Venezia72 – Non essere cattivo: recensione
Non essere cattivo, opera postuma del grande Claudio Caligari, rivela in un sottilissimo involucro di tenerezza un macigno ruvido, massiccio e tremendamente reale di vita, quella strapazzata, disperata e distrutta di cui ci ha lasciato la più grande testimonianza filmica Pasolini.
Lo sguardo del regista piemontese, legato da sempre alle tematiche della tossicodipendenza (indimenticabile il suo Amore tossico, divenuto a tutti gli effetti un cult), va oltre le consuetudini del Poeta romano, oltrepassandole con la fugacità del tempo che passa, spazza via la situazione disagiata delle borgate, disseppellendo nuovi mostri e creando geometrie contorte di malavita.
“A vita è dura e se non sei duro come a vita mori”
Siamo a Ostia, nel 1995, tra i sedili di una macchina non propriamente in forma, così come non sono in forma i tizi all’interno: Vittorio (Alessandro Borghi) e Cesare (Luca Marinelli), amici fraterni e compagni di un’esistenza vissuta a tutto volume, tra notti in discoteca, sniffate di cocaina, fumo e alcool.
In simbiosi eppur differenti, sono entrambi persi tra i meandri di un’anima che sta cercando di farsi strada nel mondo, ignorando la giusta direzione.
Il costo dell’affermazione, per Vittorio e Cesare, è davvero alto e la spinta per staccarsi da quel marasma malavitoso deve essere più forte dei loro destini. Tra i due Cesare sembra essere il più debole; dotato di una doppia personalità: gentile e romantica con la sua famiglia (specie con la nipotina Deborah), ma irascibile e inaffidabile col mondo esterno.
Viceversa Vittorio capisce, anche grazie all’incontro con Linda (Roberta Mattei), di poter prendere in mano la situazione e cambiare finalmente le cose, ma sarà dura lavorare, confrontarsi con un mondo onesto e fatto di sacrifici, alzarsi presto al mattino, non tirare coca; sarà ancora più difficile convincere Cesare a cambiare direzione.
È proprio lui, Cesare, l’emblema della borgata, la resistenza a un mondo che si è evoluto sotto i colpi di una sola parola: il lavoro. Quel lavoro da manovale che sporca le mani e spacca la schiena, che ti umilia davanti ai tuoi amici, quelli che fanno i soldi a palate con gli affari sporchi.
Il richiamo della strada ha su di lui lo stesso effetto del miele sulle api: è una forza centrifuga che lo attrae perennemente, facendolo brancolare nel buio, tra i sogni di una vita normale insieme a Viviana (ex di Vittorio, interpretata da Silvia D’Amico) e il desiderio di avere tutto e subito.
Marco Giallini: Claudio era una persona di cinema intelligentissima, sensibile, forse un po’ troppo (Continua)
Ciò che emerge dalla pellicola Non essere cattivo, prodotta da Valerio Mastrandrea; Paolo Bogna e Simone Isola, è sì il dipinto dettagliato di quei ‘ragazzi di vita’ evoluti e peggiorati, ma anche il ritratto di una storia di amicizia che va oltre la cattiveria della società; un rapporto fatto di alti e bassi, di zoppicanti relazioni in cui le vite si intrecciano e distorcono cercando invano di tenersi in piedi lungo la lastra di ghiaccio di una terra devastata e crudele.
A chiudere il sipario sulle vite di Cesare e Vittorio, sui resoconti di una Roma che ha cambiato veste senza cambiare cuore, le note struggenti di Riccardo Senigallia, che con la sua A cuor leggero suggella la terza e ultima opera di un artista che sa annidarsi nel profondo del cuore e tra le beghe dell’intelletto, scatenando emozioni sublimi e vertiginosamente reali.
Presentato alla 72ma Mostra del Cinema di Venezia, Non essere cattivo sarà nelle sale cinematografiche a partire dall’8 settembre 2015, distribuito da Good Films.