Venezia72 – Equals: recensione
Chiude la terza giornata della 72ma Mostra del Cinema di Venezia Equals: una storia d’amore dalle drammatiche note romantiche, scritto da Nathan Parker e diretto da Drake Doremus. Alla produzione un colosso del calibro di Ridley Scott, che però a quanto pare riesce scarsamente ad influenzare la regia con la sua verve fantascientifica e la maniacale cura della sceneggiatura. Nel cast presenti l’ormai popolarissima attrice Kirsten Stewart, reduce del grande successo della saga di Twilight e Nicholas Hoult anche lui fiero del grande ritorno di pubblico indotto dal film Mad Max: Fury Road. Come analizzeremo più approfonditamente avanti, la seppur buona prova del cast non riesce a valorizzare un film fortemente penalizzato dalla carica amoroso-adolescenziale che si trascina dietro fin dal primo ciak.
Non sappiamo di preciso in quale anno ci troviamo, ma l’asetticità del luogo ci fa subito comprendre che l’umanità ha fatto passi da gigante e che ormai il nostro pianeta è un luogo absoleto e solitario abitato da selvaggi. Cosa ha spinto l’homo sapiens a vivere in quei luoghi bianchi e ovattati come ospedali dove l’uguaglianza fa fortemente rima con la replicanza? Una parvenza di pace, dettata fondamentalmente dall’assenza delle emozioni. La cosa più umana conosciuta fin ora viene ribaltata, sottovalutata e osannata dalla società del futuro, che invece vede nelle relazioni di coppia e nell’empatia che naturalmente si sviluppa tra gli esseri un autentico male. Come la peste nera nel XIV secolo e il cancro nel nostro tempo, le emozioni sono la malattia del futuro, che loro chiamano SOS.
Piangere per la morte di qualcuno, commuoversi per una carezza o agitarsi per una delusione equivale ad essere diversi e pericolosi, quindi emarginati dal resto della società. La soluzione, dopo diversi step, è la morte indolore.
A finire nella trappola della presunta malattia Silas (Nicholas Hoult) il quale, dopo aver affilato una serie di incubi e aver notato le palpitazioni del suo cuore nei confronti della collega Nia (Kristen Stewart), decide di sottoporsi ad un controllo di prevenzione, scoprendo suo malgrado di avere il temuto virus. Secondo i medici la malattia SOS ha circa sei fasi, al termine delle quali si diventa talmente violenti da essere costretti in un Covo e quel che accade lì dentro Dio solo può saperlo…
Equals – un mondo in mano ai replicanti?
In una società progettata per vivere ed esplorare lo spazio, le emozioni sono una zavorra ingombrante e controproducente. Annientarle è la forma più concreta di garantire la pace, regolare le nascite, prevedere il comportameto di massa. Ma davvero Silas sta male? Pare proprio che il virus lo renda migliore, più vero e capace di sentire il flusso dell’esistenza pulsare sotto la pelle.
Il riscontro con Nia, che invece vive nascondendo la sua condizione, è immediato e li porta a prendere una decisione: fuggire insieme e cominciare un nuovo percorso, andare nella Penisola in cui non dovranno più nascondere il loro amore.
Una serie di incidenti e coincidenze farà tremare lo spettatore durante lo srotolarsi della pellicola, eccessivamente statica all’inizio, pur dotata di una colonna sonora sufficientemente efficace che da sola basta a mantenere il tono di un film certamente ideale più per un sabato sera da coppia innamorata che per un festival internazionale.
QUI il trailer ufficiale
Dopotutto Drake Doremus poggia la sua opera sulla base di una filmografia arcinota, che ci ha abituati a vedere un futuro efficiente e ipertecnologico, in cui tutto è regolato dalla ragione. Il pass incorporato sotto pelle, le nascite regolate e l’eliminazione dei soggetti in base al conteggio fatto dalle macchine non sono di certo una novità. La verità, però, è che dietro tutto questo finto mondo risiede un netto richiamo al genere e soprattutto al produttore della pellicola. Se abbiamo poc’anzi parlato di replicanza il riferimento, tutt’altro che casuale va al mitologico Blade Runner Scottiano, dove qui anzichè i robot, a farla da padrone sono questi esseri umani ridotti a mere copie l’uno dell’altro svuotati di qualsiasi carattere e possanza. Questo richiamo porta però inevitabilmente il film a percorrere il binario del già visto tentando di inserire elementi provenienti anche da generi abbastanza commerciali, come la storia d’amore ostacolata da un maligno deus ex machina. Il risultato è una pellicola stanca e spossata dalla stessa sua tradizione con elementi frivoli e poco convincenti. Equals si rivela una grande delusione e mostra tutti i limiti dell’uso smodato della tecnica della contaminatio generis.
Equals è stato presentato in concorso alla 72 Mostra Internazionale del cinema di Venezia.