).
La pellicola di Singer vuole rimettere in gioco l’intera saga, ma non riesce a convincere come dovrebbe.
Alcuni personaggi vengono approfonditi abbastanza bene: conosciamo ancora meglio le personalità di Magneto (Michael Fassbender), Xavier (James McAvoy) e Mystica (Jennifer Lawrence), ma lasciano al resto dei personaggi un valore di contorno e nulla più; anche il villain di turno: Bolivar Trask, interpretato da Peter Dinklage, viene oscurato dai protagonisti principali e non si impone.
La trama, seppur molto interessante e ricca di spunti, lascia dietro di sé più domande che risposte.
Come ben sappiamo, il Professor X era stato ucciso da Jean Grey in X-Men 3: come fa ad essere vivo e vegeto qui? E’ riuscito a ricostruirsi un corpo tramite la sua coscienza ancora viva? Oppure è solo un’illusione che lui invia telepaticamente al suo team? E Magneto come ha fatto a ritrovare totalmente i suoi poteri? Ciò rende il film confusionario e lascia spazio ad un’immaginazione che non viene soddisfatta.
In questo caso, fare un paragone con The Avengers di Joss Whedon viene naturale: entrambi i film presentano un grande cast e una storia importante, ma ciò che davvero manca a Giorni di un futuro passato è quell’ironia e quella sceneggiatura accattivante che è punto di forza del primo film sui Vendicatori uniti.
Ci sono alcune scene importanti che fanno guizzare gli occhi allo spettatore che guarda: parlo della scena di Quicksilver nel Pentagono e Magneto con lo stadio, ma sono davvero troppo poche.
I presupposti non sono stati in grado di adempiere all’obiettivo iniziale. Certo, X Men: Giorni di un futuro passato non va denigrato del tutto, è comunque un buon film con buone interpretazioni (il cast intero è eccezionale!), buona azione, buona storia e buone intenzioni, ma non riesce a brillare. Un gran peccato!
Non ci resta che aspettare X-Men: Apocalypse in arrivo nel 2016 e sperare di assistere all’eclatante rivincita di Bryan Singer.