Venezia72 – Per amor vostro: recensione
In una città che è un portale per l’inferno, Anna (Valeria Golino) si muove veloce tra le strade di quella Napoli che, organizzata in tanti gironi inospitali, accompagna sullo sfondo le anime di miseri dannati alla ricerca di un po’ di pace. Madre amorevole e lavoratrice attenta, un sentimento travolgente sconvolgerà la vita della donna, mentre un coraggio perso da ormai troppo tempo l’aiuterà a sconfiggere i suoi demoni.
La nera tempesta che si abbatte su un mare calmo a suon di tamburi e tamburelli, un dramma che tocca le vecchie radici del teatro antico e che si ricolma di innumerevoli riferimenti al mondo cristiano: Per amor vostro di Giuseppe M. Gaudino, al suo secondo lungometraggio cinematografico, è un’accozzaglia di idee e buone trovate che però sovrapponendosi tra loro diventano via via sempre più accostate, mischiate, combinate, creando un confuso artefatto napoletano di disgrazie e redenzione.
Film dalle riprese in un limpido bianco e nero, più che le immagini, sono i dettagli su cui l’occhio dello spettatore viene fatto soffermare, mentre un caotico contesto prende il sopravvento al di là di quei primissimi piani dei protagonisti. Religione, dramma antico e classicismo dantesco, la storia si dirama tra natura, luogo dell’amore che viene consumato e quartieri dalla povertà dilagante, ambienti adatti per una cerchia di condannati che, come trasportati dal vento, vagano sussurrando un presagio nefasto; voci stridule ed agghiaccianti di un mondo che è altro. Permeato dall’intenzione di poter farsi tragedia, forse al pari di quel teatro greco dei grandi Eschilo, Sofocle ed Euripide, un coro aleggia nella narrazione delle sventure della sempre insicura Anna, maschere la spaventano nei suoi ritorni verso casa dove con la forza di un Minotauro il marito Gigi (Massimiliano Gallo), aggressivo ed usuraio, fa violenza alla sua vita, ed il buon vecchio Ciro (Salvatore Cantalupo) diventa coscienza di una mente che oramai ignava ha perso ogni briciolo di ardimento per poter battere i propri mostri, quelli veri e quelli immaginari. Essendosi sentita per troppo tempo “cosa da niente”, la convinzione di un’esistenza al servizio degli altri diventa insostenibile e giorno dopo giorno sempre più precaria: Anna ha sulle spalle i problemi di tutti, ma Anna non vuole avere più nessun peso. Lasciandosi ad una passione forse vera, forse passatempo, arrestare la tempesta che scompiglia il suo mare è l’impresa per cacciare quel buio che è buio anche quando c’è il sole, ritirare fuori il coraggio di una bambina che non aveva paura di fare il grande salto.
Di certo un prodotto diverso da ciò che il panorama italiano ci offre nell’ultimo tempo, Per amor vostro è un film che se fosse stato studiato più a lungo, ragionato e curato, avrebbe avuto modo di porsi come un’originale idea narrativa per la sua voglia di ricalcare radici antiche spostandole in una Napoli problematica tra inganni e infelicità. L’errore del regista Giuseppe M. Gaudino è stato però quello di voler esagerare, non scegliendo soltanto un archetipo da seguire che permettesse poi di guardare alla storia con affascinato interesse, ma mescolando elementi della commedia di Dante con una ripresa del teatro antico, dando origine così ad un insieme sconclusionato e disorganico.
Presentato alla 72esima edizione della Biennale di Venezia, la Golino, fuori uscita la sua natura partenopea, conquista la giuria per l’interpretazione di quella Anna spaventata dalla tempesta, di quella Anna abbandonata ad un nuovo amore, di quella Anna che ha ritrovato il coraggio necessario, aggiudicandosi così la Coppa Volpi che spiritualmente divide con il suo regista Gaudino. Perché forse sì, in mezzo a tutto quell’affollamento, qualcosa di buono c’era.