Lost soundtrack #2: “The Giacchino”- come comporre Lost
Se vi capitasse di aprire una qualsiasi delle sceneggiature di LOST, trovereste due cose che probabilmente vi sorprenderebbero: un sacco di imprecazioni, e di riferimenti a Michael Giacchino. […] Entrambe servono un’importante causa per noi autori: aiutano a comunicare emozioni – emozioni al di sopra e al di là di quello che ci si aspetta. Il nostro prodigioso uso di espletivi è il nostro modo per amplificare l’intensità di quello che mettiamo su pagina. Ma anche mettendocela tutta, ci sono volte che le parole falliscono, quando ci troviamo incapaci di trasmettere la profondità delle emozioni che stiamo cercando di esprimere. Ed è qui che ci rivolgiamo a Michael. Sia sulla pagina che sullo schermo contiamo sulla sua eccezionale e unica musica per alzare il livello, per migliorare qualsiasi scena. Il copione può dire qualcosa tipo, “Mentre salgono sulla zattera con la speranza di salvarsi finalmente a portata di mano, Giacchino suona questo momento per tutto il suo valore”. Oppure “Con le PERCUSSIONI di Giacchino che MARTELLANO come l’inferno, corrono il più velocemente possibile attraverso la pioggia della giungla”. Vi siete fatti un’idea. In altre parole, contiamo su Michael per salvarci il **** […] Siamo fortunati ad avere Michael come nostro collaboratore e ancora di più come amico. LOST non sarebbe niente di vicino allo show che è senza di lui.
Damon Lindelof e Carlton Cuse hanno sempre espresso con entusiasmo il ruolo fondamentale di Michael Giacchino come compositore della serie. Eppure, egli non ha mai visto direttamente come gli autori lo avessero ‘trasformato’ in un personaggio, “The Giacchino”, all’interno delle sceneggiature. Arrivato alla produzione grazie al coinvolgimento iniziale di J.J. Abrams, con il quale aveva già lavorato in Alias con un’orchestra dal vivo, il compositore dimostrò subito un modo di lavorare legato ad ogni specifico progetto:
Dopo aver visto il primo episodio – che è stato il primo e ultimo che ho guardato per intero prima di scrivere la musica – ho amato così tanto il pilot che mi dicevo, “Wow, questo programma è davvero strambo. È un programma che mi piacerebbe davvero guardare”. Così, andando avanti, mi sono rifiutato di leggere qualsiasi sceneggiatura e ho deciso solo di guardare l’episodio montato. Ogni volta che percepivo che ci dovesse essere della musica, iniziavo semplicemente a scriverla.
Da quel momento, Giacchino si rifiutò di leggere i copioni e di ricevere indizi e anticipazioni sulla serie da parte dei produttori. Decise immediatamente che il suono dovesse essere qualcosa di ‘scomodo’, che desse un senso di disagio – e la scelta dell’organico orchestrale parte proprio da questi presupposti:
Non volevo fare una colonna sonora prevedibile o tradizionale. Ci sono due anime nelle musiche di Lost: da una parte abbiamo il lato più ‘scomodo’, mentre dall’altra c’è quello più toccante e denso di emozioni. Per quanto mi riguarda, era importante che riuscissimo a mantenere un livello alto di inquietudine, in modo che lo spettatore avesse la sensazione di non sapere cosa aspettarsi.
Allo stesso tempo volevo che fosse anche qualcosa che, al momento, fosse confortevole, perché l’unica cosa che non hanno su quest’isola è la comodità.
Componendo costantemente scena dopo scena, Giacchino trasferiva le sue reazioni emotive al programma. I motivi e i temi che prendono vita non sono, pertanto, una scelta ragionata sulla base di “ciò che viene dopo” e di come si sviluppa un personaggio, un luogo o una situazione.
Ciò che scrivo è sempre la prima reazione istintiva a quello che ho visto, perché credo che sia esattamente ciò che tu, come spettatore, vuoi da uno show come Lost. È il modo naturale di scrivere musica per una serie come questa.
Ecco un podcast dove è lo stesso Michael Giacchino a raccontare la creazione della colonna sonora (fino al minuto 8:00):
Giacchino aveva due giorni per scrivere e orchestrare la musica di un episodio (generalmente oltre 30 minuti di musica sui circa 40 totali) e al terzo si registrava per tre ore con la Hollywood Studio Symphony, condotta da Tim Simonec, suo collaboratore dai tempi dei videogiochi, affiancato dal tecnico del suono Dan Wallin, un altro veterano del mestiere (entrambi hanno oltre ottant’anni). Mentre si registrava venivano proiettate le immagini dell’episodio e capitava spesso di migliorare qualcosa, parlandone con i musicisti. Giacchino riconosce ai produttori di avergli lasciato grande libertà e creatività e, nonostante i tempi pressanti della televisione, il suo modo di comporre basato sulla prima intuizione è sempre stato premiato e appoggiato dai suoi musicisti.
Lost gli ha permesso di esprimere tanti linguaggi e suoni diversi, da quello melodico a quello atonale: una così ampia gamma di possibilità è stata resa possibile anche dalla natura stessa di Lost, con una mitologia così complicata e un serbatoio di ispirazioni e citazioni assai vasto. Ogni stagione si è arricchita di motivi e temi musicali, da usare e trasformare anche a seconda degli sviluppi dei personaggi e così via.
A seconda del personaggio sui cui è incentrato l’episodio, c’è sempre una ‘scuderia’ di temi che possono essere intrecciati e trasformati a seconda di come devono essere usati. È davvero divertente nel senso che il programma è molto simile a un’opera musicale nel modo in cui si sviluppa Abbiamo avuto la possibilità di evolvere questi temi e renderli più complessi o meno al bisogno. Hai praticamente bisogno di una tabella per cosa va dove e a chi appartiene cosa.
Gli appassionati di Lost hanno tentato di contare i temi usati da Giacchino nel corso delle sei stagioni: il numero supera di molto i 200, in 5.000 minuti di musica.