Zombie Flesh Eaters: recensione
Nel panorama degli zombie movie George A. Romero è sicuramente il nome che salta subito alla memoria, padre de La notte dei morti viventi, L’alba dei morti viventi (da noi, Zombi) e Il giorno dei morti viventi (più innumerevoli sequel). Ciò che forse non tutti sanno è che anche un nostro connazionale ha dato vita a diversi film con protagonisti i morti viventi, uno su tutti (a parer nostro un capolavoro) orientato verso le radici vere e proprie dei non morti, il voodoo.
Una misteriosa barca a vela è alla deriva nella baia di Hudson. Uno zombie all’interno divora un poliziotto ma muore sotto i colpi delle armi da fuoco.
Ann Boll comprende che quella barca è la stessa con la quale suo padre era partito per i Caraibi e vuole scoprire la verità. Giunta sul posto alla ricerca di prove indaga insieme al giornalista Peter West…
Con Zombie Flesh Eaters, Il Maestro Lucio Fulci ci accompagna attraverso un viaggio nell’incubo, capace di spaventare e creare tensione semplicemente con scene suggestive. [1] Quando il personaggio di Bud si trova al cimitero e contempla le lapidi, l’atmosfera è talmente cupa e suggestiva che, anche se non si vedono, i morti sembrano materializzarsi. Una scena in cui l’utilizzo è esclusivamente dell’atmosfera circostante, la nebbia, le tombe, il cupo fa sì che lo spettatore attenda da un momento all’altro l’uscita dei morti dalle tombe (tecnica riutilizzata in …e tu vivrai nel terrore! L’aldilà). In contrapposizione alle atmosfere oniriche troviamo invece gli effetti speciali ( nominati ai Saturn Award, nel 1981) di Giovanni Corridori e Giannetto De Rossi: Fulci era un maestro nel creare attesa nello spettatore ma in ugual modo quando voleva mostrare qualcosa lo faceva senza mezze misure. Le scene gore (seppure presenti in numero minore rispetto agli altri capolavori del regista) ancora oggi fanno voltare la testa allo spettatore per la troppa veridicità e per l’estremo realismo, scene che verranno omaggiate e copiate dai più grandi registi del mondo proprio per il genio che portano con sé.
I protagonisti Tisa Farrow e Ian McCulloch, seppur con un carico non indifferente, portano in scena il dramma e la paura nel vero senso stretto del termine: la voglia di fuggire da un incubo e non riuscirci, l’ansia, il terrore estremo vengono rappresentati quasi esclusivamente dalle espressioni piuttosto che dai dialoghi scritti in sceneggiatura, lasciando intendere allo spettatore ciò che la paura trasmette in quel determinato istante della pellicola. La musica di Fabio Frizzi (fratello del più celebre Fabrizio) è diventata un cult, un mix tra suoni caraibici (per sottolineare appunto il luogo dove si svolge l’azione) e note elettroniche che vanno ad enfatizzare le scene più tese. Sergio Salvati confeziona una fotografia spettrale, orientata verso una contrapposizione continua di toni caldi e freddi andando ad enfatizzare la regia di Fulci con un mix tra il senso dell’orrore e dell’avventura, elementi entrambi presenti all’interno della pellicola.
Zombie Flesh Eaters (da noi semplicemente Zombi 2, titolo che creò non pochi problemi a Fulci verso la saga di Romero) è un capolavoro del cinema nostrano, capace di stregare, far rabbrividire ma anche divertire lo spettatore. Nonostante siano passati più di 30 anni dalla produzione, rimane comunque impressionante, introducendo e rendendo immortale il Maestro Fulci nell’Olimpo dei grandi registi internazionali.
Piccola curiosità: Il film è un cult in particolare all’estero, una delle più ricche edizioni in commercio è quella editata dalla britannica Arrow Video, contenente non solo il film in versione italiana e inglese ma anche una ricca scelta di contenuti speciali totalmente inediti in Italia.
[1] Da “Lucio Fulci – Le origini dell’horror” di Francesco Basso