Pinocchio: recensione

Quando arrivano certe notizie, come quella da cui abbiamo appreso che Paul Thomas Anderson scriverà e forse dirigerà il live-action di Pinocchio che la Disney sta pensando di realizzare, è difficile non tornare con la mente indietro nel tempo, ai giorni in cui la nostra fantasia spontanea e pulita da bambini era rimasta cosi affascinata dalla favola del burattino, un po’ disobbidiente, che sognava di diventare un bambino, come noi, in carne ed ossa, è difficile non ripensare al dispiacere che abbiamo provato quando, insieme a Pinocchio, abbiamo scoperto che una gigantesca balena poteva aver mangiato per sempre Geppetto, il povero papà, un po’ buffo, del nostro amico di legno.

Pinocchio, film d’animazione della Disney del 1940, tratto da Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino di Carlo Collodi, è considerato il secondo classico Disney dopo Biancaneve e i sette nani, del 1937. La storia, come probabilmente sarà noto a tutti, inizia con la celebra canzone When You Wish Upon a Star, cantata dal Grillo Parlante e vincitrice dell’Oscar alla migliore canzone nel 1941. E’ proprio quel buffo grillo chiacchierone ad introdurci nel racconto della vita di Pinocchio, premettendo fin da subito che si tratta di una storia di un desiderio che si avvera.

Carina no? ma voi forse non ci credete che le stelle possano esaudire ogni desiderio, vero? beh neanche io ci credevo..certo non sono che un povero grillo che va cantando di zona in zona maaa.. lasciate che vi dica come cambiai opinione…(Grillo Parlante)

In flashback, veniamo catapultati indietro nel tempo, alla sera in cui un povero falegname, di nome Geppetto sta finendo di lavorare su un burattino di legno che chiama Pinocchio e che vorrebbe tanto diventasse un bambino vero. La forza di quel desiderio, confidato dall’uomo alle stelle, fa si che, durante la notte, una Fata Turchina venga a portare la proprio magia nel laboratorio di Geppetto, proprio per esaudirne il desiderio.

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Pinocchio, la Fata Turchina e il Grillo Parlante

La fata spiega a Pinocchio che un giorno potrebbe trasformarsi in un bimbo in carne e ossa, a patto che, ascoltando la sua coscienza, faccia il bravo e agisca nel bene. E’ in quella notte che il Grillo Parlante accetta di fare da coscienza a Pinocchio, compito che si rileverà presto più difficile del previsto. Il giorno dopo, Geppetto è troppo felice di scoprire che il suo burattino ora è in grado di parlare e lo manda al suo primo giorno di scuola. Quella mattina, Pinocchio disobbedisce per la prima volta e si lascia convincere da quella che è diventata un’iconica coppia di truffatori, il Gatto e la Volpe, ad unirsi allo spettacolo di burattini di Mangiafuoco. Presto, il protagonista scoprirà di essere in trappola, nelle grinfie di un burbero uomo barbuto e grasso che vuole solo sfruttarlo. Quest’episodio è solo il primo di una serie di brutte altre vicende in cui Pinocchio incapperà, a causa del suo essere, come tutti i bambini tra l’altro, ingenuo e, seppur buono, sempre pronto a cedere alla tentazione del divertimento e del gioco, senza far caso, il più delle volte, alle bugie di troppo che dice e alle responsabilità che ha nei confronti di chi vuole il suo bene.

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Pinocchio va a scuola

Pinocchio è una delle prime pellicole ad essere stata studiata dagli animatori per avere effetti molto realistici, questo è evidente nelle sequenze in cui compaiono pioggia, neve, fumo o ombre, ma è sicuramente riuscita ad affascinare il pubblico dell’epoca anche a causa della cura riservata dai creatori alla riproduzione degli effetti fantastici, come ad esempio la polvere di fata. Gli sceneggiatori, da parte loro, apportarono alcune modifiche alla storia originale di Collodi, ovviamente per adattarla meglio alle necessità della narrazione per immagini animate. Nella fantasia dello scrittore fiorentino a inghiottire Pinocchio è un pescecane, mentre nel film Disney un’enorme balena. Mostri famelici e diabolici, tra l’altro, popolano la nostra tradizione figurativa e l’immaginazione di autori italiani e europei da sempre. Chissà se Collodi non abbia tratto la propria ispirazione dalle sculture di figure diaboliche che riempivano le mura dei palazzi della sua Firenze, mentre passeggiava e dava vita, con la mente e poi con la penna, alla sua fortunata favola. Sono più di uno i film dedicati alla storia di Pinocchio e questo ne dimostra l’enorme qualità comunicativa ed educativa, ma, senza alcun dubbio, nessun’altra pellicola come quella della Disney, è riuscita ad imprimersi allo stesso modo nella storia del cinema.

Voto Cinematographe

Regia - 4.7
Sceneggiatura - 5
Fotografia - 4
Recitazione - 4
Sonoro - 5
Emozione - 4

4.5

Voto Finale

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