Venezia72 – Everest: recensione
La designazione ad aprire Venezia 72, succedendo a film che hanno fatto incetta di premi come Gravity e Birdman, ha fatto ricadere su Everest un imponente carico di aspettative che, è bene dirlo fin da subito, sono state parzialmente disattese. Dopo la sua precedente pellicola Cani sciolti, Baltasar Kormákur cambia completamente registro dirigendo un film corale incentrato sul folle desiderio di un gruppo di persone di raggiungere la cima del monte Everest, ovvero la vetta di tutto il mondo, basato su una storia realmente accaduta e raccontata nel saggio Aria sottile da uno dei protagonisti della vicenda, interpretato da Michael Kelly. Il regista islandese si avvale di un cast impressionante, che vede fra gli altri la presenza di Jake Gyllenhaal, Josh Brolin, Jason Clarke (che per la seconda volta dopo Terminator Genisys ha sostituito Christian Bale in un ruolo originariamente concepito per quest’ultimo), John Hawkes, Keira Knightley, Robin Wright e Sam Worthington. Proprio il cast è paradossalmente un limite della pellicola, che si trova a dover raccontare in 2 ore nette le vicende di numerose persone senza poterle approfondire a sufficienza e sacrificando diversi personaggi in favore della narrazione degli eventi; succede allora che attori di fama mondiale come Jake Gyllenhaal (furbescamente fatto passare come protagonista del film), Keira Knightley e Robin Wright appaiono su schermo per pochi minuti in ruoli abbastanza marginali, mentre i veri protagonisti della pellicola risultano Josh Brolin e soprattutto Jason Clarke.
Everest – una degna apertura per Venezia72
Il grande merito che va dato a Baltasar Kormákur è quello di raccontare una storia che più semplice non si può, cioè la scalata di una montagna con le varie tappe intermedie, dal punto di vista di personaggi disposti a rischiare la propria vita in nome dell’ambizione e della voglia di avventura, senza sconfinare in forzati e poco credibili eroismi e utilizzando la tecnologia con il preciso fine narrativo di rendere più emozionanti e realistiche le lunghe e frequenti scene di pericolo. I personaggi di Everest non vengono mai rappresentati come macchiette, ma piuttosto come esploratori decisamente convinti di quello che stanno facendo, anche se con mogli e figli a casa ad aspettarli e pur non riuscendo a spiegare il motivo che li spinge a compiere quest’impresa, come descritto perfettamente in una delle scene più riuscite del film. Peccato però che con il passare dei minuti la vicenda si sposti dal lato umano alla pura suspense, concentrata sul capire quali saranno i personaggi che si salveranno e quali troveranno invece la morte sulle pendici della montagna (risposte che per gli spettatori un minimo smaliziati saranno chiare fin da subito), abusando di cliché del genere come le telefonate dei propri cari o l’apparizione della moglie nella mente del protagonista per spronarlo durante la sua lotta per la sopravvivenza.
Dal punto di vista tecnico, è impeccabile la ricostruzione della montagna teatro di quest’avventura ai limiti dell’impossibile, realizzata in parte anche sulla vera catena dell’Himalaya, mentre risulta abbastanza ininfluente il 3D, che poco aggiunge al processo di immedesimazione dello spettatore ma che non diventa neanche un espediente per le tipiche scene create ad arte per fare sobbalzare il pubblico dalla poltrona. Buone le performance di tutti i membri del cast, anche se penalizzate dal generale scarso minutaggio già citato precedentemente, che porta alcuni personaggi a comparire o scomparire dalla scena in maniera abbastanza confusionaria, rendendo a volte difficile comprendere il quadro generale della situazione.
Everest si dimostra un film d’apertura abbastanza debole e fiacco, ben lontano dai fasti di Gravity e Birdman, ma che riesce a offrire buoni spunti di riflessione su una voglia di avventura estrema per molti incomprensibile e che, solo sul monte Everest, ha già mietuto più di duecento vittime. Tante domande ci vengono fatte, ma nessuna risposta ci viene data, lasciandoci a ragionare durante i titoli di coda sul mistero della mente umana e sull’impressionante forza della natura.
Everest arriverà nelle sale italiane il 24 settembre, una settimana dopo la sua uscita sul suolo statunitense.